Capitolo 2 - Sulle radici del suo messaggio
LETTERA DI ANNA, NIPOTE
DI CARLO, AGLI AMICI DI GIGI
di Anna, la nipote di Carlo Cesana © - 1° ottobre 2016
Carissimi, amici e compagni di Carlo,
solo in questi giorni sono riuscita ad aprire il computer di zio e a rileggere i vostri messaggi.
Tra i file ho ritrovato il suo lavoro, i progetti realizzati e quelli a cui si è dedicato in questi ultimi anni, seguendo la sua visione di Architetto, libero da committenze e norme.
Carlo ha vissuto fino all’ultimo sostenuto dalla sua passione: l’amore per la capacità dell’uomo di dare forma all’idee. Così tra i suoi documenti c’erano la sua Architettura e materiale riguardante il mio lavoro artistico, a cui sempre ha partecipato.
Alcuni di voi li ho incontrati ventenne “a” Studio Pellegrin, là dove anch’io sono arrivata assetata e alla ricerca di una fonte “vera”. Altri li ho conosciuti successivamente, nei miei viaggi a Roma, la città che ad ogni passaggio nutriva e svelava; la città dove Pellegrin mi accoglieva con con ciò che in quella fase il percorso richiedeva, bastone o carota; la città dove zio Carlo mi ospitava e mai ha negato il suo sostegno, anche quando non gli era facile capire.
Altri ancora li ho conosciuti solo per nome, attraverso i racconti di zio quando parlava della vostra vita “a studio”.
A tutti voi voglio rivolgere il mio ringraziamento per le parole con le quali avete ricordato e salutato Carlo. Conoscevo quanto fosse importante per lui l’esperienza condivisa con voi, ma quando alcuni dei suoi amici “di studio”, insieme e per lui inaspettatamente, sono entrati nella stanza dello Spallanzani, mi ha commossa lo stupore e la profonda felicità che gli ho visto vivere e di come, attraverso loro, Carlo stava ringraziando e salutando ognuno di voi.
Carlo ha vissuto gli anni di malattia in silenzio e con la sua proverbiale riservatezza, condividendo la sua nuova esperienza umana con gli altri malati, gli infermieri e i medici che lo hanno assistito; ha seguito quasi tutte le terapie in autonomia, voleva andare da solo, guidando la sua auto, e desiderava essere accompagnato solo durante le visite, quando la mia presenza poteva aiutarlo a “capire” meglio. Non so se e quali battaglie si sono svolte dentro di lui: consapevole, passo dopo passo, di quello che stava avvenendo dentro al suo corpo, ha, fino all’ultimo, espresso la volontà di “camminare” e al tempo stesso una serena accettazione della morte come naturale manifestazione della materia organica.
Nelle notti di luglio, durante il sonno, ho rievocato gli ultimi mesi, la scelta di interrompere le ormai inutili terapie, la ricerca di un luogo dove Carlo potesse vivere i suoi ultimi giorni dignitosamente, così come desiderava: una stanza da solo, il suo computer, una finestra con gli alberi e il cielo. Poi una notte, in sogno, Carlo è venuto a trovarmi per regalarmi tre volumi di disegni in bianco e nero: in uno di essi, quello che ricordo meglio, sono rappresentati tutti i tipi di funghi sulle diverse cortecce di alberi; un altro raccoglie le innumerevoli forme di conchiglie mentre il terzo libro rimane un mistero… nel sogno non ho fatto a tempo a sfogliarlo.
Una notte di agosto Carlo è tornato velocemente per farmi vedere che finalmente ha ripreso a guidare la sua auto…
Un caro abbraccio a tutti voi
Anna, la nipote di Carlo.