Capitolo 1 - Testimonianze
DUE LETTERE APERTE
DI EZIO PRATO
di Ezio Prato © - 4 settembre 2013
Gentile Architetto
Mi è stato riferito che state lavorando ad un libro su Luigi Pellegrin.
Sono stato discepolo prediletto dell’Architetto Pellegrin dal 1974 al 1987.
Ho iniziato a collaborare con lui alla costruzione delle scuole in Arabia Saudita (Contratto SIR ) ed ho continuato nel portare avanti tutti i suoi progetti e sperimentazioni nella prefabbricazione con i materiali compositi ( case tubo ).
Per i lavori con i compositi costituimmo la società PAT.
Pellegrin creò la sigla PAT ( production of alternative technologies ) levando la R e la O dal mio cognome.
Ho ricordi esagerati di quel tempo e se ci penso mi commuovo ancora. Mi piacerebbe incontrare chi ha lavorato veramente con lui.
Cordiali saluti Ezio Prato
Il prototipo PAT - unità residenziali componibili, uno dei tanti progetti e realizzazioni di prototipi di prefabbricazione leggera "in resine e fibre di silicio", a cui ha lavorato Ezio Prato, per ben 15 anni a fianco di Luigi Pellegrin in questa impresa d'avanguardia.
Caro Ezio,
con il tuo benestare mi permetto di darti del tu, e ti dico che a un certo punto anche io ho rotto con Gigi, ma in modo estremamente indolore nel 2000: l'Architetto era particolarmente giustamente incazzato nero perché ormai il "Sistema Italia" non gli faceva fare praticamente più niente, nemmeno la realizzazione del suo splendido Palazzo di Giustizia di Mantova. Me ne sono andato a lavorare a studio dell'Ingegner Michetti grazie all'aiuto di un mio amico, Francesco Redi, pure lui architetto e pure lui pellegriniano in fuga.
Del resto tale sistema non solo non fa fare neinte agli architetti che non siano le solite scatolette per bene, ma non funziona nemmeno ad altri livelli, come ben si vede da anni.
In particolare per Luigi Pellegrin e la sua concretissima architettura è successa una cosa a livello mondiale: verso la fine degli Anni '70 l'umanità contemporanea ha smesso di fare vera architettura e si è data al disimpegno.
Di qui è accaduto che Gigi era troppo avanti, soprattutto perché tutto il resto era troppo indietro. Come si suol dire in etologia: le bertucce, dapprima coraggiosamente scese dai rami e dai tronchi, erano tornate a trovar conforto tra le fronde degli alberi: Post Modern, Decostruttivismo, e via via nel tempo, pseudo-Hight-Tech, pseudo-Bioclimatica, pseudo-Bioarchitettura, ecc.
Ormai non ci sono più lacrime. L'Italietta di oggi mi fa veramente pena, tutta presa dalle chiacchere e dalle partite di pallone. Ma anche a livello mondiale il conformismo è spaventosamente ignorante e imperante, anche se leggermente meno che nel Bel Paese.
Sempre se tu mi dài l'assenso, pubblico questa Tua, insieme a questa mia, tra le "Testimonianze" del libro in corso. Ciò non toglie che potrai ovviamente pubblicare tuoi scritti nel libro collettivo in progress quanto e quando vorrai farlo.
Un abbraccio, e speriamo di incontarci con tutti gli altri,
Mike
Un altro progetto e realizzazione a cui ha atteso Ezio Prato
come collaboratore di Luigi Pellegrin e direttore dei lavori in loco:
le Scuole prefabbricate in Arabia Saudita,
a Ryadh e a Daharan, in resine poliestere, 1975.
Caro Mike
Sono uno strutturista “non metallico” e tutti da sempre mi chiamano solo “Prato” quindi non ti preoccupare.
Poco fa ho trovato gli scritti su “il nostro amico Gigi “ e stò piangendo ancora adesso.
Cosa strana e difficile a 65 anni ma per far meglio comprendere, racconterò un poco della mia collaborazione con GIGI.
Sono nato a Ventimiglia ai confini con la Francia e provengo da una famiglia di costruttori.
Non essendo interessato alla costruzione e vendita sistematica di appartamenti, mi trasferii a Monaco per lavorare con il Comandante Cousteau.
Con altri due giovani ingegneri fui introdotto all’utilizzo dei materiali compositi strutturali ( resine e fibre ). A quel tempo i “compositi”, rappresentavano il futuro ed all’organizzazione Cousteau interessavano le tubazioni in resina rinforzata per l’utilizzo in mare, rivestimenti anti corrosione ed altre cose ancora.
Nel 1973 mi prestarono alla MVR ( manifatture vetro resina ) di Perugia che apparteneva al gruppo S.I.R ( Società Italiana Resine ) per aiutarli a costruire carri ferroviari della “INTERFRIGO” e grandi “ Cold Store”.
A quel tempo, Luigi Pellegrin aveva vinto il concorso per realizzare le scuole in materiali compositi in Arabia Saudita e stabilirono che il contratto sarebbe stato realizzato da MVR.
Mi ritrovai, quindi, a Riyad per gestire i montaggi di 30 scuole in un’area geografica molto grande, in tempi molto brevi.
In realtà cercavano un “coglione” da sacrificare in caso di insuccesso ( sia per la dimensione dei i manufatti, sia per le condizioni climatiche ed infine per i tempi di costruzione ).
In realtà mi andò talmente bene da entrare nelle grazie di Pellegrin che mi fece lasciare ogni incarico per andare a lavorare con lui in esclusiva.
Da allora, si scatenò con i tubi casa ( di diametro sempre più grande) manufatti per abitazioni, nautica ed altro.
Importanti realizzazioni di cui non sa niente nessuno ( nei vari libri ho trovato solo qualche accenno ).
La PAT aveva a Dolceacqua ( IM ) uno stabilimento dove Pellegrin si scatenava e si realizzavano i prototipi.
La storia è lunga e sicuramente ora rischio di perdermi.
Andai via da Pellegrin qualche tempo dopo il lavoro di Civita Castellana per intolleranze con “interessati diversamente” allo studio.
L’Architetto la prese molto male. Non fece più niente con i compositi e per tre anni non volle più sentirmi, ne vedermi.
Ogni volta che chiamavo in studio, la ragazza che rispondeva dopo aver chiesto di attendere ritornava per dire: l’Architetto ha detto che non c’è.
Chiese di incontrarmi nel ‘94 “a studio”, ed in quella occasione sembravamo due poveretti per l’emozione.
Ho fatto a meno dell’Architettura per tanti anni e poi ho rivisto Luca Zevi , Schiattarella, Nobili ed altri, e mi hanno chiesto di rientrare.
Dal 2006 dirigo una struttura di problem solving per le progettazioni in architettura ed abbiamo già collaborato a più di 400 progetti particolarmente importanti ed interessanti.
La base operativa è nelle Marche dove il made in Italy è ben rappresentato.
A questo punto ritengo sia meglio fermarsi.
Quando ci incontreremo ( e mi farà tanto piacere ) avremo tanto altro da dirci, sicuramente.
Un abbraccio Ezio Prato
Ulteriori immagini delle unità abitative componibili PAT-Production of Alternative Technologies, dell'architetto Luigi Pellegrin, progetto a cui ha lavorato appunto anche Ezio Prato:sia in fase di progetto, che di realizzazione prototipo insieme al procedimento tecnico-industriale di produzione di sua originale ideazione messo a punto per ciascun particolare sistema costruttivo inerente gli stampi elementi in resina su fibre di vetro, e molto altro ancora.