CAMBIAMENTO
CLIMATICO?
Il clima è mutevole per definizione.
Ovvero non è un fenomeno "statico", stazionario,
come l'aria condizionata
della tua auto, casa, ufficio, frigorifero.
La grande truffa del riscaldamento globale
Carlo Rubbia, Nobel per la fisica,
smonta la bufala dei cambiamenti climatici
Prof. Franco Prodi su cambiamento climatico - 1
Climatologo e Fisico dell'Atmosfera
Prof. Franco Prodi su cambiamento climatico - 2
Cambiamenti Climatici - Carbonio Ossigeno (CO2) Elementi di Vita | Prof. Scafetta Prof. Prestininzi"
Riscaldamento globale? Ma il clima è sempre cambiato (e le risorse non si esauriranno mai)
Verità nascoste, sulle tracce del Clima:
Prof. Prestininzi, Madrigali, Peluzzi, JLive Radio
Filippo Giorgi - Cambiamenti climatici: siamo di fronte a una pandemia ambientale globale?
Filippo Giorgi, "Cambiamenti climatici: siamo di fronte ad una pandemia ambientale globale?"
Il più grave problema per l'umanità:
spiegazione di Luca Mercalli
S. Caserini, E. Pedrocchi:
Il problema del cambiamento del clima globale
Cambiamenti climatici. Analisi di cause e
impatti del riscaldamento globale - Antonello Pasini
CESMA Cambiamenti Climatici:
Tenente Colonnello Guido Guidi
Riscaldamento globale tra scienza e opinioni
Bugie ambientaliste, di Riccardo Cascioli
L'Oceano Artico, il mare più ricco del mondo
Louisiana e Miami: la costa est degli
Stati Uniti sommersa dal mare
Come sarebbe la terra senza l'Artico?
Il riscaldamento globale di oggi è diverso
dai cambiamenti climatici del passato, ecco i motivi:
Perché in Italia il clima è sempre più tropicale
INTRODUZIONE
Criticare o confutare la teoria del surriscaldamento globale dovuta alle attività umane non significa automaticamente affermare che tutto va per il meglio e che pertanto si possa continuare spensieratamente ad avvelenare la biosfera terrestre, cioè l'ambiente e noi stessi, tanto c'è tempo. No, il tempo è scaduto da un pezzo.
Il clima è mutevole per definizione. Quindi è necessario adattarsi, così come fecero le civiltà del passato, mentre oggi non ci mancano certo le tecnologie e gli accorgimenti urbanistici ed ambientali per adattarci a qualsiasi cambiamento climatico. Il moralismo di certe frange ambientaliste non serve a nulla ed è pura ideologia e mistificazione della realtà. La ragazzina che rinfaccia agli adulti: "ci avete tolto il futuro!", si può tollerare. Adulti che dicono la stessa cosa, no. Perché, punto due, se noi tutti siamo qui è anche grazie all'era del petrolio. Questo puritanesimo degli ambientalisti dell'ultima ora, applicato all'ecologia, non ci aiuta a risolvere i problemi. E basta con questo ambientalismo da mercanti, pur di vendere qualsiasi cosa.
Il clima non è come l’aria condizionata di casa, con una temperatura dell’aria che stabiliamo e controlliamo noi mediante termostati o altro. Per riscaldare le immense masse di acqua oceaniche ci vogliono come minimo millenni: non è con poche “scorreggette” – le emissioni di CO2 originate dalle attività umane – che si può surriscaldare la Terra. Infatti nel bilancio del ciclo del carbonio sulla Terra, "le scorreggette e gli scorreggi” di origine antropica sono una percentuale irrilevante. Per giunta: l’effetto serra è proprio ciò che guarda caso permette la vita sulla Terra. 2.000 anni fa, al tempo degli antichi romani, e intorno all’anno 1.200, cioè al tempo della costruzione delle grandi cattedrali gotiche, le temperature medie globali a quanto pare erano anche più alte di oggi, con vigneti che crescevano persino in Inghilterra. Infatti allo stato attuale delle conoscenze, i fattori che determinano i mutamenti climatici della Terra sono di ordine astronomico e geofisico, essenzialmente dovuti a: attività del sole, variazione dell'inclinazione dell'asse terrestre e dell'orbita terrestre su tempi geofisici (come nutazione, precessione, ecc.; ovvero i Cicli di Milanković; e non di certo di qualche secolo), grandi eruzioni vulcaniche con immissione in alta atmosfera di polveri sottili.
Dimostrare che il surriscaldamento globale non è di origine antropogenica, cioè che non è dovuto alle attività umane, non significa appunto dire: tutto bene, continuiamo allegramente a bruciare – e a sprecare – i combustibili fossili in tutti i modi possibili, avvelenando sempre di più l’ambiente in cui viviamo.
Abbiamo ridotto il pianeta ad una pattumiera. Infatti abbiamo avvelenato e stiamo avvelenando il pianeta in tutti i modi possibili – terra, sottosuolo, falde acquifere, mari, fiumi, persino l’aria che respiriamo è ridotta male, per non parlare della distruzione degli ecosistemi e dell’estinzione di innumerevoli specie viventi. Questo è il problema numero uno. Altro che surriscaldamento globale! Ma si può rimediare. Come? Collaborando per il bene comune. Questo è il bene comune, non quello di continua egoisticamente a farsi i porci comodi suoi a danno degli altri.
Qualcuno penserà: ma... perché sottilizzare cercando la verità, piuttosto che andare avanti con gli slogan, con i mantra ossessivi di stampo pubblicitario, come ad esempio: “surriscaldamento globale” e “cambiamento climatico”?
Perché si finisce per trascurare il vero problema: l'avvelenamento di un intero pianeta, la distruzione degli ecosistemi, l'estinzione delle specie viventi!!! C'è persino qualcuno che sogna di recuperare il codice genetico di animali estinti come i dinosauri: incredibile! Quali dinosauri? Che cosa ci importa di diventare degli antipasti per dinosauri? Salviamo le specie viventi, salviamo l'ambiente! Salviamo noi stessi e il futuro delle nuove generazioni!
Ma c’è anche di peggio di chi sogna di resuscitare dinosauri. C’è chi ha ideato la geoingegneria creativa con sperimentazione diretta sulla pelle della gente inconsapevole, ovvero chi pensa di salvare il pianeta e rimediare all’avvelenamento della Terra, avvelenando persino l’atmosfera! Dei perfetti imbecilli che vorrebbero spruzzare in cielo su tutto il pianeta varie sostanze per controllare persino il tempo meteorologico. A questo proposito, James Lovelock ci ha già avvertito a suo tempo: perché noi dovremmo sostituirci alla natura, facendo quello che la natura fa gratis da sempre? [***]
In conclusione, in questa fase di transizione energetica, dall’esaurimento dei combustibili fossili alle fonti di energia rinnovabile: vogliamo che sia la cosiddetta mano invisibile del mercato economico a decidere – in modo sostanzialmente anarchico – che cosa è bene e cosa è male? Questo gioco del laissez faire può essere molto pericoloso, perché può condurre a conflitti insanabili e a guerre “definitive”. Perché dare il mondo in mano a dei cretini? Riprendiamocelo. Liberiamoci di tutte queste cose che non servono assolutamente a niente: guarda meglio, guarda quanta immondizia ti hanno fatto comprare!
M.L.
Nota [***]: non ricordo esattamente in quale passo dei quattro libri del Lovelock che ho letto, con grande interesse, egli usi queste testuali parole. Ma questo stesso concetto, James Lovelock lo espone in modo più esteso nel capitolo 9 finale del suo libro in edizione italiana "La rivolta di Gaia" (Ed. Rizzoli, Milano, 2006), a pag. 210: "Quanto più interferiremo con la composizione della Terra e tenteremo di fissarne il clima, tanto più ci assumeremo la responsabilità di mantenere la Terra un luogo adatto per vivere, e magari alla fine ci ritroveremo a svolgere attivamente come lavoro ingrato ciò che Gaia ha fatto gratuitamente per oltre tre miliardi di anni."
BIBLIOGRAFIA
L'impatto della produzione energetica sull'ambiente antropizzato e naturale , dell'Ingegner Roberto Vacca.
Cicli di Milanković (relazione tra le oscillazioni periodiche dell'asse terrestre e irraggiamento solare; e anche: la Terra è un gigantesco giroscopio: vedi la "Teoria delle Apparenze" dell'Ingegner Marco Todeschini, la quale ne calcola i moti oscillatori esatti, dandone ragione del come e del perchè).
Clima e cambiamento climatico , del Dott. Teodoro Georgiadis e del Dott. Luigi Mariani, Rivista Italiana di Agrometeorologia, 2006:
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Ulteriori scritti sull'argomento, dell'Ing. Roberto Vacca:
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Nigel Lawson: "Nessuna emergenza clima. Uno sguardo freddo sul riscaldamento globale", Francesco Brioschi Editore, 2008.
Il mondo sta veramente scivolando nel baratro del riscaldamento globale? Nigel Lawson ci suggerisce di fermarci a considerare la questione del cambiamento climatico senza panico né allarmismo. Usando acume e distacco, l'autore analizza le questioni legate al clima per spiegare che il riscaldamento globale non è la minaccia devastante dipinta dai media e che i governi possono fare scelte corrette e attente solo in seguito a un approccio scientifico, economico e politico al tema.
Vaclav Klaus: "Pianeta blu, non verde. Cosa è in pericolo: il clima, o la libertà?", IBL Libri, 2009.
Il dibattito sul riscaldamento globale è oggi più acceso che mai. Sulle due sponde dell'Atlantico la discussione si sta trasformando in una sfida alle istituzioni della libertà d'impresa: sono compatibili, misure volte alla riduzione coatta delle emissioni, con i principi della libertà di mercato? E, se non lo sono, dove finisce l'ambiente e dove comincia l'ideologia? In questo saggio sferzante e iconoclasta, il Presidente della Repubblica Ceca Vaclav Klaus sostiene che le politiche proposte per affrontare il problema del global warming non sono giustificate dalle conoscenze scientifiche di cui disponiamo e, anzi, rappresentano una grave minaccia alla libertà e alla prosperità di tutto il mondo. Secondo Klaus, il movimento ambientalista si è trasformato in un'ideologia che mira a limitare a ogni costo qualsiasi attività umana, perseguendo l'utopia di un mondo perfettamente "naturale". La presunta minaccia posta dalla civiltà ad una fragile Terra è diventata un articolo di fede, specialmente nell'ambito dell'attivismo ecologista.
Global Climate Intelligence Group - www.clintel.org: "World Climate Declaration", "Dichiarazione sul clima mondiale", di Ivar Giaever , Nobel per la Fisica 1973, e di molti altri scienziati e ricercatori di tutto il mondo: "Non c'è nessuna emergenza clima"): "There is no climate emergency", aggiornamento al mese di agosto 2022:
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Link al sito NoGeoingegneria, ove sono presenti numerosi articoli sull'argomento, incluso quello che cita e parla della suddetta dichiarazione.
Paul Roberts: Dopo il petrolio. Sull'orlo di un mondo pericoloso", Einaudi, Torino, 2005.
(Libro del 2005, sempre attuale.) Il petrolio è un bene che presto terminerà. E già nei prossimi anni sarà raggiunto il punto in cui sarà antieconomico estrarlo. L'inevitabile diminuizione della materia prima potrebbe avere conseguenze catastrofiche. Paul Roberts, giornalista di «Harper's Magazine», ha intervistato esperti di governo e industria, dagli Stati Uniti all'Arabia Saudita all'Azerbaigian, sottolineando come sia indispensabile fin d'ora individuare un'alternativa al petrolio. Un reportage che associa ai conflitti geopolitici i problemi legati alla rapida industrializzazione dei paesi come la Cina che accelerano i processi di inquinamento e esaurimento delle scorte.
Richard Heinberg: "La festa è finita. La scomparsa del petrolio, le nuove guerre, il futuro dell'energia", Fazi Editore, Roma, 2004.
(Libro embematico, pure se datato al 2004.) La produzione mondiale di petrolio raggiungerà un picco nei prossimi anni, poi a partire da non oltre il 2010-2014 decadrà inevitabilmente. Su questo fatto, descritto dalle ultime revisioni della curva di Hubbert e colpevolmente trascurato dall'informazione di massa, concordano oggi la gran parte degli studiosi. Il mondo si troverà a dover gestire una transizione a una produzione meno frenetica, sostenibile e fondata soprattutto su risorse alternative: capitale sarà allora il ruolo degli Stati Uniti, il maggior consumatore di energia e la maggior potenza militare del mondo, che dovrà coordinare la propria azione con quella della comunità internazionale. In assenza di questa disponibilità, l'umanità rischia di vivere un profondo regresso.
Philippe Pelletier: "Clima, capitalismo verde e catastrofismo", Elèuthera, Milano, 2021.
Da alcuni decenni il «riscaldamento globale» ci viene presentato non solo come un dato di fatto, ma anche come una questione di vita o di morte. Ed è proprio questo timore di un collasso prossimo venturo che sembra mettere d'accordo i tanti sostenitori dell'origine antropica del cambiamento climatico, nonostante le profonde differenze che ci sono tra loro. Ma qual è l'effettiva evoluzione del clima? Quale la vera posta in gioco in ambito scientifico, geopolitico ed economico? Attento a non separare il sapere scientifico da una realtà sociale dominata da diseguaglianze, rivalità imperialiste e aspre competizioni fra il business degli idrocarburi e quello del nucleare, Pelletier smonta gli ingranaggi della macchina ideologica che sta dietro a quella che appare sempre più come una credenza religiosa: la collassologia. Se è vero che alcuni fenomeni sono inediti o inattesi nella forma attuale, il metodo per analizzarli rimane comunque lo stesso: attenersi alle osservazioni e diffidare delle narrazioni sensazionalistiche. Riscopriamo così che la scienza, e dunque anche l'ecologia e la climatologia, talvolta «non sanno», e magari sbagliano. Ma di certo non ammettono scorciatoie, soprattutto quando queste si discostano dal pensiero critico.
Kyle Harper: "Il destino di Roma. Clima, epidemie e la fine di un impero", 510 pgg., Einaudi, Torino, 2019.
Intrecciando una solida narrazione storica con la scienza del clima e le scoperte della genetica, Kyle Harper evidenzia come il destino di Roma sia stato deciso non solo da imperatori, soldati e barbari, ma anche da eruzioni vulcaniche, cicli solari, instabilità climatica e virus e batteri devastanti. Il racconto prende le mosse dall'apogeo di Roma nel I secolo a.C., quando l'impero sembrava una superpotenza invincibile, fino alla sua completa disfatta nel VII d.C., quando Roma era ormai politicamente frammentata e impoverita. Harper descrive in che modo i Romani cercarono di resistere a un enorme stress ambientale, finché l'impero non fu più in grado di sopportare le sfide combinate di una piccola era glaciale e ricorrenti focolai di peste bubbonica. Riflessione sull'intima relazione dell'umanità con l'ambiente, "Il destino di Roma" offre al lettore una panoramica completa di come una delle più grandi civiltà della storia si sia arresa al peso cumulativo della violenza della natura.
Wolfgang Behringer: "Storia culturale del clima. Dall'Era glaciale al Riscaldamento globale", 510 pgg., Einaudi, Torino, 2019.
Gli uomini sono figli dell'era glaciale: solo quando il freddo intenso dell’ultima glaciazione cominciò a stemperarsi, oltre 10000 anni fa, apparve la coltivazione, e con questa l’urbanizzazione e l’inizio della storia. Può apparire paradossale, ma è stato il riscaldamento del clima a crearci. Nel corso di tutta la storia umana, d’altra parte, il clima non è certo rimasto stabile e i suoi effetti sulle culture sono stati enormi. Non si può prescindere dalle condizioni climatiche nello studio delle civiltà, dei popoli, delle guerre, delle migrazioni, delle carestie, delle religioni e persino dell’arte e della letteratura. Diventa sempre più chiaro che il clima della Terra è parte integrante e motore inconsapevole dello sviluppo storico, politico e culturale dell’uomo e Wolfgang Behringer lo dimostra per la prima volta in forma estesa, con chiarezza e abbondanza di esempi.
Marco Pizzuti: "Emergenze climatiche non autorizzate. Ciò che i media non dicono”, 352 pgg., Ed. Il Punto d’Incontro, 2024.
Prove inconfutabili che gli eventi climatici estremi sono compatibili con gli effetti della geoingegneria e delle armi ad energia diretta.
Dal 2001 in poi, il mondo intero è stato scosso da continue emergenze: terrorismo, crack finanziari, immigrazione, pandemie, costo e reperibilità delle materie prime, iperinflazione, conflitti Ucraina-Russia e Israele-Hamas e, non da ultima, l’apocalisse climatica.
Marco Pizzuti smonta il teorema imposto dal pensiero unico, svela le trame dietro la presunta emergenza climatica e offre le prove del piano messo in atto per sottomettere gli Stati all’agenda green imposta dal World Economic Forum di Klaus Schwab.
L'autore ha raccolto le prove per dimostrare che gran parte degli eventi climatici più estremi degli ultimi anni è compatibile con gli effetti prodotti da geoingegneria e armi a energia diretta, che lasciano una traccia indelebile del loro utilizzo. Senza tralasciare che dalla fine degli anni ’90 in poi, il controverso progetto dell’aviazione USA per il controllo del clima ha modificato l’aspetto dei cieli dei Paesi N.A.T.O., nei quali sono apparse “anomale scie di condensa” rilasciate da velivoli con rotte a scacchiera.
Ogni anno i membri del World Economic Forum si riuniscono per stabilire gli obiettivi da raggiungere e il tipo di società globale in cui dovremo vivere. Uno dei loro cavalli di battaglia è proprio l’emergenza climatica che, stando alla denuncia di più di mille autorevoli scienziati di tutto il mondo, in realtà fa parte dei normali cicli climatici e non dipende dalle emissioni di CO2.
Le prime cento aziende del mondo sono responsabili di più del 70% dell’inquinamento globale, ma per i proprietari di queste corporation, che si riuniscono ogni anno a Davos con i loro 1500 jet privati, la colpa dell’apocalisse climatica da surriscaldamento sarebbe da imputare ai comuni cittadini, perché utilizzano auto a combustione e non hanno abitazioni in classe energetica soddisfacente.
L’emergenza climatica ha tutte le caratteristiche di un espediente usato dalla super élite di Davos per instaurare una sua governance globale con il consenso delle masse, impaurite ad arte.