History Maps 2
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Hendrik Hondius, "Nova Totius Terrarum orbis Geographica ac Hydrographica Tabula", 1641, Nasjonalbiblioteket, Oslo, Norway; www.nb.no .
Data source: Wikimedia Commons.
History of the World, year after year
History of U.S.A., day by day
History of U.S.S.R., day by day
World War II in Europe, day after day
World War II in the Pacific, day after day
World War II on all fronts, day after day
History of Communism, every year
BIBLIOGRAFIA
- Jared Diamonds: "Armi, acciaio e malattie. Breve storia del mondo negli ultimi tredicimila anni", Giulio Einaudi Editore, 2014.
Perché gli europei hanno assoggettato gran parte degli altri popoli? Secondo Diamond le diversità culturali affondano le loro radici in diversità geografiche, ecologiche e territoriali sostanzialmente legate al caso. Armato di questa idea, l'autore può lanciarsi in un appassionante giro del mondo, alla ricerca di casi esemplari con i quali illustrare e mettere alla prova le sue teorie. Attingendo alla linguistica, all'archeologia, alla genetica molecolare e a mille altre fonti di conoscenza, Diamond riesce a condurre questo "tour de force" storico-culturale con sorprendente maestria, affiancando aneddoti personali a racconti drammatici o a spiegazioni di complesse teorie biologiche, che affronta con abilità di divulgatore.
- Amartya Sen: "Identità e violenza", Editori Laterza, Bari, 2006-2018.
"Nel 1944 a Dhaka, nel Bengala che ancora faceva parte dell'India, un bambino di 11 anni vide arrivare nel giardino di casa un uomo gravemente ferito che implorava un sorso d'acqua. Colpevole solo d'essere musulmano, era stato linciato per strada da alcuni indù. Amartya Sen, il bambino della mia storia, non ha mai dimenticato quell'episodio. Da allora il futuro premio Nobel per l'economia ha imparato a diffidare di quelle categorie collettive - religione, razza, nazione, lingua - che hanno la pretesa di definire in maniera irrevocabile che cosa sia un individuo e di vedere in questa "minimizzazione dell'essere umano" - come lui la chiama - un seme di brutalità e di violenza. "E l'uomo dov'era?" dice un verso del Canto Generale di Neruda. È la domanda che sembra porsi Amartya Sen in ciascuna delle pagine di questo libro." Mario Vargas Llosa
- Lewis Mumford: "Il mito della macchina", Il Saggiatore, Milano, 1969-2011.
"La sopravvalutazione degli utensili, delle armi, degli apparecchi fisici e delle macchine ha reso difficile la ricostruzione del vero itinerario compiuto dall'uomo." Lewis Mumford
- Lewis Mumford: "Tecnica e cultura", Il Saggiatore, Milano, 1961-2005.
Nell'ultimo millennio, lo sviluppo della macchina ha modificato profondamente la nostra civiltà, e, in particolare nell'ultimo cinquantennio, al progresso della tecnica si è affiancato un cambiamento di mentalità. Mumford si interroga sui motivi e sugli scopi che hanno spinto l'uomo a trasformare in modo radicale il mondo circostante, sui mezzi con i quali ha potuto farlo e sugli imprevisti intervenuti in questo processo. Se l'uomo vuole ritornare a vivere in armonia con il mondo, deve infatti riesaminare il progresso chiedendosi quali effetti negativi abbiano limitato i benefici derivanti dalla macchina e come questa possa essere usata a fini più umani.
- Lewis Mumford: "Storia dell'utopia", Donzelli Editore, Roma, 1997-2008; Feltrinelli, Milano, 2017.
"Utopia," dice Lewis Mumford nella prefazione del 1922 a questo libro, "può derivare dalla parola greca 'eutopia', che significa il buon posto, o dall'altra parola greca 'outopia', che significa nessun posto." Ed e lo stesso Mumford a chiarire il contesto intellettuale da cui questo suo lavoro ha tratto origine: "Poco dopo la Prima guerra mondiale, vivevo ancora nel clima di speranza della generazione passata; ma mi rendevo conto che l'entusiasmo del grande Diciannovesimo secolo era giunto alla fine. Quando ho iniziato a esaminare storicamente le utopie, intendevo chiarire che cosa in esse fosse andato perduto e definire che cosa fosse ancora valido. Fin dal principio ero conscio di una virtù che era stata inspiegabilmente trascurata: le opere classiche degli utopisti trattavano sempre la società come un tutto unico e tenevano conto dei rapporti esistenti tra funzioni, istituzioni e fini dell'uomo. La nostra civiltà ha poi diviso la vita in compartimenti. Sono giunto dunque a considerare il pensiero utopista come l'opposto dello spirito unilaterale, partigiano, specialistico". Di questo bisogno di scenari non angusti - che si ripropone oggi come un'esigenza forse troppo trascurata - discute l'introduzione di Franco Crespi, sull'inattuale attualità dell'utopia.