Villa Adriana 1
2nd century
Italy
"The invisible director: Hadrian."
View of Large Baths of Adrian's Villa, near Tivoli, Italy; photo by M.L.
The Digital Hadrian's Villa Project
(link to the video:)
The Digital Hadrian's Villa Project, October 2012, version 2.1
The Virtual World Heritage Laboratory at the University of Virginia.
Project Director, Bernard Frischer. 3D Modeling and Animation, Matthew Brennan.
Video Editing, Jack Roebuck.
The History of the Romans: Every Year
La storia degli antichi Romani, anno dopo anno
Views of "Canopo di Villa Adriana", near Tivoli, Italy; photo by M.L.
BIBLIOGRAFIA
Dalla Repubblica all'Impero
- Eric Teyssier: "L'ascesa dell'impero romano. 753 a.C-I secolo d.C.", 252 pgg. LEG Edizioni, Gorizia, 2016.
La caduta di Roma, ampiamente analizzata, eclissa troppo spesso la storia senza pari della sua ascesa e del suo successo. Eppure, l'Impero romano fu una grande costruzione politica che unì per cinque secoli una moltitudine di etnie che parlavano decine di lingue e veneravano una cifra perfino superiore di dèi. Quali segreti hanno permesso ai romani di conquistare territori talmente vasti? E, data l'eccezionalità di tale conquista, che dire della loro capacità di tenere unito quell'enorme spazio? Per capire queste differenti imprese, l'autore esamina i miti fondanti della città latina, gli impulsi della politica imperialista, le ragioni delle vittorie militari, la forza morale della res publica e la capacità di integrare gli stranieri. I segreti dei successi e della durata dell'Impero romano, poco studiati, diventano un argomento dal fascino senza fine.
La Lupa Capitolina con Romolo e Remo sul Colle del Campidoglio, Roma;
nevicata notturna tra il 4 e il 5 febbraio 2012, foto di M.L.
- Gaio Giulio Cesare: "La guerra gallica", con testo latino a fronte, traduzione e cura di Adriano Pennacini, Einaudi, 2006.
Documento fondamentale, in quanto unica fonte diretta sulle campagne di Cesare, il Bellum Gallicum è opera famosa per la purezza del dettato e la limpidezza stilistica. Come spiega Andrea Pennacini nell'introduzione "i fatti sono disposti non nella serie temporale storica, ma secondo una successione stabilita dallo scrittore nell'ambito della finzione artistica". La versione del Pennacini è accompagnata da un ricco apparato storico-critico.
- John Ward Perkins: "Architettura romana", Electa, Milano, 1989.
- Henri Stierlin: "Impero Romano. Dagli Etruschi alla caduta dell'Impero Romano", Taschen, 1997.
- Marco Vitruvio Pollione: "De Architectura", 632 pgg., con testo latino a fronte, Edizioni Studio Tesi-Edizioni Mediterranee, Roma, 1999.
Il "De Architectura" si presenta come un trattato eclettico - un tentativo di costituire una sintesi organica delle acquisizioni teoriche greco-ellenistiche e dei dati desunti dalla pratica dell'ars aedificatoria - e nello stesso tempo come un testo canonico, summa articolata e composita, ricca di innumerevoli implicazioni e suggestioni, comunque unica testimonianza dell'elaborazione di teorie architettoniche dell'antichità classica. L'opera di Vitruvio anticipa in senso umanistico la centralità della figura dell'architetto e della sua arte, ed esprime come presupposto irrinunciabile l'esigenza di un'armonica sintesi del sapere e della conoscenza che lo renderanno non un semplice organizzatore e codificatore di uno spazio, ma il suo interprete ed ermeneuta. A partire dal Quattrocento in avanti il trattato diverrà la fonte interpretativa, il modello interlocutorio e il presupposto ispiratore dei fondamenti teorici dell'arte architettonica, tanto che Vincenzo Scamozzi, architetto e trattatista veneto del Cinquecento, dopo una lettura attenta ed assidua dell'opera afferma che Vitruvio "ha ragionato di tutte, o almeno le più difficili e bisognevoli parti dell'architettura e bisogni dell'architetto, il che se molti conoscessero, non così facilmente si vanterebbero di essere architetti, che appena sanno quello che gli appartiene".
Il Mar Mediterraneo al Lido di Ostia, Roma. Foto di M.L.
- Giuseppe Cascarino: "Navi di Roma. L'arte del dominio del mare", Il Cerchio, Rimini.
L’idea che i Romani fossero stati “costretti” a diventare una potenza navale per dominare il Mediterraneo, è antica come la storia stessa di Roma, ma è vera solo in parte. L’analisi degli eventi storici e gli ultimi ritrovamenti dell’archeologia subacquea, evidenziano invece una cultura marittima radicata, che si rivelò strumento determinante, con la forza delle legioni, per l’espansione romana nel “Mare nostrum”. Il testo, con oltre 400 disegni, schemi, foto, tabelle e utili appendici, offre un quadro completo e moderno delle navi, della storia e della tecnica navale dei Romani, dalle origini fino alle porte del 1° millennio della nostra era.
Il "Mare nostrum", il Mar Tirreno al Lido di Ostia, Roma. Foto di M.L.
- Giuseppe Cascarino: "La via Flaminia. Roma alla conquista del Nord", 256 pgg., Il Cerchio, Rimini, 2020.
La via Flaminia non è solo una delle tante strade consolari che s’irradiano da Roma. Nel corso di oltre 2000 anni, e di fatto fino all’apertura attorno al 1960 dell’Autostrada del Sole, è stata la via più semplice e facilmente percorribile per raggiungere il nord Italia e il resto d’Europa. L’avventura di un gruppo di rievocatori storici appassionati dell’antica Roma, che in 14 giorni ha ripercorso a piedi l’antico tracciato da Roma a Rimini, alla riscoperta di testimonianze e tesori dimenticati della nostra grande storia, indica una via per la rinascita e la valorizzazione di quella che fu una delle strade più importanti del mondo.
- Gérard Coulon e Jean-Claude Golvin: "Il genio civile dell'esercito romano", 200 pgg., LEG Edizioni, Gorizia, 2019.
Come trascorrevano il loro tempo i soldati dell'esercito romano tra una guerra e l'altra? Potevano dedicarsi a una vita di riposo o erano soggetti viceversa a altre incombenze? In realtà i documenti ci raccontano che erano spesso obbligati dagli imperatori di turno a dare man forte agli uomini del genio civile nella costruzione di strade, templi ed edifici le cui vestigia ancora oggi possiamo apprezzare e la cui grandezza impressiona da tutti i punti di vista. Ciò avveniva sia a Roma che nelle terre conquistate di campagna in campagna fino a formare il più grande impero dell'antichità. Le opere che venivano avviate contribuivano da un lato ad affermare la potenza imperiale, dall'altra ad arricchire il tessuto economico, civile, logistico delle province. In questo libro, dedicato a un tema assai poco presente nella storiografia italiana sull'impero romano, Gérard Coulon e Jean-Claude Golvin realizzano un intreccio tra parola e disegno ricostruttivo a tre dimensioni e in particolare Golvin conclude con questo volume una sua ricerca iniziata con la pubblicazione di "Viaggio nel Mediterraneo romano", proseguita con "Viaggio nell'antichità" e "Viaggio nell'antico Egitto".
- Marco Tullio Cicerone: "De officiis. Quel che è giusto fare", 399 pgg., con testo a fronte; Einaudi, Torino, 2019.
Nel 44 a. C., in un periodo di profonda crisi delle istituzioni sociali e politiche di Roma, Cicerone dedica al figlio Marco un trattato che intende riordinare le forme dell'interazione tra i cittadini e rifondare la res publica. Consapevole che l'antico sistema di valori è ormai superato, Cicerone tenta di organizzare un sistema di trasmissione della memoria fra generazioni, regole di comportamento che indichino «quel che è giusto fare» ai giovani della città, cui tocca ripartire dalle rovine ancora fumanti dello Stato. Una specie di «Etica spiegata a mio figlio», come si intitolerebbe oggi, che è diventata uno snodo fondamentale per il mondo latino, medievale e moderno, permeando la cultura occidentale fino ai giorni nostri.
- Marco Tullio Cicerone: "Il processo di Verre", 1.250 pgg., con testo latino a fronte, Rizzoli, Milano, 1992.
Il reato di concussione è il primo per cui si conosca l'istituzione di un apposito tribunale nella legislazione romana. Dinanzi a questo tribunale si celebrò nel 70 a. C. uno dei processi più clamorosi della vita pubblica romana. Imputato un senatore di nobile famiglia e di dubbia fama: Gaio Verre che, come governatore della Sicilia aveva angariato i provinciali con ogni genere di soprusi, fino a ridurre allo stremo l'economia dell'isola e alla miseria gli abitanti. A sostenere l'accusa fu Cicerone che, ottenuta la condanna dell'imputato, pubblicò un'ampia trattazione in cui sviluppò gli argomenti dell'accusa.
- Ronald Syme: "La rivoluzione romana", 680 pgg., Einaudi, Torino, 2014.
"La rivoluzione romana" affronta uno dei nodi cruciali della storia di Roma: la caduta della repubblica e il declino della libertà politica sino alla vittoria definitiva di Augusto e alla fondazione del regime. Opponendosi alla visione tradizionale, incentrata sulle vicende dei grandi protagonisti, Syme propone una lettura allargata del processo politico, mettendo l'accento anche sui personaggi "minori" usciti dalla catastrofe repubblicana e destinati a costituire la nuova classe dirigente della Roma del principato. Lo sguardo dello storico sorvola così sulle biografie di Pompeo, Cesare, Marco Antonio, e dello stesso Ottaviano, il figlio adottivo di Cesare che dopo la presa del potere assumerà il nome di Augusto. Perdono peso anche gli avvenimenti bellici, gli affari interni e i rapporti fra Roma e le province; prendono invece rilievo le nobili casate romane e i principali alleati dei diversi capi politici. La struttura dell'oligarchia governativa assurge quindi a tema dominante della storia politica, venendo a costruire l'anello di congiunzione tra repubblica e impero. Le trasformazioni dello stato e della società, il trasferimento violento del potere e delle proprietà, la creazione del dominio di Augusto rivivono sotto gli occhi del lettore...". Introduzione di Arnaldo Momigliano.
- Paul Zanker: "Augusto e il potere delle immagini", 425 pgg., Einaudi, Torino, 2006.
Intrecciando storia, archeologia, filologia e analisi delle opere d'arte e letterarie, Zanker ricostruisce qui il progetto, perseguito dell'imperatore Augusto con un geniale uso propagandistico di immagini e simboli, di restituire un'identità politica e morale ai romani, dopo la crisi dell'età tardo repubblicana.
- Paolo Biondi: "I misteri dell'Ara Pacis", 156 pgg., Edizioni di Pagina, 2017.
Ha più di duemila anni, una storia lunga, ma avvolta in gran parte nel mistero di tanti segreti. Molti di essi ancora non sono stati indagati. L’Ara Pacis è il monumento dell’apoteosi di Augusto. Ideata nel 13 e inaugurata il 30 gennaio del 9 a.C., dedicata alla moglie Livia nel giorno del suo cinquantesimo compleanno, è la sintesi religiosa, etica e politica del principato di Augusto. Eppure la vita di questo monumento fu brevissima e già nel II secolo d.C. se ne perdono le tracce, tanto che non compare in molte delle cronache di quegli anni. Perché una vita così breve? Perché si dovette aspettare fino alla fine del XIX secolo per ritrovarla e riscoprirla? La sua vicenda è una appassionante avventura, con tanti aspetti sconosciuti che queste pagine cercano di indagare e svelare. Ecco il racconto dell’Ara, dalla sua nascita alla sua scomparsa fino al suo ritrovamento. Siamo accompagnati in questo viaggio nei secoli e nei millenni da personaggi, alcuni noti altri meno ma tutti realmente vissuti, che cercheranno di svelare i tanti misteri legati al monumento simbolo di Augusto e del suo principato.
- Raniero Gnoli: "Marmora romana", 291 pgg., La Nave di Teseo, Milano, 2018.
"Raniero Gnoli, illustre studioso di sanscrito, in questo libro si occupa dei diversi tipi di marmo trovati a Roma e in altri luoghi d'Europa e dell'Africa settentrionale; ne descrive le cave di provenienza, la loro importanza per i popoli dell'antichità, la loro presenza nella letteratura. È un lavoro che rivela quanto ampi siano i campi di ricerca che l'autore ha esplorato a fondo, ed è un esempio dei suoi molteplici interessi. L'opera, di grande precisione filologica e ricchissima di informazioni, sarà estremamente utile agli archeologi, ai letterati, agli studiosi di arti e mestieri, e a quanti si interessano al significato che nelle varie epoche veniva attribuito alle pietre. Magnificamente stampato con ottime illustrazioni sia a colori che in bianco e nero, il volume è un esempio di profonda e umanistica dottrina." Giuseppe Tucci
- Henry William Pullen: "Manuale dei marmi romani antichi", 252 pgg., Gangemi, Palermo, 2015.
Un catalogo dei marmi antichi presenti a Roma, con la descrizione di 861 varietà di pietre decorative e l'esatta indicazione degli oltre duecento luoghi della città in cui si trovano, completamente illustrato da più di settecento foto a colori. Un compagno di visita per chi vuole trovare, ammirare ed amare le pietre della città di marmo lasciata da Augusto ed i suoi successori e rinnovata dai Papi con gli stessi meravigliosi materiali portati dai Romani per mezzo di un apparato tecnico, logistico ed amministrativo che non ha eguali nell'antichità.
- Patrizio Pensabene: "I marmi nella Roma antica", 710 pgg., Carocci, 2014.
Il volume tratta del "fenomeno" del marmo a Roma e nell'Impero romano, di cui segue l'uso e i significati ideologici e di prestigio ad esso connessi attraverso una ben documentata esemplificazione di monumenti "marmorizzati", rappresentativi del potere imperiale e delle classi dirigenti. Per la comprensione di tale fenomeno vengono altresì illustrati l'organizzazione delle cave statali con i relativi sistemi di appalto ricostruiti attraverso le sigle sui blocchi, il trasporto dei marmi testimoniato dai carichi naufragati nel Mediterraneo e nel Mar Nero e, infine, i grandi depositi di Roma ai piedi dell'Aventino ("Marmorata") e di Porto, dove sono stati rinvenuti centinaia di blocchi di cava non ancora utilizzati. Fondamentale è anche la ricostruzione che qui si offre delle officine specializzate nella lavorazione dei manufatti marmorei, attive sia presso le cave, sia nelle città con economia basata sul marmo (Atene, Afrodisia), sia nelle grandi capitali imperiali presso cui si erano formate maestranze dedite alla scultura di statue, di sarcofagi, di arredi domestici e alla produzione di lastre marmoree per i rivestimenti parietali e pavimentali. Il volume è arricchito da appendici che raccolgono specifici documenti archeologici e letterari e da indici delle fonti antiche, delle iscrizioni, delle località e delle "cose" notevoli.
- Aldo Schiavone: "Spartaco. Le armi e l'uomo", 163 pgg., Einaudi, 2016.
Roma, anni Settanta del I secolo avanti Cristo. La terribile realtà dello schiavismo imperiale romano nell'epoca del suo culmine: fenomeno atroce e complesso, ma difficile da decifrare, perché gli antichi, che in tanti stati dell'anima ci sembrano vicinissimi, quando parlano dei loro schiavi, rivelano d'improvviso tutto l'abisso che li divide da noi. Un uomo che tentò di sconfiggere la Repubblica all'apice della potenza; il "miracolo" economico romano; la piú famosa e pericolosa rivolta servile della storia antica; la crisi delle istituzioni e dei gruppi dirigenti che avrebbe portato, qualche decennio dopo, al colpo di stato di Augusto. Quando la storia sa diventare autentico racconto.
Vista delle rovine delle Grandi Terme di Villa Adriana, Tivoli; foto di M.L.
H History:
Ti presento l'Impero romano Episodio 1:
"Alla conquista del mondo"
H History:
Ti presento l'Impero romano Episodio 2:
"Senza frontiere culturali"
H History:
Ti presento l'Impero romano Episodio 3:
"Più romani dei Romani"
H History:
Ti presento l'Impero romano Episodio 4:
"L'impero senza fine"
Gestione della risorsa acqua:
l'esempio degli acquedotti romani e di Mastaba.
Stessa cosa presso tutte le altre civiltà del passato, Greci, Fenici, Egizi (sapiente gestione delle piene del Nilo; invenzione della geometria, ecc.), Siriani, Arabi, Indù, Cinesi, Incas, ecc., ecc.
L'acqua dolce è sempre stata una risorsa scarsa da gestire in modo oculato, cum grano salis:
Discovery Channel
Gli acquedotti romani:
Pont du Gard, Occitania, Francia:
Radio Televisione Italiana
RAI Uno, Superquark, 5 luglio 2017:
Tra le rovine di Masada, Israele
(in particolare vedi raccolta acque meteoriche, drenaggio e cisterne sotterranee):