Genetica delle

 

 

popolazioni

 

 

 

 

 

 

Guido Barbujani:

"Perché i Toscani non discendono dagli Etruschi"

 

Guido Barbujani:

"Il giro del mondo in sei milioni di anni"

 

 

 

 

LIBRI

 

Guido Barbujani e Andrea Brunelli: "Il giro del mondo in sei milioni di anni", Il Mulino, Bologna, 2018.

A volergli credere Esumim avrebbe partecipato a tutte le grandi migrazioni dell'umanità: «ci siamo divertiti - ripete sempre - non si stava mai fermi!». È l'immaginario testimone di un viaggio iniziato sei milioni di anni fa, il cui primo passo - quello di scendere dagli alberi - ha dato avvio alla lunga catena di migrazioni attraverso la quale i nostri antenati hanno colonizzato il pianeta. Quante umanità diverse - dagli Austrolopiteci a Neandertal, a Homo sapiens - si sono succedute e incrociate sulla Terra? Quali percorsi hanno seguito, dalla loro prima uscita dall'Africa fino alla diffusione in tutto il pianeta? Nella genetica, la guida per ricostruire una diaspora mai conclusa, espressione del nostro ancestrale nomadismo.

 

Guido Barbujani: "Gli africani siamo noi. Alle origini dell'uomo, Laterza, Bari-Roma, 2016.

Non bisognerebbe affrontare le sfide del Ventunesimo secolo con l'armamentario concettuale e ideologico del Settecento, ma succede. La convivenza fra persone di provenienze diverse, portatrici di diverse esperienze, stili di vita e convinzioni, pone problemi complessi. Per una curiosa reazione, molti invocano soluzioni illusoriamente semplici - fili spinati, muri, quote di immigrati, fogli di via - rispolverando vecchissime teorie sull'insanabile differenza razziale fra popoli del nord e del sud. Questo testo cerca, al contrario, di stimolare qualche ragionamento. Prima di tutto, sulle responsabilità di molti scienziati nel fornire giustificazioni di comodo per lo schiavismo e il colonialismo; e poi su quanto le teorie della razza, che pure hanno generato sofferenze e conflitti enormi e reali, si siano rivelate irrealistiche, incoerenti e incapaci di farci comprendere la natura delle nostre differenze. "Gli africani siamo noi" racconta anche un po' delle cose che abbiamo capito da quando la biologia ha abbandonato il paradigma razziale: parla di come nel nostro genoma restino tracce di lontane migrazioni preistoriche; e anche di come forme umane diverse, forse specie umane diverse, si siano succedute e abbiano coesistito, finché sessantamila anni fa i nostri antenati, partendo dall'Africa, si sono diffusi su tutto il pianeta.

 

Guido Barbujani: "L'invenzione delle razze. Capire la biodiversità umana", Bompiani, Milano, 2006.

La parola razza è tornata di moda. Ma siamo sicuri di sapere cosa significhi esattamente? E quanto dipendono dai nostri geni i rapporti fra persone di cultura diversa e le disuguaglianze sociali? Questo libro, attraverso un percorso storico-critico di grande fascino, ripercorre le tappe del dibattito sulle basi biologiche della diversità umana, dai primi tentativi di classificazione razziale fino ai moderni studi sul DNA. Ci racconta come la genetica sia riuscita a ricostruire le fasi più remote del cammino dell'umanità, dalle nostre origini africane alla colonizzazione dei cinque continenti, e come queste conoscenze smentiscano l'idea ottocentesca che l'umanità sia frammentata in gruppi biologicamente distinti, quei gruppi che in altre specie si chiamano razze.

 

Guido Barbujani e Pietro Cheli: "Sono razzista, ma sto cercando di smettere", Laterza, Roma-Bari, 2008.

Niente razze, ma molto razzismo. Nonostante studi approfonditi abbiano dimostrato da tempo che di razze umane ce n'è una sola, certi sentimenti non smettono di circolare. Siamo tutti parenti, discendenti dagli stessi antenati africani che hanno colonizzato in poche migliaia di anni tutto il pianeta. Niente razze, ma molte differenze, scritte un po' nel nostro DNA. E moltissimo nella nostra cultura, nei tanti luoghi comuni dove andiamo a inciampare ogni giorno, nei pregiudizi che ci guidano attraverso le piccole e grandi vicende della vita e che ci portano a subire, dire, fare o semplicemente pensare cose razziste.

 

Guido Barbujani: "Europei senza se e senza ma. Storie di neandertaliani e di immigranti", Bompiani, Milano, 2008.

Convivere in pace, vecchi e nuovi cittadini, ci sembra difficile e probabilmente lo è, ma un problema identico si è posto con ben altra urgenza 40 mila anni fa, quando i veri europei, gli uomini di Neandertal, hanno visto arrivare dall'Africa le avanguardie dei Cro-Magnoidi, i nostri antenati. Da allora, due gruppi umani diversi nell'aspetto, nella cultura e nel DNA, probabilmente due diverse specie umane, hanno coabitato in Europa per millenni: ma alla fine i vecchi europei si sono estinti. E dalla loro scomparsa, attraverso migrazioni, contatti e contaminazioni fra culture diverse, che a poco a poco ha preso forma la popolazione che oggi chiamiamo europea, e con lei un continente dai limiti incerti e (a volte temiamo) dall'incerto futuro. Soprattutto, un continente i cui abitanti hanno avuto una storia complessa, che non si presta a facili semplificazioni, neanche oggi che i test del DNA ci promettono (ma spesso sono promesse da marinai) di rivelarci le nostre caratteristiche più nascoste. Partendo da un passato remoto e dai metodi con cui la scienza riesce a ricostruirlo attraverso lo studio dei fossili, dei reperti archeologici e soprattutto dei nostri geni, questo libro ci accompagna a una sorprendente riscoperta dell'identità europea. Un'identità che non riposa su basi biologiche, e che trae la sua forza non da una o poche radici etniche o religiose, ma dalla molteplicità di contributi che hanno continuato ad aggiungersi, ad arricchirla e a ridefinirla.

 

 

 

 

LIBRI SU TEMI COLLATERALI

 

Amartya Sen: "Identità e violenza", [identità etniche: la radice del razzismo], Laterza Ed., Bari, 2006-2008.

Nel 1944 a Dhaka, nel Bengala che ancora faceva parte dell'India, un bambino di 11 anni vide arrivare nel giardino di casa un uomo gravemente ferito che implorava un sorso d'acqua. Colpevole solo d'essere musulmano, era stato linciato per strada da alcuni indù. Amartya Sen, il bambino della mia storia, non ha mai dimenticato quell'episodio. Da allora il futuro premio Nobel per l'economia ha imparato a diffidare di quelle categorie collettive - religione, razza, nazione, lingua - che hanno la pretesa di definire in maniera irrevocabile che cosa sia un individuo e di vedere in questa "minimizzazione dell'essere umano" - come lui la chiama - un seme di brutalità e di violenza. "E l'uomo dov'era?" dice un verso del Canto Generale di Neruda. È la domanda che sembra porsi Amartya Sen in ciascuna delle pagine di questo libro. Mario Vargas Llosa

 

Enzo Pennetta: "Inchiesta sul darwinismo. Come si costruisce una teoria. Scienza e potere dall'imperialismo britannico alle politiche ONU", Siena, Italy, 2011.

La rivoluzione scientifica iniziata all'alba del XVI secolo era destinata a segnare un cambiamento profondo nella storia europea. In Inghilterra Francis Bacon pensava ad una scienza al servizio del potere. Il nascente impero britannico, ispirandosi all'utopia proposta da Bacon nella "Nuova Atlantide" e alla successiva visione del "Leviathan" di Thomas Hobbes, si dotava nel 1660 dello strumento adatto: la Royal Society. Quando nel XIX secolo la teoria economica di Thomas Malthus venne fatta propria dall'Inghilterra coloniale e capitalista, il naturalista Charles Darwin la pose come fondamento della sua teoria sull'origine delle specie conferendole dignità scientifica. Da quel momento la teoria darwiniana avrebbe costituito un paradigma indissolubilmente legato alle dinamiche imperialistiche e neoimperialistiche veicolate anche attraverso le politiche ONU. Una teoria scientifica che per motivo è stata "blindata" dalla Royal Society e da altre istituzioni impedendo che potesse essere seriamente messa in discussione.

 

Enzo Pennetta: "L'ultimo uomo. Malthus, Darwin, Huxley e l'invenzione dell'antropologia capitalista", Roma, 2017.

Dalle teorie sulla popolazione di Thomas Robert Malthus alla lotta per la sopravvivenza dell'evoluzionismo darwiniano. Dall'eugenetica al Brave New World di Aldous Huxley. Dalla Royal e la Fabian Society fino al ruolo delle ong nelle "rivoluzioni colorate". Dal new age fino allo gnosticismo dei guru della Silicon Valley. Al confine con una prosa narrativa, questo saggio va affrontato come si affronta un noir in letteratura e un thriller nel cinema. È una storia di intrighi, di scoperte, di ipotesi, di manipolazioni, ma è anche il racconto della nascita dell'ideologia progressista, a partire dai sogni e le utopie di Francis Bacon e Auguste Comte fino ai più recenti esperimenti di ingegneria sociale: il birth control e la teoria gender. Dietro questa meta-narrazione prometeica che ha fatto di tecnica e libertà un unico concetto, sì manifesta la creazione di un grande dispositivo di dominio e di controllo sociale. L'obiettivo è l'invenzione di un modello antropologico del tutto nuovo. Prefazione di Lorenzo Vitelli.

 

Antonello La Vergata: "Colpa di Darwin? Razzismo, eugenetica, guerra e altri mali", UTET Editore, Torino, 2009.

Davvero Darwin ha degradato l'uomo? Davvero le sue idee hanno giustificato, direttamente o indirettamente, l'egoismo, la sopraffazione, il razzismo, la guerra, l'imperialismo, il colonialismo, il delirio nazista? O è stato frainteso e strumentalizzato? Fra gli estremi di chi lo vuole responsabile di ogni male e di chi ne fa una specie di santino c'è di mezzo la complessità della storia. Siamo sicuri di conoscerla? Di non proiettare su vicende poco note alcune certezze infondate? Siamo sicuri di conoscere non solo che cosa ha veramente detto Darwin ma anche quello che hanno veramente detto coloro che ne hanno invocato il nome, ne hanno usato le idee e si sono misurati con le sue teorie e le loro implicazioni? Questo libro vuole dissipare malintesi e stimolare a confrontarsi con la complessità della storia delle idee: è un invito a leggere e capire, invece di emettere sentenze.

 

Giorgia Brambilla: "Il mito dell'uomo perfetto. Le origini culturali della mentalità eugenetica", If Press, 2009.

Le pratiche eugenetiche furono messe in atto solo dagli scienziati di Hitler? L'ottimismo positivista e le organizzazioni statuali liberal-democratiche dell'Ottocento furono davvero così immuni dal controllo eugenetico della popolazione? E oggi a chi tocca migliorare la vita? Quel compito di ricercare l'uomo perfetto, che prima era toccato a politiche di Stato o alla mano di dittatori, ora chi lo svolge e perché? L'"eliminazione dei difettosi", che da Galton è passata a politiche di "igiene pubblica" e poi alla tragedia nazista, come e dove avviene oggi? La risposta a tali domande è possibile se si considera l'eugenetica attraverso un approccio antropologico, ovvero analizzando nei vari ambiti storico-culturali quella visione riduttivista e biologista dell'essere umano che caratterizza l'eugenetica. Visione, profondamente svilente, che riduce l'essere umano al suo patrimonio genetico e che questa ricerca intende descrivere a partire dalle sue origini culturali, dimostrando che l'eugenetica è presente anche nel mondo contemporaneo sottoforma di mentalità, per poi mostrarne le gravi conseguenze sull'individuo e sulla società, con particolare riferimento al mondo della Bioetica.

 

Lucetta Scaraffia: "Per una storia dell'eugenetica. Il pericolo delle buone intenzioni", Morcelliana Editore, 2012.

L'eugenetica non è solo una teoria scientificamente controversa che ha dato luogo, in molti casi, a una pratica biopolitica crudele. È piuttosto un importante orientamento culturale - messo in luce in queste pagine da Lucetta Scaraffi a e Oddone Camerana - che ha segnato la nascita della divulgazione scientifica e di nuove élites intellettuali, gli scienziati, protagonisti o collaboratori indispensabili di proposte politiche. Un movimento la cui presenza, sommessa ma tenace, si ritrova anche nella letteratura dell'Otto e Novecento: in molte opere, e non solo nei libri (anche di narrativa) dedicati a temi eugenetici, come sottofondo discreto ma persistente. Dal suo legame con la modernità è impossibile prescindere, anche per chi vorrebbe cancellare ogni ricordo dell'eugenetica come se fosse stata solo prerogativa del nazismo. Per questo l'eugenetica, di cui si cerca qui di ricostruire, a due voci, il profilo storico e letterario, rappresenta anche oggi una trama culturale viva, con cui dobbiamo fare i conti.

 

Francesco Cassata: "Molti, sani e forti. L'eugenetica in Italia", Bollati Boringhieri Editore, Torino, 2006.

A lungo considerata esclusivamente nella sua versione anglo-americana o tedesco-scandinava, l'eugenetica è oggi concepita dagli storici della scienza come un fenomeno culturale, sociale e politico di ampia portata internazionale. Al caso italiano è dedicato questo volume, che ne analizza in chiave comparativa la rilevanza internazionale e gli sviluppi interni, nel periodo compreso fra gli inizi del Novecento e gli anni settanta. Un arco di tempo nel quale l'eugenetica ha progressivamente cambiato volto: dal problema della responsabilità riproduttiva dell'individuo nei confronti della società si è passati al riconoscimento dell'autonomia riproduttiva dell'individuo all'interno del rapporto medico-paziente.  

 

George L. Mosse: "L'immagine dell'uomo. Lo stereotipo maschile nell'epoca moderna", Einaudi Editore, 1997.

Il "vero uomo" dev'essere coraggioso, audace, freddo davanti al pericolo; forte e abile fisicamente, ma anche onesto e cortese. Non deve lamentarsi, non deve perdere il controllo delle proprie emozioni. Questo lo stereotipo positivo che si afferma a partire dalla fine del Settecento, nell'Ottocento diventa un luogo comune, e sopravvive fino ai giorni nostri senza vere trasformazioni. L'ideale virile ha avuto un ruolo importante nella formazione dell'idea di nazionalità, e poi nella costruzione del fascismo e del nazismo, ma anche dei "socialismi reali", la cui iconografia è ricca di uomini di ferro.

 

 

 

 

 

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ACKNOWLEDGMENTS

Even the longest journey begins with a first step! Systemic Habitats is on line since the 18th of May 2012. This website was created to publish online my ebook "Towards a different habitat" on the contemporary architecture and urbanism. Later many other contents were added. For their direct or indirect contribution to its realisation strarting from 2012, we would like to thank: Roberto Vacca, Marco Pizzuti, Fiorenzo and Raffaella Zampieri, Antonella Todeschini, All the Amici di Marco Todeschini, Ecaterina Bagrin, Stefania Ciocchetti, Marcello Leonardi, Joseph Davidovits, Frédéric Davidovits, Rossella Sinisi, Pasquale Cascella, Carlo Cesana, Filippo Schiavetti Arcangeli, Laura Pane, Antonio Montemiglio, Patrizia Piras, Bruno Nicola Rapisarda, Ruberto Ruberti, Marco Cicconcelli, Ezio Prato, Sveva Labriola, Rosario Francalanza, Giacinto Sabellotti, All the Amici di Gigi, Ruth and Ricky Meghiddo, Natalie Edwards, Rafael Schmitd, Nicola Romano, Sergio Bianchi, Cesare Rocchi, Henri Bertand, Philippe Salgarolo, Paolo Piva detto il Pivapao, Norbert Trenkle, Antonietta Toscano, Gaetano Giuseppe Magro, Carlo Blangiforti, Mario Ludovico, Riccardo Viola, Giulio Peruzzi, Ahmed Elgazzar, Warren Teitz, and last but not least Lena Kudryavtseva.  M.L.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

         

 

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TOWARD A DIFFERENT HABITAT, Voll. 1 & 2

625 pages, Print Edition, Lulu Press, Inc., 2024:

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