Capitolo 3 - Visione dell'architettura
COPIARE SATURNO
di Sergio Bianchi © - 23 e 31 gennaio 2014
Manifesto della Mostra "Copiare Saturno - Luigi Pellegrin", a cura dell'Arch. Sergio Bianchi, con riproduzione di uno dei disegni, in grande formato, tra quelli proto-progettuali di Pellegrin
LUIGI PELLEGRIN: UNA STRADA DA RI-PERCORRERE
di Sergio Bianchi ©
( anteprima: )
Pellegrin è un architetto radicale.
Col termine radicale mi riferisco sia alla capacità di penetrare la realtà alla ricerca del senso ultimo delle cose che alla ricerca delle origini, di un punto saldo da cui partire per la sua continua ricerca sul senso e sul luogo dell’uomo nell’universo. Dal punto di vista architettonico le prime radici Pellegrin le trova in Armando Brasini e in Frank Lloyd Wright.
Brasini agli inizi del ‘900 lavora ancora nel segno della grande tradizione dell’architettura romana: Pellegrin è un bambino quando entra in contatto con Brasini e il cantiere.
Nel 1930 il padre di Pellegrin lavora alla costruzione della Casa Provinciale della Congregazione di Nostra Signora della Carità del Buon Pastore di Augiere.
Pellegrin racconta: “avevo cinque anni al Buon Pastore. Passai lì i cinque anni successivi, mentre l’edificio cresceva più in fretta di me”.
Il complesso è un immenso castello barocco adagiato sulle verdi colline che degradano verso la città; sullo sfondo, in lontananza, la cupola di San Pietro. Intorno solo campi verdi.
Venti anni dopo, all’inizio degli anni ’50 Pellegrin inizia la sua attività di architetto. La guerra è appena finita, inizia la ricostruzione e Pellegrin sceglie la via dell’organico. Affonda le sue radici in Wright.
Per appropriarsi della lezione organica, nella prima metà degli anni ’50, si reca più volte negli Stati Uniti. Prima è in Louisiana dove l’esperienza nello studio di W. R. Burck lo porterà subito a confrontarsi con il tema dell’edilizia scolastica. Poi è a Chicago. All’Art Institute, una signora gli mostra i disegni di Louis Sullivan. Ne resterà folgorato e quella visione nutrirà tutta la sua ricerca.
Negli stessi soggiorni inizia una indagine profonda su tutto il corpo della “Scuola di Chicago”, documentata con una serie di fotografie che realizza in prima persona.
Questa ricerca lo metterà in contatto con Zevi e lo porterà a pubblicare una serie di articoli su l’Architettura Cronaca e Storia tra il 1956 e il 1957.
In questi primi anni Pellegrin si nutre di architettura organica, assorbe e metabolizza il concetto di spazio, la ricerca sulla natura dei materiali, la luce. Nel 1956 Pellegrin incontra Wright che è a Roma ospite di Bruno Zevi.
Nelle prime opere, mi riferisco in particolare agli uffici postali di Saronno e Suzzara, entrambi del 1958, e alla palazzina Villino Cecilia a Roma del 1960, è evidente l’influsso di Wright, ma si percepisce anche l’ elaborazione individuale dei temi dell’organico che Pellegrin va maturando.
A Chicago Pellegrin ha compiuto un balzo all’indietro approfondendo le sue radici in Sullivan. Di Wright apprezza la ancestrale capacità di “saltare la storia e di far riaffiorare forme arcaiche”, ma in quei disegni di Sullivan che ha osservato all’Art Institute di Chicago ha intravisto qualcosa di impalpabile ma al tempo stesso evidente.
In quei disegni, fatti di geometrie rigide e fluenti vede il caos e il cosmo, l’affiorare di moti primordiali che innervano la materia. Vede il coagularsi di flussi di energia. Un fermo immagine sul brodo primordiale. Vede il seme e il suo crescere e svilupparsi secondo meccanismi ad un tempo liberi e codificati.
Dal 1966 si cimenta in una serie di disegni fantastici che riprendono i moti della materia. Quel seme genera in lui una ricerca sul come l’artificiale debba relazionarsi con il pianeta.
Nel 1992 riordina quella serie di visioni per temi. I titoli sono emblematici: “Il primordiale “ricordato” prende forma nello spazio”, “Il primordiale ricordato scende e tocca il pianeta”, “Forme che cercano realizzazione”, “Domani”.
Nei disegni prefigura spazi che fluttuano sulla superficie del pianeta. Gli appoggi sono ridotti al minimo.
Spesso è la superficie stessa del pianeta che si torce e genera spazio, come nel formarsi della grande onda di Hokusai.
Queste visioni gli suggeriscono un modo diverso di abitare il pianeta. L’idea di insediamenti intesi come coaguli di materia sollevata dal suolo. L’idea era in nuce nel pensiero di Le Corbusier.
A tale riguardo Pellegrin scrive “la linea del piano per Algeri proponeva un organismo territoriale che cambiava con le stagioni e produceva incontri radicali con l’acqua e le montagne. Nella linea, in questo habitat lineare, erano inclusi sistemi di trasporto, colture idroponiche, servizi sociali e culturali e la tecnologia in grado di eradicare il problema dello spreco”. Quello spreco di territorio che oggi chiamiamo sprawl.
Nel pensiero di Le Corbusier c’era anche il distacco dal suolo: i pilotis, che dovevano permettere una continuità visiva al livello del terreno.
Ma per Pellegrin i pilotis di Le Corbusier non sono sufficienti perchè “non permettono alla terra di respirare”. “I pilotis debbono permettere la vera continuità” per cui li estrude e li distanzia “spostando il costruito tra i 20 e i 40 metri dal suolo”.
Pellegrin è estremamente pragmatico. I disegni che prefigurano artificiali abitati “altri” non sono una fuga, sono indagini, sperimentazioni, per cui la ricerca non resta confinata ai magici disegni, ma, anche a costo di rinunciare alla possibilità di veder realizzato il proprio lavoro, si incarna in ogni occasione.
[... omissis, segue]
Sergio Bianchi
Leggi tutto l'intervento e altri contenuti dell'Arch. Sergio Bianchi, nonché un ulteriore scritto e progetti di Pellegrin commentati dal Bianchi, scaricando il catalogo della mostra "Copiare Saturno" (English text inside) :
Pellegrin_catalogo mostra.pdf
Documento Adobe Acrobat [1.6 MB]
Luigi Pellegrin: Copiare da Saturno,
Mostra sul lavoro di Luigi Pellegrin ad Interno 14, lo spazio espositivo dell'Associazione Italiana di Architettura e Critica
Luigi Pellegrin:
Visioni di architettura a Pisa, a cura di Lavinia Baroni, Fosterkill, Sergio Bianchi e Vincenzo Labellarte
Foto del 27 gennaio 2014, riprese durante il convegno e alla mostra, di Michele Leonardi ©; altre foto verranno pubblicate appena possibile, datosi che dispongo solo di 2 mani e 24 ore al giorno.
La mostra si è tenuta nella Galleria Interno 14 a Roma, sede dell'Associazione Italiana di Architettura e Critica, l'inaugurazione ha avuto luogo il 24 gennaio 2014 (e nei gioni in cui viene pubblicato qui il contributo di Sergio, la mostra è tuttora aperta); lunedì 27 gennaio è seguito un evento commemorativo presso la sede dell'ex-Acquario Romano dell'Ordine degli Architetti in Piazza Manfredo Fanti, 47, per ripercorrere il pensiero e le proposte di Luigi Pellegrin.
Autoritratto di Luigi Pellegrin.