Capitolo 5 - Rivisitazione delle opere
CENTRO DIREZIONALE E SPAZI PUBBLICI COPERTI, PISTOIA, 1983
di Pasquale Cascella © - 1° gennaio 2013
(riduzione da: "Bioclimatica - storia, tecnica, architettura", Cap. 7.2)
“In questa proposta progettuale il programma era:
1) individuare una serie di funzioni integrative di un centro “direzionale”;
2) definire un piano particolareggiato che a tali funzioni desse forma;
3) articolarlo concretamente in un’ipotesi di architettura bioclimatica.
Quest’ultimo aspetto ha finito per giustificare i primi due.
Uffici, “trade center”, commercio, ristorazione, un parco climatizzato, un parco tout-court, due teatri, una biblioteca. Le aree destinate alla socialità pervadono l’organismo; i due teatri sono le coperture dei locali di esposizione del trade center. La pedonalità organizza l’intero complesso; sopraelevata, si collega, con mezzi meccanizzati, al centro urbano.
Pavimento del complesso è un parco-vivaio climatizzato: i vivai sono una tradizione locale.
Uno degli argomenti più consueti che vengono contestati all’edilizia solare o bioclimatica è quello di non riuscire a sostituire, ma solo a integrare, la fonte energetica primaria, il combustibile fossile, e di necessitare di una duplicazione dell’impianto termico, per garantirsi dai carichi di punta invernali. Nel progetto si prospetta un insediamento svincolato dalla dipendenza energetica, attraverso la compartecipazione di tecnologie attive e passive di controllo ambientale.”
L. Pellegrin
Progetto per un Organismo territoriale a Pistoia, 1983, plastico.
"L’idea compositiva è basata su una piramide costituita su tre lati da una membrana trasparente che copre gli spazi verdi e invece sul lato sud da corpi destinati ad attività direzionali, commerciali e culturali. Questi risultano sollevati da terra, per lasciare il suolo ad una destinazione pubblica. L’intera copertura inclinata è rivestita di batterie di captazione solare: circa 10.000 m2.
Durante le mezze stagioni e l’estate, il complesso cambia aspetto e la soluzione energetica e impiantistica lo segue. La copertura trasparente viene eliminata liberando gli spazi verdi al clima naturale e favorendo nel grande portico pubblico la ventilazione naturale e il raffrescamento dell’aria che, attraverso canalizzazioni sotterranee fa sì che l’aria espulsa dagli ambienti venga sostituita da aria di rinnovo naturalmente raffrescata.
Indipendenza energetica e soluzione tecnologica sono congruenti con il segno architettonico, una “nicchia intelligente della crosta terrestre”, piena di vitalità e sorprendentemente carica d’immagine.”
(Tratto dalla relazione di progetto di L. Pellegrin)
In termini generali il progetto è volto a esplorare le modalità di climatizzazione integrale di un intero spazio pubblico in maniera variabile durante le differenti stagioni.
L’organismo architettonico risulta avvolto in un involucro mobile al cui interno il
cittadino può fruire di più spazi pubbici.
Il terreno coperto dalla tensostruttura offre un’ambientazione straordinaria: parco, colture e spazi sociali distribuiti in piano e su terrazzamenti.
Questo progetto è pensato in un territorio dove la serra è molto diffusa, soprattutto per coltivazione di piante ornamentali, ed è concepito come una grande serra, strutturalmente appesa al corpo
inclinato direzionale.
Un microcosmo, in cui c’è tutto, collegato alla città esistente con un cursore sopraelevato. Un esempio di come si possano integrare le funzioni urbane esistenti anche con un intervento
esterno all’abitato: la città può usufruire del centro direzionale come se fosse un nuovo parco pubblico attrezzato.
La tradizione italiana degli orti botanici coperti, unita ad una versione quanto mai efficace del corpo inclinato, tipico dell’architettura di Pellegrin, dà forma a un prototipo in cui è massima
l’integrazione tra le diverse attività.
Il corpo triangolare direzionale sollevato da terra, presenta un dorso che produce energia e un ventre che guarda l’orto botanico. Non è difficile immaginare la varietà
dell’ambientazione generata dalla fusione spaziale, dall’articolazione del suolo, dal paesaggio naturale catturatosotto la tenda.
E’ un eccezionale prototipo di valenza urbanistica, bioclimatica, sociale e tecnologica.
Sfortunatamente la società, l’imprenditoria, la pubblica ammini-strazione oggi sono ancora troppo distanti, per cultura e per consuetudini, da messaggi di questo valore e complessità.
In un contesto italiano in cui il Conto Energia finanzia qualsiasi impianto solare, in cui migliaia di progetti inutili, sotto il profilo dell’innovazione, trovano generosi finanziamenti
(addebitati agli utenti di energia elettrica), un progetto del genere non trova un programma statale di ricerca applicata che ne possa incentivare la realizzazione.