Capitolo 1 - Testimonianze
MISERIA E NOBILTA' NELLE
ARCHITETTURE DELLA VITA
di Marco Celli Stein,
al secolo Marco Cicconcelli © - 12 agosto 2013
PELLEGRIN - CICCONCELLI:
AMICIZIA, STIMA, COLLABORAZIONE, IDILLIO E DISSIDIO
I binomi, nella mia professione di musicista li ho sempre evitati. Per quello che mi e' dato sentire davirtuosedel pianoforte a quattro mani che si sono siamesizzate, oppure da un duo di strumento solista e accompagnamento che suona sempre insieme, non percepisco alcuna capacità innovativa e non vedo una qualità superiore delle esecuzioni. Anzi sembrano rutilanti e rutinizzate, irripetibili e ripetitive e si avverte quel non so che di plastificato che emana la troppa bravura tecnica raggiunta con il troppo affiatamento. "Sempre libera degg'io folleggiar di" .... nota in nota. Si! Sono con Violetta di Traviata. Liberi e provocati da nuove esperienze. Naturalmente vi sono tante e prestigiose eccezioni e tanti binomi che hanno saputo superare meravigliosamente i limiti stessi di una lunga coesistenza artistica.
E così è successo al binomio dei due leoni di cui mi accingo a scrivere, Gigi, oppure Zio Luigi (così lo sentivamo chiamare in famiglia) Pellegrin e Ciro Cicconcelli, mio padre. Erano due anime che si integravano in una. Due cervelli, due cuori, che, per raggiungere la meta, si trasformavano in una piattaforma della natura e lasciavano che sopra di essa battessero sedimenti di ogni genere e che diventasse concrezione essa stessa, rendendo addizionale ed alle volte moltiplicante la piena sostanza creativa. Le schegge della sapienza e dell'apprendimento made in Pellegrin & Cicconcelli, si accatastavano una sopra l'altra e creavano l'opera. Naturalmente, parlando in generale, bisogna che si abbia stima uno dell'altro. Bisogna far si che i materiali presentati da ognuno, non si repellano e possano mischiarsi e fondersi nell'opera comune. Giorni fa, vedendo un documentario su Georg Harrison, con la via crucis che dovette subire da Paul che lo vessava e ne sminuiva la personalità, mi sono reso conto di quanto sia difficile la vita quando si deve attuare una coesistenza forzata! Ciro amava quell'architetto con cui firmò tanti progetti e pur essendo più accademico e forse leggermente più rigoroso di Gigi in quanto difficilissimo battere Ciro in quanto a rigore, nel manifestare il suo affetto, era entusiasta e dionisiaco come un poeta maledetto (forse Verlaine per rimanere nello stesso segno zodiacale di papà, la vergine). Mentre Gigi, estroso come un fiero cavallo arabo, era di comportamento più somigliante a un fantino inglese che, dopo una vittoria, preferisce scendere a terra per andarsi a bere una birra fresca anziché sottoporsi alle acclamazioni di rito. L'essenza della loro coesione era quella di rincorrersi senza prendersi mai, come quando si impasta la farina in un movimento continuo per poi vedere al momento dell'invocato riposo del lievito uscire maestosa e gonfia la loro creazione. Gigi aveva una voce tendente al nasale mentre Ciro, all’esatto opposto, aveva un appoggio fortemente ingolato, ma anche per colpa delle sigarette Chesterfield senza filtro.
Parlando più concretamente, Papà aveva un grande dono che doveva per forza servire alla causa del binomio: il dono della didattica applicata. Ovvero egli per essere artista e creativo chiedeva aiuto alla didattica ed al ragionamento e per essere didattico chiedeva aiuto alla creatività. Una stampa napoletana appesa ad una parete di casa, aveva come didascalia il seguente testo: guarda lu mare ma tienete a taverna. Con Ciro era un gioco di questo tipo, ma anche guarda a taverna e tienete a lo mare! Questo deve aver contribuito molto considerevolmente alla loro causa. Mare e taverna che dir si voglia, il numero perfetto di Ciro era il 2! Estetica e fruizione. Creativita' e accademia. Razionalita' e semantica. Scheletro e carne. Muscoli e grazia. Nulla di meglio che due elementi antitetici che si uniscono fra loro. Non c'era argomento che non finisse con "....attento però che se fai così succede questo e se succede questo stai tranquillo che lo possiamo risolvere così...". Il contrario non e' il nemico ma il co-partecipante ed anzi, a dirla meglio, la parola contrario non esisteva. Caso mai due elementi distanti fra loro, ma avvicinabili.
Pensiamo alla perfezione del numero due in musica: maggiore, minore, arsi e tesi con il battere ed il levare, accento e non accento, crescendo e diminuendo. Poi ad essere difficili si può sostenere che anche il ritmo ternario è binario; perché se la misura di ¾ è in tre è anche vero che in ogni quarto di questi tre quarti ci sono due (!) ottavi. Questo ha anche una grande ripercussione sul modo di eseguire il tempo in tre e non è solo teoria ! Ma per chiudere il discorso del due: inspirare, espirare. E’ la vita! Soffitto e pavimento, due pareti. Quattro pareti! Io vivo binariamente anche in famiglia: è difficile parlare in tre. Ed allora io parlo con una persona alla volta. Con mia moglie oppure con mia figlia. Nel dialogo delle prove d’insieme c’è il numero due: l’orchestra ed io.
Con Ciro parlavamo ore e ore su di un argomento, tipo una sedia da descrivere: la pura ragione della funzionalità e dell'estetica si intrecciavano nella nostra disserta-zione ed era meraviglioso capire come la parte tecnica strutturale si fonde con la parte estetica formando un corpo unico.
Tale lezione produce la possibilità di comprendere, in musica, quanto sia artistico ed estetico il ritmo! E quanto entri ad essere protagonista la questione ritmica quando si vuole rendere artistica una frase musicale. Con la lezione di mio padre ho potuto individuare il mio modello musicale ovvero Guido Cantelli! In questo maestro (consiglio a tutti di comprare l'opera omnia dei cd che, seppure deceduto prematuramente a 36 anni, ha sommato registrazioni che per averle tutte si deve arrivare a sostenere una spesa di circa 500 euro), la verticalità ritmica e l'orizzontalità melodica si fondono meravigliosamente. Il ritmo e' estetica, la fusione dei suoni e' estetica, la melodia e' estetica, il piano variegato dei metronomi e' estetica. Tutti gli accorgimenti che potrebbero sembrare accademici e pignoli divengono estetica.
Quanti grazie debbo a Ciro Cicconcelli! Ma certamente mi sono sdebitato con lui in almeno due occasioni: all'Università e nel salotto di casa mia che era la casa di Ciro e mia madre Inge, dove vive proprio un’opera progettata da Gigi e Ciro, la famosa libreria costruita con il legno massello di mio nonno e di cui allego delle fotografie.
Dicevo della prima volta in cui ho restituito qualcosa a mio padre. All'Aula Magna dell'Universita' "La Sapienza" in un mio con-certo da direttore, inserito nel Festival Omaggio a Roma il cui direttore artistico era Uto Ughi. In platea lo stesso grande meraviglioso violinista ad applaudirmi e... mio padre ad assistere a quella che lui ritenne una meravigliosa esecuzione con l'Orchestra da Camera di Praga. Nella sua Università, in casa sua!! Che commozione vederlo felice! Piango mentre sto scrivendo. Ed a piangere fu lui un giorno nel salotto famoso. Suonai il pianoforte che Ciro aveva regalato a mia madre un Grotrian Steinweg, con l'intento di imitare il più possibile mia madre, deceduta qualche anno prima. Volevo che rivivesse le stesse emozioni e che comprendesse il mio rispetto per quella continuità didattica, definizione che amava molto, a cui facevo riferimento, ovvero della scuola pianistica di mia madre e risalente al grandioso Walter Gieseking! Il Grotrian era stato comprato perché ne consigliava la marca il grande pianista stesso. Tornando al regalo per Ciro desideravo raggiungerlo nel profondo del cuore. E così fu! Pianse e mi disse: “Mi hai ricordato Inge!"
Già. Inge, mia madre. Fra lei e Gigi non correva buon sangue. Credo che molto dipendesse dalla sindrome di Circe che molte donne hanno nel loro dna. Nel film Ulisse con Kirk Douglas e Silvana Mangano si vede perfettamente tutto! Circe tramuta la compagnia di Ulisse in porci ed in un altro momento, lo stesso gruppo di uomini viene avviato da Circe verso il sicuro naufragio. Ma anche gli uomini spesso sono prigionieri della sindrome dei compagni di Ulisse, vedendo nelle donne coloro che distraggono e che portano via l'amico. Gli studenti, gli amici, i colleghi e Gigi erano come antagonisti a mia madre. Non si integrò nel gioco della mancanza di orari (era tedesca) e non capiva le battute, i sottintesi, la malizia. Gigi e Ciro andavano con il disordine ordinato e cinico della creatività. Mamma era una grande pianista ed artista anche lei, ma aveva bisogno, per le conseguenze del fluido ed insicuro esistere che perseguita chi suona note che subito spariscono nel vuoto, di ancoraggi, di orari, di cose certe.
Gigi e' stato il primo uomo carismatico che ho visto nella mia vita. I suoi capelli ondulati sembravano una maestosa enorme scalinata. Sembrava architettura lui stesso. Il suo vestire era anch'esso una opera architettonica. Le scarpe il pianoterra, i pantaloni il primo piano, la camicia e la giacca il secondo piano, la cravatta i fiori che spuntavano dal balcone. Ed il viso l'attico ed i capelli il maestoso superattico! Dimenticavo le suole delle scarpe che erano le fondamenta. Tutto era elegante. Poi quando lo vedevo con la mitica Hasselblad era uno spettacolo. Ciro aveva la Rolleyflex. E adesso mi tocca elencare i tipici rivalismi italiani: Guelfi e Ghibellini, Fregene e Ostia, Adorni e Gimondi, Rivera e Mazzola, vespa e lambretta, pepsi e coca cola, Callas e Tebaldi, Mazzinghi e Benvenuti e, finalmente.... Hasselblad e Rolleyflex!
Ciro, quando rispondeva al telefono e sentiva che era Gigi, tuonava: OH, GIGI! Prendeva il telefono fisso e la prolunga e si dileguava in una stanza isolata. Gigi si lamentava delle tasse da pagare e Ciro gli ribatteva con la classica risposta ovvero che se gli avessero dato i soldi che guadagnava lui, Ciro gli avrebbe pagato le tasse al posto suo! Gigi parlava con Ciro della monogamia e mio padre, pur avendo abbandonato la mia famiglia per un altra donna e' poi rimasto fedelissimo alla successiva. Mentre Gigi pensava a questo aspetto coniugale di Ciro, mio padre invidiava a Gigi una certa libertà esistenziale che lo teneva più vicino alla concentrazione lavorativa! Si vede benissimo, sempre nel film Ulisse, il guerriero Kirk Douglas languire fra i profumi della maga con il volto perso, e gli amici rimanere increduli di fronte alla scena. Sarebbe veramente difficile capire i costi ed i benefici delle scelte fatte in tema di donne dai due. E nessuno li potrà mai valutare. Però e' vero che nella piena fase della seconda coniugalità di papà, i rapporti fra loro si andarono lentamente indebolendo. Ciro si lanciò nel duro lavoro di Preside della Facoltà di Architettura (che lo tenne impegnato per 11 anni), fu risucchiato dalla didattica, dalla seconda famiglia, dalla gestione dolorosa della prima, dalla gestione successiva su due fronti di guerra con due donne in stato bellico. E sappiamo tutti che quando ci si impegna su due fronti si perde sempre! Il travaso di disegnatori verso Gigi era naturale come lo svuotamento dello studio di Ciro e la successiva chiusura. Il panorama davanti a me era di un Gigi architetto in carriera e di un papà insegnante. Quando studiavo, Ciro mi frenava nell'ipotesi concertismo e mi consigliava l'insegnamento. Pur mantenendo quella mentalità cicconcelliana che nulla si ottiene se non si impara e non si insegna, ho tirato dritto e con grandi sacrifici sono diventato direttore d'orchestra e concertista di flauto. Rimango dell'ipotesi che chi ha un talento puro lo deve sfruttare fino in fondo. A maggior ragione rimango di questo avviso alla visione delle opere di Ciro, ritenendo l'interruzione della sua libera professione, un buco nero nell'Universo delle faccende professionali.
Prima dell'ultimo capitolo di questo racconto debbo fare una pausa ed alcune riflessioni.
Parlare di Ciro oppure di Gigi e' la stessa cosa: anime gemelle. Anche se debbo scusarmi se ho indugiato molto su mio padre ed ho parlato poco di Pellegrin. Piccole chicche, schegge storiche, forse una piccola, leggera gemma preziosa e' caduta nel vostro immaginario. Caro Zio Luigi, ti vorrò sempre bene.
(segue)