Capitolo 1 - Testimonianze

A PROPOSITO DI

LUIGI (GIGI) PELLEGRIN

di Ruberto Ruberti © - 4 novembre 2012

 

 

Il mio apporto al vostro libro su Gigi Pellegrin non può che essere assai modesto, infatti può  riferirsi soltanto ai primordi della carriera del Maestro, quelli di Via Giulia per intenderci, essendo quelli di Via dei Lucchesi, ivi comprese le sue implicazioni didattico creative a me del tutto ignote.

Si perché io ebbi la ventura di allontanarmene nei primissimi degli anni ’60 sull’alea di avvenimenti che nulla hanno a che fare, se non per un pallido riflesso, con lo Studio Pellegrin come ho a suo tempo descritto nel mio libro “Alla ricerca del tempo vissuto” Ed. Sovera 2006.

 

Dunque dicevamo lo studio di Via Giulia: era situato all’ultimo piano di un antico palazzetto di quella bellissima strada che sempre mi è rimasta nel cuore. All’angolo di un piccolo cortile guarnito di verde era situata la scala sulla quale ci si arrampicava fino all’ultimo piano. Grandi stanze con pavimenti in cotto e soffitti in legno a cassettoni : Questo era il regno incontrastato di Giulio Basso ( Gigi infatti aveva uno studio tutto suo dove riceveva persone importanti). Lì si trovavano i grandi tavoli da disegno rigorosamente in piano e muniti di squadra e “parallineo”, l’unico inclinato e munito di “tecnigrafo” infatti veniva da Giulio guardato con sospetto e spesso ignorato perché (secondo lui) non abbastanza affidabile.

Giulio infatti era di una pignoleria quasi maniacale nel suo tracciare le linee in “bella” con “mine” durissime sulla carta da lucidi trattate precedentemente con raschiamento di lametta per farci scorrere senza sbavature i suoi appuntiti stiletti, ma il risultato, bisogna ben dirlo, era di una precisione assoluta.

 

Gigi di solito buttava giù le sue idee nel suo studio e poi le passava a noi per metterle in “bella” come ho già detto. Quante volte? infinite volte perché prima che si partorisse l’idea definitiva passavano giorni e giorni di macerazioni, ripensamenti, consultazioni con il suo socio Angelo Cecchini, spesso con Ciro Cicconcelli, dal quale per inciso non gli ho mai visto tracciare un rigo.

Si andava avanti così per giorni e notti sugli Edifici Postali, sui cavalcavia dell’Autostrada del Sole, su qualche albergo (ne ricordo uno a Giulianova) su qualche palazzina a Roma (piazzale Clodio, Via Gianfrancesco Albani su cui ebbi ad accennare nel mio libro) nonché la sua villa sull’Aurelia. Quando finalmente era scaduto irrimediabilmente il  empo dei ripensamenti e Giulio aveva dato l’ultimo tocco della sua maestria si correva da Dantimi in Viale Aventino alle otto di mattina, per fare le copie e poi tutti a letto finalmente a dormire.

 

Gigi era allora quello che suol dirsi un bell’uomo, alto, magrissimo con i capelli leggermente brizzolati, una tela di Guttuso insomma; forse dimostrava più della sua età ma per questo faceva colpo sulle donne e Luciana, la fidanzata, (allora si diceva così ) ne era molto gelosa. Al contrario il suo Socio Angelo Cecchini era piccolo e grassottello, ma aveva quello che si dice “i santi in paradiso” e di qui tutta una serie di edifici postali sparsi in mezza Italia; i cavalcavia  dell’autostrada viceversa provenivano direttamente dalla farina del sacco di Gigi tramite sua sorella, infermiera personale di Valletta, e ho detto tutto.

Come si vede quindi “nulla di nuovo sotto il sole” e lo Stato italiano rimane, irrimediabilmente come recita l’Art. I° della nostra Costituzione, Una Repubblica democratica fondata …..sui parenti. Ma a parte queste amare riflessioni che lasciano, tutto sommato, il tempo che trovano , torniamo a quel di Via Giulia.

 

Ho abbastanza nitido il ricordo di un viaggio in Friuli  sulla “Daufin” di Giulio Basso. Questi andava a trovare dei suoi parenti  di quelle lande sconosciute, Gigi la fidanzata Luciana a Castelrotto, non senza aver vagato in varie contrade  con la sua fedele Hasselblatt alla ricerca di manufatti, portali e costruzioni varie di Carlo Scarpa suo apprezzatissimo amico; in quanto a me non avevo alcun ruolo in quella storia ma lo trovai ben presto tra le lenzuola di un alberghetto di periferia nel consolare più volte in una notte (si era sui vent’anni) una bella baggianotta di Venzone troppo trascurata, a suo dire, dall’infedele marito.

Ricordo anche un inaspettato quanto super gradito apprezzamento del Pellegrin su un mio progetto di torre schizzato su di un foglio “extra strong” che egli definì (udite udite!) il più bel progetto dell’anno. Non so più dove sia finito quello schizzo, ma guarda caso ne ritrovai una parvenza molti anni dopo visionando le piante delle Petronas Tower di Kuala Lumpur. Ho dimenticato di dire infatti che mentre armeggiavo sui “parallinei” di Via Giulia frequentavo la Facoltà di Architettura ed ero in pasto ai vari Del Debbio, Chiellini, Montuori e quel pazzo scatenato di Fasolo (padre e figlio nella stessa Facoltà guarda caso!) che battendo con veemenza il  bastone sul tavolo, dava sfogo alla sua misoginia dichiarando che “per fare l’Architettura bisogna avere i coglioni”.

 

Ma a parte tutti questi eventi di piccolo cabotaggio l’atmosfera che sovrastava tutto l’ambiente di Via Giulia era la figura ed il messaggio del grande vecchio, di Frank LL. Wright appunto. Ogni tratto di matita faceva fatalmente riferimento a lui e non si usciva che di poco dalle opere da lui realizzate, tantè che ci fu chi ebbe a parlare di “manierismo Wrightiano”. Le Corbusier era ovviamente bandito in quell’ambiente e tanto più "Walter Gropius e la sua orchestra” come amava esprimersi il Pellegrin a proposito di lui. Io stesso, quando ne ebbi l’opportunità, non potetti esimermi da queste influenze, anzi, fui ben lieto di naufragarvi negli attici delle due palazzine in Via Mario Fani.

 

Lascio a chi conosce più di me il  pensiero e l’opera matura di Luigi Pellegrin a continuare questa storia dalla quale apprenderò con piacere ciò che a me è rimasto sconosciuto della vita di Lui.

 

 

 

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T H E   B L U E   S H E L L

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ACKNOWLEDGMENTS

Even the longest journey begins with a first step! Systemic Habitats is on line since the 18th of May 2012. This website was created to publish online my ebook "Towards a different habitat" on the contemporary architecture and urbanism. Later many other contents were added. For their direct or indirect contribution to its realisation strarting from 2012, we would like to thank: Roberto Vacca, Marco Pizzuti, Fiorenzo and Raffaella Zampieri, Antonella Todeschini, All the Amici di Marco Todeschini, Ecaterina Bagrin, Stefania Ciocchetti, Marcello Leonardi, Joseph Davidovits, Frédéric Davidovits, Rossella Sinisi, Pasquale Cascella, Carlo Cesana, Filippo Schiavetti Arcangeli, Laura Pane, Antonio Montemiglio, Patrizia Piras, Bruno Nicola Rapisarda, Ruberto Ruberti, Marco Cicconcelli, Ezio Prato, Sveva Labriola, Rosario Francalanza, Giacinto Sabellotti, All the Amici di Gigi, Ruth and Ricky Meghiddo, Natalie Edwards, Rafael Schmitd, Nicola Romano, Sergio Bianchi, Cesare Rocchi, Henri Bertand, Philippe Salgarolo, Paolo Piva detto il Pivapao, Norbert Trenkle, Antonietta Toscano, Gaetano Giuseppe Magro, Carlo Blangiforti, Mario Ludovico, Riccardo Viola, Giulio Peruzzi, Ahmed Elgazzar, Warren Teitz, and last but not least Lena Kudryavtseva.  M.L.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

         

 

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