URBANIZZAZIONE
lo spostamento delle popolazioni
dalle aree rurali a quelle urbane
E TRANSIZIONE
ENERGETICA
verso l'energia da fonti rinnovabili,
razionalmente, senza ideologicizzazioni
Ateneo Veneto,
Ciclo di incontri di Musica e Filosofia:
Ripensare la città con gli antichi:
Luigi Vero Tarca
Ripensare la città con gli antichi:
Malattia e terapia secondo Platone
Ripensare la città con gli antichi:
Oikeiōsis
Ripensare la città con gli antichi:
Cura di sé, cura della Pòlis
Energie rinnovabili: sono davvero green, "verdi"?
2019
Indice EROEI - Energy return on investment,
l'indice di "ritorno energetico sull'energia investita"
La Super Batteria al Sale - FZSONICK
Batterie al sale, agli ioni di sodio,
al sodio metallico, etc.
Batterie al sale: bufala o realtà?
Batterie al sale
Diamo l'addio al litio?
Dimentica il litio!
La Geotermia a bassa entalpia in Italia,
climatizzazione:
risparmiare riscaldandosi o raffrescandosi
con una pompa di calore geotermica
Pompa di calore geotermica terra-acqua
con sonde verticali
Pompa di calore acqua-acqua:
centrale termica e pozzo
Installazione di impianto geotermico a bassa
entalpia a Roma, 2013
Geotermia in Provincia di Teramo, 2015
Infine: per il momento puoi spendere poco per riscaldarti?
Te lo dice l'architetto Michele Leonardi, stufo di sentire piagnistei massmediatici: controsoffitto in cartongesso, o poco più complesso; poi ... semplice tubo in ferro o in acciaio inox (percorso dall'acqua della caldaia) sospeso a soffitto e "a linea" senza troppi girigori, per il riscaldamento uniforme mediante irraggiamento dall'alto degli spazi sottostanti (l'irraggiamento è molto più efficiente dall'alto, così come i termosifoni verticali fino a soffitto; l'irraggiamento è nettamente superiore in termini di efficenza ed effetti collaterali alla trasmissione del calore per convezione, moti convettivi dell'aria, ecc.). Il tubo lo puoi sempre verniciare di bianco come il soffitto. Se è in ferro basta la tempera ad acqua, colore bianco, per farlo quasi "scomparire".
Ma ... funzionerà?
Sì. Ho abitato per anni in una casa d'epoca in cui dovevo chiudere i rubinetti dei radiatori perché bastava il tubo a/r faccia vista di derivazione principale a soffitto (in altre parole, estradossato, fuori traccia) per riscaldare tutti i vani della stessa casa.
Due: a Roma esiste almeno un intero palazzo uffici, Anni '70, con radiatori alti a livello soffitto (sede regionale di un noto sindacato, tutto questo almeno fino a qualche anno fa).
Tre: a Pavona, frazione di Albano Laziale, c'era fino a pochi anni fa almeno un capannone industriale, che ho potuto ispezionare, sempre in occasione di un giudizio peritale, con grossi tubi in ferro sospesi in alto a soffitto, per il riscaldamento radiante dell'area di lavoro sottostante, per giunta aperta su di un lato.
Quattro, per chi volesse una soluzione più sofisticata o per qualche motivo, essenzialmente estetico, fosse non propenso per i tubi estradossati a faccia vista, esiste almeno una Ditta italiana, friulana se ricordo bene, che produce un sistema di controsoffitto a pannelli radianti per la climatizzazione degli spazi confinati, cioè i vani di una casa, gli spazi di un ufficio, ecc.
Impianto radiante a soffitto con pompa di calore, e fine pure di moti convettivi significativi dell'aria e rispettiva polvere e particolato vario tossico in movimento:
Installed Geothermal Capacity, 2019:
BIBLIOGRAFIA
- Pasquale Cascella: "Facciate ventilate. Elementi di architettura", Brianza Plastica, 2019.
Il Volume “Facciate Ventilate” approfondisce il ruolo della facciata ventilata come componente fondamentale del sistema involucro-impianti, capace di contribuire all’efficienza energetica, al comfort e al processo di rinnovamento architettonico di tutte le tipologie di edifici.
Sia nelle nuove costruzioni che, soprattutto, negli interventi di riqualificazione, il risultato complessivo del progetto dipende in maniera rilevante dalla progettazione della facciata, parte principale dell’involucro. Nel libro sono presentati diversi progetti che raccontano l’importanza della facciata ventilata e del costruire secondo principi bioclimatici.
- Pasquale Cascella: "Bioclimatica. Storia, tecnica, architettura", Chandra Editrice, Roma, 2011.
Non è più possibile fare scelte progettuali senza porsi l'obiettivo di ridurre i consumi e quindi le emissioni; tanto più che una progettazione energeticamente consapevole può produrre anche migliori condizioni di comfort e salubrità, tanto negli spazi privati che nel contesto urbano. Questo testo, dati gli argomenti, non può certamente essere esaustivo, ma può fornire uno spaccato utile a comprendere la necessità di un approccio culturale, oltre che tecnico-progettuale, ai temi della bioclimatica.
- Pasquale Cascella: "Involucro bioclimatico e solare", Chandra Editrice, Roma, 2008.
Emerge sempre di più la necessità di risparmiare energia e costruire in qualità. Va però sviluppata una cultura che possa generare le appropriate regole di un nuovo modo di costruire. In parallelo alla revisione normativa servirebbe un aggiornamento dell'insegnamento universitario. Saper progettare un involucro in grado di ridurre la dispersione termica d'inverno e di attenuare gli effetti del caldo d'estate dovrebbe costituire il requisito minimo del progettista di oggi.
- Cascella - Crocetti Architetti: "Bonus edilizi, Riqualificazione energetica, Riqualificazione architettonica", brochure, 9 marzo 2023:
BROCHURE CAS-CRO - bonus oggi e domani -[...]
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- Ugo Bardi: "La Terra svuotata. Il futuro dell'uomo dopo l'esaurimento dei minerali", Editori Riuniti University Press, Roma, 2011.
Una visione lucida, realistica del presente e una sensata, fattibile, pragmatica visione del futuro. Dalla Prefazione di Luca Mercalli: "Le preoccupazioni sull'esaurimento del petrolio sono all'ordine del giorno, ma sono solo una parte di un problema molto più grande. Quando si esauriranno i minerali? Partendo da questa domanda, Ugo Bardi costruisce un racconto di tutta la storia dell'attività mineraria umana, dall'età della pietra fino al petrolio ai nostri giorni. Abbiamo ancora tante cose da scavare e tanto petrolio da estrarre ma, in tempi non lunghissimi, ci troveremo di fronte al limite della capacità umana di sfruttare il nostro pianeta per le sue risorse minerali. Sarà la "fine del popolo dei minatori" che ci porterà a percorrere strade nuove e sconosciute per tenere in piedi la nostra civiltà."
- Paul Roberts: "Dopo il petrolio. Sull'orlo di un mondo pericoloso", Einaudi Editore, Torino, 2005.
(Libro del 2005, sempre attuale.) Il petrolio è un bene che presto terminerà. E già nei prossimi anni sarà raggiunto il punto in cui sarà antieconomico estrarlo. L'inevitabile diminuizione della materia prima potrebbe avere conseguenze catastrofiche. Paul Roberts, giornalista di «Harper's Magazine», ha intervistato esperti di governo e industria, dagli Stati Uniti all'Arabia Saudita all'Azerbaigian, sottolineando come sia indispensabile fin d'ora individuare un'alternativa al petrolio. Un reportage che associa ai conflitti geopolitici i problemi legati alla rapida industrializzazione dei paesi come la Cina che accelerano i processi di inquinamento e esaurimento delle scorte.
- Richard Heinberg: "La festa è finita. La scomparsa del petrolio, le nuove guerre, il futuro dell'energia", Fazi Editore, Roma, 2004.
(Libro embematico, pure se datato al 2004.) La produzione mondiale di petrolio raggiungerà un picco nei prossimi anni, poi a partire da non oltre il 2010-2014 decadrà inevitabilmente. Su questo fatto, descritto dalle ultime revisioni della curva di Hubbert e colpevolmente trascurato dall'informazione di massa, concordano oggi la gran parte degli studiosi. Il mondo si troverà a dover gestire una transizione a una produzione meno frenetica, sostenibile e fondata soprattutto su risorse alternative: capitale sarà allora il ruolo degli Stati Uniti, il maggior consumatore di energia e la maggior potenza militare del mondo, che dovrà coordinare la propria azione con quella della comunità internazionale. In assenza di questa disponibilità, l'umanità rischia di vivere un profondo regresso.
- Mario Ludovico: "L'evoluzione sintropica dei sistemi urbani. Elementi per una teoria dei sistemi autofinalizzati", Bulzoni Editore, Roma, 1988-1991.
Il libro espone una teoria dell'evoluzione dei sistemi urbani idonea a concrete applicazioni urbanistiche. essa, infatti, al di là dei suoi contenuti interpretativi della fenomenologia urbana, si presenta come strumento di calcolo utilizzabile per la risoluzione di problemi di localizzazione di attività e di allocazione di investimenti in territori urbanizzati.
Il contenuto innovativo della teoria deriva in larga parte dall'introduzione del concetto di "sintropia" come grandezza atta a misurare il grado di organizzazione di un sistema urbano. La sintropia di un sistema è grandezza complementare dell'entropia dello stesso, e le due grandezza insieme definiscono "campi conservativi" caratterizzanti l'ambiente dei processi evolutivi.
- Mario Ludovico: "Note sulla dinamica di popolazione e risorse. Un modello di ecosistema", Bulzoni Editore, Roma, 1991.
Questo saggio illustra un modello teorico di ecosistema, costruito per descrivere la dinamica di una generica popolazione in relazione con la dinamica delle sue risorse.
Da una semplice equazione differenziale del primo ordine, alla quale il modello in sintesi si riduce, può ottenersi una varietà di funzioni atte a rappresentare casi diversi di evoluzione quantitativa delle popolazioni e delle relative risorse.
Due conclusioni sono in particolare da segnalarsi: la prima, che in generale non c'è da aspettarsi equilibrio tra popolazione e rispettivo ambiente; la seconda, che qualsiasi popolazione comunque capace di perpetuarsi tende ad ampliare illimitatamente la massa delle sue risorse e, quindi, anche l'ambito del suo ecosistema.
- Emilio Sereni: "Storia del paesaggio agrario italiano", Editori Laterza, 1961-2017.
La storia del paesaggio agrario italiano dall'epoca della colonizzazione greca ed etrusca fino ai tempi nostri, condotta con stretti riferimenti alla letteratura e all'arte, e con gli strumenti dello storico, dell'economista, del sociologo, dell'agronomo. Numerose riproduzioni di opere d'arte delle varie epoche (mosaici, tele, affreschi, dipinti e disegni sino a Renato Guttuso) permettono un continuo riscontro visivo con il racconto storico.
- David Harvey: "L'esperienza urbana", Il Saggiatore, Milano, 1998.
"Nonostante alcuni elementi (dal continuo riferimento, anche critico, a Simmel, all'attenzione per le pratiche quotidiane di vita nelle città) sembrino attestare il contrario, L'esperienza urbana non è un testo di sociologia. Il volume si presenta esplicitamente come un tentativo di "comprensione del processo urbano nel capitalismo", cioè di messa a fuoco di una teoria ispirata a un progetto marxiano di "materialismo storico e geografico". Il cuore di questa teoria è l'analisi delle forze che nel processo di produzione e riproduzione proprio del capitalismo formano da un lato il "processo urbano" e dall'altro lato l'esperienza della città. Il libro contiene nove saggi entro i quali è proposto un quadro analitico del processo urbano nel capitalismo, in continuità con gli esiti dell'importante volume (mai tradotto in italiano) Limits to Capital. I processi politici nelle "regioni urbane" sono indagati avendo l'attenzione posta ai temi della rendita fondiaria, della differenziazione residenziale e della geografia dei mercati del lavoro urbani. Inoltre, vengono esplorati alcuni processi di trasformazione urbana, riconducibili all'intreccio tra affermazione del modello produttivo dell'accumulazione flessibile "a mezzo di urbanizzazione" e ridefinizione di pratiche sociali, culture, ideologie e "miti". Il libro di Harvey presenta spiccati caratteri di "inattualità", sia per il progetto complessivo nel quale si colloca, sia per i materiali analitici di cui si nutre. Tuttavia, il percorso di ricerca restituito da L'esperienza urbana ha il pregio di riportare al centro dell'attenzione dei lettori (e degli studiosi della città e del territorio) quella relazione tra "denaro, tempo, spazio e città" che troppo spesso è oggi occultata e di cui Harvey dimostra tutta la rilevanza nell'interpretazione dei fenomeni urbani." Gabriele Pasqui, L'Indice n° 4, 1999.
- Paul Krugman: "Un'ossessione pericolosa. Il falso mito dell'economia globale", Rizzoli-Corriere della Sera Libri, ETAS Libri, Milano, 1997.
Molti ambienti imprenditoriali e politici sono stati conquistati da una pericolosa dottrina, solo apparentemente economica, che interpreta gli scambi commerciali internazionali in termini di competizione 'testa a testa' tra Paesi e tra aree mondiali - Stati Uniti contro Giappone, Europa contro Stati Uniti ecc. -, con il rischio di riportare in campo il vecchio protezionismo. Persino Clinton e Delors si sono lasciati ammaliare dalla teoria della competitività internazionale. Ma nazioni e imprese non sono affatto la stessa cosa: la teoria che ispira alcuni grandi della Terra non ha basi logiche e si regge su dati clamorosamente inaffidabili: "il re è nudo" e Krugman non ha paura di puntare il dito, anche se si tratta della Casa Bianca. Non meno rivelatrice è l'analisi che l'economista del MIT riserva a un'altra teoria che ha riscosso un grande successo in Occidente, quella che addebita alla concorrenza dei Paesi del Terzo Mondo gli alti tassi di disoccupazione in Europa e la perdita dei migliori posti di lavoro negli Stati Uniti. Ancora una volta le cause sono altre, ed è facile per l'Autore dimostrare che molte ponderose analisi sono fondate su un banale errore contabile. In queste pagine, smaglianti e irriverenti, Krugman ci insegna ad apprezzare la potenza analitica della Nuova Economia: a lui - si veda la famosa conferenza di Città del Messico - ha conferito persino doti profetiche.
Breve biografia di David R. Krugman. Nato e cresciuto a Long Island e si è specializzato in economia come undergraduate all'Università Yale. Ha ottenuto il Ph.D. al MIT nel 1977 e ha insegnato alla Yale, al MIT, all'Università di Berkeley, alla London School of Economics e all'Università di Stanford, prima di giungere all'Università di Princeton nel 2000. Ha lavorato per un anno (tra il 1982 e il 1983) nel Consiglio dei consulenti economici della Casa Bianca, sotto l'amministrazione Reagan. È inoltre membro del Gruppo dei Trenta, un importante gruppo di economisti di livello internazionale. Noto nel mondo accademico per i suoi studi riguardanti la teoria del commercio, e in particolare per i modelli in base ai quali i paesi potrebbero guadagnare dall'imposizione di barriere protezionistiche. Noto anche per i suoi libri di testo sulle crisi valutarie e sull'economia internazionale, Krugman è stato critico della New Economy degli anni novanta del XX secolo. Autore di numerosi volumi, dal 2000 collabora con il New York Times scrivendo editoriali d'opinione bisettimanali. È stato insignito del Premio Nobel 2008 per l'economia con la seguente motivazione: "Premiato per la sua analisi degli andamenti commerciali e del posizionamento dell'attività economica".
- Paul Krugman: "Un paese non è un'azienda", Garzanti Libri, 2015.
Molti sono convinti che un bravo manager o imprenditore, in virtù dei successi ottenuti dalle sue aziende, sia automaticamente un attendibile consigliere economico o addirittura un ottimo politico a cui affidare senza indugio le sorti di una nazione. È una falsità che continuamente si alimenta nonostante la storia recente in tutto il mondo, Italia compresa, ne abbia mostrato l'inconsistenza. Con lo stile brillante e la logica serrata che hanno fatto di lui uno dei pochi economisti letti e apprezzati dal grande pubblico, Paul Krugman smonta questo grande mito contemporaneo, dimostrando con esempi pratici e decisivi le enormi differenze tra il mondo aperto e aggressivo delle strategie imprenditoriali e quello chiuso delle grandi politiche nazionali. In un periodo in cui la fiducia negli economisti, nelle loro analisi e nelle loro previsioni, sembra calare drasticamente, Paul Krugman ripercorre la lezione di John Maynard Keynes e rivendica con forza la dignità di una disciplina tecnica e difficile, ancora in grado di offrire risposte convincenti per interpretare e migliorare il mondo.
- Pino Arlacchi: "L'inganno e la paura. Il mito del caos globale", Il Saggiatore, 2009.
Dopo l'11 settembre il tema della sicurezza personale, nazionale e globale è balzato al primo posto nell'agenda politica dei paesi occidentali. In nome delle ragioni di sicurezza sono state destinate risorse sempre maggiori agli apparati militari e repressivi, si è giustificato il ricorso alla guerra preventiva, si sono violati fondamentali principi costituzionali e imposti vincoli ai diritti individuali. Con una crescente pressione mediatica e propagandistica da parte della politica e dei mass media, tutto ciò si è progressivamente insediato nell'immaginario collettivo, alimentando quella tolleranza zero che viene fatta propria da sempre più persone. A un così diffuso bisogno di sicurezza corrisponde un reale e crescente pericolo per i cittadini e le società? Pino Arlacchi si basa su inoppugnabili dati statistici dai quali risulta che conflitti e violenze private sono in costante diminuzione: il sentimento d'insicurezza globale è pertanto frutto di un "grande inganno", a causa del quale ci sentiamo costantemente in pericolo pur vivendo in un'epoca molto più sicura delle precedenti. Un inganno che stravolge la scala di priorità dei reali problemi da affrontare e che diventa a sua volta fattore di esasperazione delle tensioni e dei conflitti interni e internazionali.
- Ezra Pound: "L'ABC dell'economia", Bollati Boringhieri, Torino, 1994-2013.
Sono qui raccolti i principali scritti di Pound "economista" che presentano il corpus articolato di una riflessione condotta nel corso degli anni Trenta da posizioni sì moralistiche, ma non prive di riscontro presso i monetary cranks, quegli economisti eretici rispetto ai quali fu costretto a prendere posizione lo stesso Keynes. Come mostra Giorgio Lunghini, nel suo saggio introduttivo, la premessa etica di Pound, la sua "filosofia sociale", non è molto lontana da quella di Keynes, certo tenuto a un più professionale realismo, in particolare quando si tratta di affrontare il problema della disoccupazione. In appendice due articoli apparsi nella rivista di T. S. Eliot "Criterion" e una selezione dei discorsi di Pound alla radio fascista pronunciati durante la guerra. Con la prefazione di Mary de Rachewiltz e l'introduzione di Giorgio Lunghini.
- John Maynard Keynes: "L'assurdità dei sacrifici. Elogio della spesa pubblica", MABED Edisioni Sì, 2013.
Tutta la verità della situazione politico economica che stiamo vivendo oggi la ritroviamo nel dialogo di ottant'anni fa tra il grande banchiere Josiah Stamp, che ripropone il mito dell'eticità e della positività delle politiche di austerity, e Keynes, che difende la spesa pubblica e la piena occupazione come unici indici utili per giudicare la solidità dei conti pubblici. Le austerità stanno distruggendo l'economia. Un manipolo di personaggi senza scrupoli ("affidabili, responsabili, sobri") al soldo dei grandi capitali e dei poteri finanziari, ha vincolato la nostra Costituzione a politiche di pareggio e avanzo di bilancio, impedendo una salvifica spesa pubblica. Le glosse, prese per così dire a prestito dalla recente scuola economica Modern Money Theory, offrono una prospettiva nuova e contestualizzata per giungere a invertire la rotta della cosiddetta crisi. Lo Stato deve spendere e deve avere il monopolio della valuta. Lo Stato ha il dovere di garantire il lavoro.
- Warren Mosler: "Le sette innocenti frodi capitali della politica economica", Edizioni Arianna, 2012.
Le sette innocenti frodi capitali della politica economica altro non sono che degli errori di comprensione teorica e di agire pratico che danneggiano l'esistenza della quasi totalità della popolazione mondiale, impedendo la prosperità e la felicità umana. Esse, nella integrale definizione prospettta dall'autore, sono: "1. Il governo deve aumentare i fondi attraverso tasse o prestiti per potere spendere. In altre parole, la spesa governativa è limitata dalla capacità del governo di tassare o contrarre prestiti. 2. Con i deficit del governo stiamo lasciando l'onere del debito a nostri figli. 3. I deficit di bilancio del governo portano via i risparmi. 4. La Previdenza Sociale è finita. 5. Il deficit della bilancia commerciale è uno squilibrio insostenibile che porta via lavoro e produzione. 6. Abbiamo bisogno di risparmi per procurare fondi per gli investimenti. 7. E' un male che deficit più alti comportino tasse più alte domani." Tutto falso. Al contrario, dice Mosler: "Si tratta ... di un anacronismo: i titoli di Stato avevano senso con il gold standard, perchè servivano ad evitare che la gente incassasse direttamente l'oro. Adesso sono, a tutti gli effetti, non necessari."
- Paolo Barnard intervista Warren Mosler: "In alto il deficit! Superare la crisi uscendo dall'Euro ed emettendo moneta per finanziare occupazione e servizi", Keynesiana, Edizioni Sì, 2012.
Warren Mosler conosce il funzionamento
della moneta come pochi, e ne ha una visione del tutto non convenzionale: in poche parole spazza via tutti i falsi miti economici (diffusi tra i molti, a vantaggio di pochi), quali la carenza di
denaro o l’inevitabilità dei tagli alla spesa pubblica, per poi capovolgerli.
Inizierete la lettura pensando: troppo semplice per essere vero! La terminerete consapevoli di quante menzogne ci hanno raccontato sulla necessità di tagliare ferocemente la spesa e tenere bassi il
deficit e i salari.
- Alberto Bagnai: "Il tramonto dell'Euro. Come e perché la fine della moneta unica salverebbe democrazia e benessere in Europa", Imprimatur Ed., 2012-2017.
Dopo anni di recessione i testi sulla crisi non mancano. La maggior parte però propone ricette per salvare l'euro da se stesso, modificando le regole europee. Ne mancava uno che si ponesse il problema di salvare i cittadini dall'euro. Sfondando la barriera dei luoghi comuni, questo libro illustra il legame fra l'euro e la disintegrazione economica e politica dell'Eurozona, descrive le modalità e le conseguenze pratiche di un eventuale percorso di uscita e, infine, indica la direzione lungo la quale riprendere - dopo l'infelice parentesi dell'unione monetaria - un reale percorso di integrazione culturale, sociale ed economica europea. Un altro euro non è possibile. La sua fine segnerà l'inizio di un'altra Europa, possibile e desiderabile. "Se accettiamo questo metodo, non ci sono limiti a quello che ci potrà essere imposto. E l'unico modo per opporci è rifiutare l'euro, il segno più tangibile di questa politica e dei suoi fallimenti".
- AA. VV.: "Manifesto degli economisti sgomenti. Capire e superare la crisi", Ed. Minimum Fax, 2012.
La crisi economica si aggrava in tutto il mondo, e finora le ricette per fronteggiarla sembrano inefficaci. Firmato da più di settecento economisti, questo manifesto smentisce in maniera chiara e concisa dieci "grandi certezze" sulal crisi, e propone una serie di contromisure concrete, alternative alle attuali politiche neoliberiste.
- David Harvey: "Diciassette contraddizioni e la fine del capitalismo", Feltrinelli Ed., Milano, 2014.
La contraddizione tra realtà e apparenza, tra capitale e lavoro, tra valore d'uso e valore di scambio, tra proprietà privata e Stato capitalistico, tra monopolio e concorrenza, tra valore sociale del lavoro e sua rappresentazione monetaria... Sono diciassette le grandi contraddizioni che Harvey individua: stanno al cuore del capitalismo, alcune sono interdipendenti, tutte si intrecciano fra loro e, quando si acuiscono, producono instabilità e crisi; oggi ne mettono a rischio la tenuta. La spinta ad accumulare capitale al di là delle possibilità di investimento, l'imperativo di usare i metodi più economici di produzione che porta ad avere consumatori senza mezzi per il consumo, l'ossessione di sfruttare la natura fino al rischio dell'estinzione: sono antinomie di questo tipo che sottostanno alla persistenza della disoccupazione di massa, alle spirali discendenti dello sviluppo in Europa e Giappone, agli instabili salti in avanti di paesi come Cina e India. Non tutte le contraddizioni del capitale sono ingestibili, alcune possono condurre a quelle innovazioni che ridanno forza al capitalismo e lo fanno apparire saldo e duraturo. Tuttavia l'apparenza può ingannare: se è vero che molte delle contraddizioni del capitale possono venire gestite, altre potrebbero essere fatali per la nostra società. Per evitare un simile esito questo libro si propone tanto come un'efficace guida al mondo che ci circonda quanto come un manifesto per il cambiamento.
- David Harvey: "L'enigma del capitale e il prezzo della sua sopravvivenza", Feltrinelli Ed., Milano, 2011.
"In questo libro cercherò di ristabilire una qualche comprensione della natura del flusso del capitale. Se riusciremo a capire più a fondo le perturbazioni e la distruzione a cui tutti siamo esposti, forse potremo cominciare a capire cosa fare al riguardo." David Harvey.
- Marco Mori: "Il tramonto della democrazia. Analisi giuridica della genesi di una dittatura europea", Agorà & Co., Lugano, 2016.
- Federico Caffé: "In difesa del welfare state. Saggi di politica economica", Resenberg & Sellier, Torino, 1986-2014.
Nel centenario della nascita di Federico Caffè vengono riproposti, con due nuovi saggi, gli interventi dell'economista in difesa di un'azione pubblica volta a una "civiltà possibile", della quale lo stato sociale - il welfare state del titolo - non può non essere un tassello fondamentale. Con rigore teorico ma senza tecnicismi lo studioso affronta temi oggi di grande attualità, argomentando come siano obsolete le tesi di chi in economia periodicamente rispolvera - talvolta inconsapevolmente, talaltra con atteggiamenti che rasentano il plagio - argomenti datati, "anche se ovviamente con gli affinamenti e le sofisticazioni formali che non mancano mai in casi del genere". Il messaggio conduttore del libro è il costante invito di Caffè a guardare al mercato non come un modello ideale e astorico ma "nella sua realtà concreta", rifuggendo dalle semplificazioni e prestando attenzione al peso che su di esso esercitano gli interessi costituiti, nazionali e internazionali. È lo stesso invito a vedere il pensiero keynesiano come "una rivoluzione intellettuale incompiuta e non come condensato di precetti suscettibili di essere adoperati senza tener conto del modificarsi delle vicende storiche!". La prospettiva adottata dall'autore è quella di interpretare sia i fenomeni economici sia la lettura che ne danno gli studiosi senza rinunciare ad alcuni "punti fermi", riassumibili in "una visione del mondo che affida alla responsabilità dell'uomo le possibilità del miglioramento sociale".
- Nino Galloni: "Misteri dell'euro, misfatti della finanza", Rubbettino Ed., 2005.
Cosa si nasconde dietro l'introduzione della moneta unica in Europa? Quali poteri economici ne sono stati tutelati? Siamo veramente nell'imminenza di una crisi bancaria internazionale? Le banche prestano danaro proprio o creano nuova moneta? Esiste una politica economica alternativa per i Paesi in via di sviluppo che vada oltre le varie forme di elemosina? A questi ed altri quesiti il volume tenta di dare una risposta.
- Nino Galloni: "Moneta e Società. Gli effetti sociali delle politiche monetarie. Il caso italiano", Keynesiana, Sì Editore, 2013.
In questo libro si affrontano le diverse teorizzazioni della moneta (privata; statale; avente valore intrinseco; bancaria) e gli effetti che derivano dalla loro circolazione e dalla loro interazione. La politica monetaria, che regola questa circolazione, è il primo tassello per favorire l'attività delle imprese, selezionare una classe dirigente, avere uno Stato amico - e non nemico - dei suoi stessi cittadini.
Alcuni eventi hanno segnato, nel bene e nel male, la Storia successiva alla seconda guerra mondiale: gli accordi di Bretton Woods e di Yalta; la dichiarazione di Nixon del 1971; l'abbandono delle teorie keynesiane.
Questo percorso ha portato dapprima allo strapotere del sistema bancario sulle istituzioni politiche, e oggi al tragico predominio della grande finanza.
Galloni propone correttivi, elencati in nove punti cruciali in vari possibili scenari e indica nel superamento del mito delle esportazioni un primo fondamentale passo per un'economia e una società in cui lo sviluppo degli uni non avvenga a scapito degli altri e la tutela dell'ambiente, della salute e del benessere non rappresenti un limite allo sviluppo stesso, ma la sua condizione.
...e sul perché le cose siano andate e stiano andando in modo del tutto opposto.
- Nino Galloni: "Chi ha tradito l'economia italiana? Come uscire dall'emergenza", Editori Riuniti University Press, Roma, 2014.
La sconfitta del principale paradigma liberista (il risanamento dei conti pubblici come presupposto dello sviluppo) sostituito dal paradigma voluto dal potere vincente, la speculazione internazionale (che, invece, sta sostenendo, subito lo sviluppo con conti in ordine) non risulta ancora digerita dai governi e dagli Stati: che continuano ad anteporre "lacrime e sangue" e a non selezionare le misure di politica economica per scegliere solo quelle che aiutano lo sviluppo senza peggiorare i conti ovvero che migliorano i conti senza penalizzare lo sviluppo. Su questa strada è addirittura l'euro a rischiare, a breve, una brutta fine. Oggi la speculazione finanziaria è dieci volte più forte delle classiche istituzioni internazionali. La stessa Germania, in Europa, non riesce a tenere il passo con il cambiamento dei paradigmi. La svolta liberista anti-keynesiana della fine degli anni settanta ha esaurito la sua spinta devastatrice, ma la attuale prepotenza della finanza internazionale, dove ci sta portando? Su tale linea di ragionamento l'economista Nino Galloni propone questa ricerca che parte dal dopoguerra per arrivare alla cruciale resa dell'Unione Europea al diktat americano fra ottobre e novembre del 2011.
- Vanni Codelupi: "Metropoli e luoghi del consumo", Mimesis Ed., Milano, 2014.
Il volume cerca di spiegare l'importante ruolo assunto nelle società contemporanee dai luoghi del consumo. Gli individui infatti, oggi trascorrono gran parte del loro tempo libero all'interno di spazi che sono stati concepiti per contenere e stimolare le attività di acquisto dei beni, ma che stanno anche diventando luoghi di messa in scena spettacolare delle merci e di sviluppo delle relazioni sociali. La struttura del volume mette costantemente in relazione tali luoghi con la parallela evoluzione subita dagli spazi urbani e metropolitani e muove dai luoghi del consumo del passato, a cominciare dai mercati e dalle botteghe dell'antichità, per passare poi attraverso i passages e i grandi magazzini parigini dell'Ottocento, e approdare infine ai luoghi del consumo contemporanei, come i centri commerciali, i concept store, gli aeroporti e i parchi di divertimento.
- Richard Wilkinson e Kate Pickett: "La misura dell'anima. Perché le diseguaglianze rendono le società più infelici", Feltrinelli Ed., Milano, 2009-2012.
È la diseguaglianza la madre di tutti i malesseri sociali. In una società c'è più violenza, più ignoranza, maggiore disagio psichico, orari di lavoro infiniti? Ci sono più malati, più detenuti, più tossicodipendenti, più ragazze-madri, più obesi? All'origine di questo alto tasso di infelicità ci sarà con ogni probabilità un maggior divario tra ricchi e poveri, una maggiore diseguaglianza. Lo dimostrano, cifre alla mano, gli autori di questo libro che è già un caso in Inghilterra. Non è l'ennesima riproposta di un astratto ideale egualitario di matrice socialista. Piuttosto, è il risultato di trent'anni di ricerche e comparazioni statistiche tra i dati raccolti in tutti i principali paesi sviluppati. Ne emerge un'inedita radiografia del mondo in cui viviamo. Siamo infatti abituati a pensare che la crescita economica abbia l'effetto automatico di rendere una nazione più sana e più soddisfatta. Ma oggi non è più così, perché i malesseri generati dalla diseguaglianza coinvolgono tutti: non solo i ceti più svantaggiati, ma anche quanti si collocano al vertice della scala sociale. La prospettiva aperta dal libro è chiara: se si vuole avviare un nuovo ciclo di crescita che ponga al centro la qualità della vita e non solo il Pil, occorre intervenire immediatamente per ridurre la forbice sociale cresciuta a dismisura tra anni ottanta e novanta. Occorre redistribuire reddito e opportunità prendendo ispirazione da Scandinavia e Giappone, esempi virtuosi di egualitarismo.
- Cornelius Castoriadis e Christopher Lasch: "La cultura dell'egoismo. L'anima umana sotto il capitalismo", Elèuthera Ed., 1986, 2012-2014.
Non capita spesso di leggere a distanza di anni le lungimiranti previsioni di chi sa leggere il suo tempo e così anticipare l'esito dei processi in atto. Ed è appunto quello che fanno due pensatori disincantati come Castoriadis e Lasch in questa conversazione del 1986 sulla modernità e i suoi costi. Una modernità già ostaggio di quella logica capitalista che ha invaso l'intero campo dell'esistenza umana, tanto che a essere messe in discussione sono soprattutto le ricadute morali, psicologiche e antropologiche di quel capitalismo di tutti i giorni che si è tradotto in una nuova cultura dell'egoismo. In un mondo abitato da estranei chiusi nella loro intimità, ha avuto libero gioco il processo di atomizzazione sociale che ha sancito la fine tanto dei legami comunitari quanto di uno spazio pubblico in cui esercitare una democrazia non corporativa. Nulla di cui stupirsi, ci avvertono con decenni di anticipo gli autori: sono gli esiti necessari e prevedibili di un mondo in cui l'anima umana è plasmata dal capitalismo. Postfazione di Jean-Claude Michéa.
- Zygmunt Bauman: "Vite di scarto", Editori Laterza, Bari, 2005.
La modernizzazione è la più prolifica e meno controllata linea di produzione di rifiuti e di esseri umani di scarto. La sua diffusione globale ha sprigionato e messo in moto quantità enormi e sempre crescenti di persone private dei loro modi e mezzi di sopravvivenza. I reietti, i rifugiati, gli sfollati, i richiedenti asilo sono i rifiuti della globalizzazione. Ma non sono i soli rifiuti: vi sono anche le scorie che hanno accompagnato fin dall'inizio la produzione. Zygmunt Bauman (1925-2017) è stato uno dei più noti e influenti pensatori al mondo. Professore emerito di Sociologia nelle Università di Leeds e Varsavia.
- Zygmunt Bauman: "Consumo, dunque sono", Editori Laterza, Bari, 2012.
C'era una volta - nella fase solida della modernità - la "società dei produttori", epoca di masse, regole vincolanti e poteri politici forti. I valori che la governavano erano sicurezza, stabilità, durata nel tempo. Quel mondo si è sfaldato e oggi viviamo nella "società dei consumatori", il cui valore supremo è il diritto-obbligo alla "ricerca della felicità", una felicità istantanea e perpetua che non deriva tanto dalla soddisfazione dei desideri quanto dalla loro quantità e intensità. Eppure, dice Bauman, rispetto ai nostri antenati noi non siamo più felici: più alienati semmai, isolati, spesso vessati, prosciugati da vite frenetiche e vuote, costretti a prendere parte a una competizione grottesca per la visibilità e lo status, in una società che vive per il consumo e trasforma tutto in merce. Ma proprio tutto, anche i consumatori. Ciononostante stiamo al gioco e non ci ribelliamo, né sentiamo alcun impulso a farlo.
- Zygmunt Bauman: "La solitudine del cittadino globale", Feltrinelli, Milano, 2017.
Alle glorie della nuova era globale si contrappone la solitudine dell'uomo comune: la socialità è incerta, confusa, sfocata. Si scarica in esplosioni sporadiche e spettacolari per poi ripiegarsi esaurita su se stessa. Per porre un freno a questo processo occorre ritrovare lo spazio in cui pubblico e privato si connettono: l'antica agorà, in cui la libertà individuale può diventare impegno collettivo.
- Zygmunt Bauman: "La società dell'incertezza", Il Mulino Ed., Bologna, 1999.
Nel nostro mondo postmoderno non c'è posto per la stabilità e la durata, l'apparenza prevale sulla sostanza, il tempo si frammenta in episodi, la salute diventa fitness, la massima espressione di libertà è lo zapping. Dalle macerie del vecchio ordine politico bipolare sembra emergere solo un nuovo disordine globale. Le figure emblematiche che abitano questo traballante universo sono il giocatore (in borsa o alla lotteria) e il turista, lo sradicato e il "collezionista di sensazioni". Ma forse, più di ogni altro, lo straniero. Per impedire che l'individuo diventi presto straniero anche a se stesso, è giunto forse il momento di guardare a nuove strategie di vita.
- Jerry Kaplan: "Le persone non servono. Lavoro e ricchezza nell'epoca dell'intelligenza artificiale", Luiss University Press, Roma, 2016.
L'intelligenza artificiale, ben nota a scienziati, economisti e filosofi, gode di cattiva fama nella letteratura e nel cinema. Gli appassionati di fantascienza la ricollegheranno subito a robot assassini a caccia di esseri umani nelle strade di oscure città future, o a computer senzienti che si preparano a dominare il mondo. Nel suo nuovo libro Jerry Kaplan, veterano della Silicon Valley, ci guida invece alla scoperta di un campo di studi reale che oggi, dopo cinquant'anni di sforzi e miliardi di dollari spesi, sembra finalmente a un passo dal decifrare il codice dell'intelligenza artificiale. Il genere umano si trova sull'orlo di un cambiamento senza precedenti: automobili senza pilota, aiutanti robot e consulenti finanziari automatizzati possono darci ricchezza e tempo libero, ma anche rappresentare per noi una minaccia più concreta di Terminator o HAL 9000. Non sappiamo se il prezzo di algoritmi sempre più evoluti sia l'obsolescenza umana. Il passaggio all'automazione del lavoro in più campi potrebbe essere brutale e protratto nel tempo, soprattutto se non affronteremo tempestivamente i grandi problemi rappresentati da un mercato del lavoro sempre più incerto e da crescenti disuguaglianze di reddito. Kaplan, con "Le persone non servono", propone soluzioni politiche e di libero mercato che possono aiutarci a evitare un lungo periodo di tumulti sociali, mostrando in modo a un tempo accessibile e completo le opportunità e i rischi dell'intelligenza artificiale.
- Serge Latouche: "La scommessa delle decrescita", Feltrinelli, Milano, 2007.
Il termine "decrescita" suona come una scommessa o una provocazione, nonostante la generale consapevolezza dell'incompatibilità di una crescita infinita in un pianeta dalle risorse limitate. L'oggetto di questo libro è incentrato sulla necessità di un cambiamento radicale. La scelta volontaria di una società che decresce è una scommessa che vale la pena di essere tentata per evitare un contraccolpo brutale e drammatico. Bisogna ripensare la società inventando un'altra logica sociale. Ma come costruire una società sostenibile, in particolare nel Sud del mondo? Bisogna quindi esplicitare i diversi momenti per poter raggiungere questo obiettivo: cambiare valori e concetti, mutare le strutture, rilocalizzare l'economia e la vita, rivedere nel profondo i nostri modi di uso dei prodotti, rispondere alla sfida dei paesi del Sud. Infine, bisogna garantire tramite misure appropriate la transizione dal nostro modello incentrato sulla crescita a una società della decrescita. Tutti temi questi che già a vario titolo compaiono nell'agenda politica di molti paesi europei, tra cui la Francia e la Germania, e che anche in Italia cominciano a definirsi in un tutto organico. Questo libro ne è il manifesto teorico.
- Robert Kurz: "Il collasso della modernizzazione. Dal crollo del socialismo da caserma alla crisi dell'economia mondiale", Mimesis Edizioni, Milano, 2017.
L'euforia liberale seguita al tracollo del comunismo ha completamente travisato la vera natura del socialismo reale e della sua crisi, identificandola con la fine ingloriosa di un'aberrazione storica cui avrebbe dovuto subentrare una nuova era di prosperità da economia di mercato. Ad un quarto di secolo da quegli eventi (e a cento anni esatti dalla Rivoluzione d'ottobre) sappiamo però che le cose sono andate in maniera molto diversa. Il presente volume, pubblicato in Germania nel 1991, si propone di analizzare il crollo del socialismo reale nel contesto di una crisi più ampia del sistema mondiale della merce (alias capitalismo), di seguirne le vicende allo scopo di individuare i lineamenti fondamentali di un processo di crisi che sta iniziando a colpire negli ultimi anni, in maniera convulsa, lo stesso Occidente.
- Ernst Lohoff e Norbert Trenkle: "Crisi: nella discarica del capitale. La critica del valore, l'euro e l'assurdità delle politiche europee di austerità", Mimesis Edizioni, Milano, 2014.
La crisi dilaga. Nei paesi dell'Eurozona, mentre il lavoro sparisce dai settori centrali della produzione a causa delle più recenti tecnologie, le ciniche politiche di austerità ricacciano la popolazione in una miseria che l'Occidente aveva ormai dimenticato. La stessa economia mondiale sembra ad un passo dal crollo. Gli osservatori economici e le teorie antagoniste si abbandonano a sogni regressivi, sperando nell'improbabile ritorno di un capitalismo "sano". Secondo la corrente internazionale della "Critica del valore", al contrario, le cause della crisi vanno ricercate proprio nelle gravi contraddizioni che il capitalismo celava, fin dall'inizio, nella sua stessa struttura. I testi di Lohoff e Trenkle, presentati qui per la prima volta in lingua italiana e corredati di una lunga postfazione esplicativa, rappresentano un valido approccio alla storia e ai metodi della più radicale delle teorie critiche.
- Gruppo Krisis: Robert Kurz, Norbert Trenkle, Ernst Lohoff: "Manifesto contro il lavoro", Edizioni DeriveApprodi, 2003: