Capitolo 1 - Testimonianze
UN RICORDO DI LUIGI PELLEGRIN
di Sveva Labriola © - 28 gennaio 2014
Roma, 27 gennaio 2014 - Acquario Romano *
Un ricordo di Luigi Pellegrin
Ho conosciuto Luigi Pellegrin all’università, quando mi consigliarono di seguire il suo corso per progettazione 4 (il mio professore assegnato era un altro: chiesi il cambio di cattedra - forse l’unica).
Posso solo parlare della mia breve esperienza di studio.
Esperienza formativa, non finalizzata ad un suo utile, ma alla nostra educazione.
Faticosamente è uscito il libro, postumo, che andrebbe letto da tutti, a prescindere da ciò che ognuno è o fa...
Maestro di vita, soprattutto, ha inciso nelle nostre personalità.
Era duro ed offensivo, allo scopo di scuoterci, aprirci gli occhi, mettere in funzione il nostro cervello, il nostro carattere, la nostra volontà.
Ci ha insegnato a trarre profitto dalla fatica, intesa come sforzo ultimo per far lavorare al massimo la nostra mente.
Ricordo le grida quando, terminata la revisione degli elaborati di esame, il mio collega disse: ”ho capito architetto, adesso farò così e così....con calma..”: Pellegrin saltò su tutte le furie, iniziò ad urlare contro il malcapitato, dicendo che lui con calma non avrebbe mai fatto nulla....
Ci ha insegnato a guardare la realtà con gli occhi di bambini intelligenti, ma nello stesso tempo ci ha insegnato l’importanza dello studio, quello vero, quello attraverso i segni della Natura, dell’Uomo, dei grandi Maestri.
Ci ha anche insegnato a vedere il buono che c’è nel cattivo: ricordo come, a bassa voce, ci diceva quanto grandiosa fosse l’urbanistica fascista...
Era drastico, violento, duro, spietato, ma non lasciava nessuno indietro, non lasciava nessuno, dopo averlo ricoperto di insulti, e stracciato regolarmente le tavole, senza una chiave di lettura, uno stimolo, un seme....
E’ stato un grande educatore, un maestro. Io ho seguito tutti i corsi all’università, di alcuni professori non ricordo il nome, né il viso. Di Pellegrin ogni parola, ogni mossa, ogni ruga.
Incontrare una persona così nella vita è ciò che auguro a tutti.
Ha costruito moltissimo, se contiamo i metri cubi edificati da lui e li confrontiamo con quelli realizzati da molti architetti, anche docenti, alla fine della propria carriera, ci rendiamo conto che il mondo va alla rovescia (direbbe Pellegrin: il mondo è morto, non c’è speranza).
Non è stato capito, nonostante tutto. Non c’è da stupirsi, con quello che si vede in giro: una società disperata, nulla, vuota, che tenta in modo maldestro di autodistruggersi.
Voglio chiudere con una piccola nota positiva, gettando un seme sul terreno bruciato (come farebbe lui): leggetelo, studiatelo, capitelo, diffondetelo, pubblicatelo (senza travisarlo: meglio muti disegni e suoi sintetici scritti); tramandatelo intatto finché il mondo non sarà capace di capirlo.
Sveva Labriola
(*N.d.R.: l'Acquario Romano è l'attuale sede dell'Ordine degli Architetti di Roma e Provincia, che ha ospitato il 27 gennaio 2014 una conferenza su Pellegrin, a corredo della Mostra "Copiare Saturno" organizzata dall'Arch. Luigi Bianchi, con la partecipazione del Prof. Arch. Luigi Prestinenza Puglisi; vedi pagine successive.)