"Teoria dei vortici cartesiani"
di Bernard de Fontenelle
SPAZIO-PIENO O SPAZIO-VUOTO?
DUE COSMOLOGIE A CONFRONTO NEL SETTECENTO:
I VORTICI DI CARTESIO
E LA GRAVITAZIONE UNIVERSALE DI NEWTON.
Trascrizione, traduzione e commento di Michele Leonardi - pagina 5
"Teoria dei Vortici cartesiani; con delle riflessioni sulla Attrazione"
di Bernard Le Bouyer (o "Le Bovier") de Fontenelle, Parigi, 1752.
“Cap. 4 – Considerazioni più dettagliate sul Vortice Solare”
Omissis.
« 38. Delle due omogeneità che può avere la materia celeste o eterea di cui è costituito il Vortice (36), l’omogeneità assoluta è la più verosimile; poiché è molto più difficile che una materia eterogenea costituita in un certo modo, si conservi sempre eterogenea in quello stesso modo in uno spazio sferico di 300 milioni di leghe di raggio, e durante 4000 anni, (ne discende che) non è (affatto) difficile che una materia assolutamente omogenea lo sia sempre, e in tutto questo spazio, e durante tutto questo tempo. Io prendo quindi la decisione di supporre ormai l’omogeneità perfetta della materia eterea. »
I 4000 anni circa cui allude il de Fontenelle dovrebbero essere quelli della memoria storica umana, dagli antichi Egizi ai giorni nostri, delle osservazioni astronomiche dei pianeti del sistema solare, mentre, come il de Fontenelle specifica altrove, egli fa notare pure più di una volta, come in generale i moti orbitali dei corpi del sistema solare siano costanti nel tempo, cioè troppo regolari per non esservi alla base una qualche proprietà, una qualche caratteristica di omogeneità del costituente ultimo infinitesimale del Vortice etereo dinamico esilissimo che trascina e muove i pianeti investendo con la sua corrente uno per uno tutti i campi dei microvortici dei singoli atomi costituenti tali masse immense di materia, cioè i pianeti. Ricordiamoci sempre però, come svela il Todeschini, che i corpi celesti non seguono pedissequamente il moto perfettamente circolare del Vortice etereo, per i motivi acclarati dalla T.d.A. todeschiniana cui rimandiamo, ed in particolare di cui alla Spazio-dinamica della medesima.
Altra corrispondenza con le scoperte e conclusioni del Todeschini e quanto afferma il de Fontenelle: l’omogeneità assoluta del substrato etereo esilissimo defontenelliano che permea lo spazio, anzi è esso stesso lo spazio, non è altro che l’incompressibilità dello spazio fluidodinamico ponderale todeschiniano.
Aggiungiamo a tal proposito, che se tale sostanza esilissima è incompressibile, ciò non esclude che non possa essere invece deformabile e perfettamente elastica in ciascuno dei suoi costituenti elementari tutti identici nello stato di quiete, ossia il famoso cubetto infinitesimo (infinitamente piccolo, ma dotato di una estensione tridimensionale dx, dy, dz, seppur piccola) della Meccanica razionale, così come postulato a suo tempo dal Generale del Genio Militare Ing. Emmanuele Borgognone nel suo indispensabile testo succitato, in estensione particolare alla Teoria delle Apparenze, ricco di rivoluzionarie scoperte, ed esempio lampante di come potrebbe fruttare in ogni campo dello scibile umano la T.d.A. del nostro beneamato Colonnello del Genio Militare Prof. Ing. Marco Todeschini, se solo qualcuno si degnasse di posarvi lo sguardo. Per altro ci chiediamo per un istante quali possano essere i limiti di deformabilità di un siffatto cubetto infinitesimale di “gelatina cosmica”, o forse meglio sarebbe paragonarlo alla molecola dell’acqua, date le sue caratteristiche.
« 39. Bisogna necessariamente concepirla (la materia eterea omogenea defontenelliana) finissima, mobilissima, e tutti i Fenomeni (della realtà fisica) mi costringono ad accogliere questa idea, o almeno l’ammettono (come possibile).
Dunque due strati sferici contigui non possono avere tra di loro (altro) movimento differente che un attrito lievissimo.»
Osserviamo che difficilmente il Todeschini può mai aver letto questo testo del Settecento, oltre a quelli ben noti invece di Descartes e dei Cartesiani sulla loro Teoria dei Vortici. E’ possibile che il Todeschini conoscesse sia l’inglese che il francese, dal momento che ai suoi tempi la lingua francese era ancora una lingua internazionale non eclissata da quella inglese.
Infatti un libro come questo del de Fontenelle è al momento reperibile facilmente in copia elettronica grazie alla lodevolissima iniziativa di digitalizzazione di antichi testi, per giunta sovente rarissimi, di biblioteche di prim’ordine come la Biblioteca nazionale di Francia (sito web “Gallica”), o come quella dell’Unione delle Biblioteche elvetiche (sito web “e-rara”), ma è scontato che fino a qualche anno fa, consultare un testo come questo, figuriamoci più testi, non fosse per nulla cosa possibile ai più, ed anche poterlo visionare su microfilm, non è la stessa cosa che poterselo stampare a proprio piacimento, o poterlo visionare a schermo.
« 40. In più questo movimento differenziale è pochissimo differenziale: esso non è che secondo la successione delle radici quadrate dei numeri naturali ( 21 ). Ora, si sa che i termini di questa successione non differiscono che di pochissimo tra uno qualunque di essi e il successivo, e sempre tanto meno, tanto più essi sono lontani dall’origine della successione stessa. » … omissis, segue dimostrazione in termini matematici.
omissis - … « Dunque, se si dividono gli strati concentrici del Vortice secondo l’ordine dei loro raggi 1, 2, 3, 4, ecc., la differenza di velocità di due strati contigui, come 1 e 2, 3 e 4, ecc., sarà tanto minore, quanto più questi strati saranno più lontani dall’origine della successione (di strati concentrici sferici del Vortice etereo dinamico); (tutto questo) perché ciascuna delle due velocità contigue sarà stata formata da un più grande numero di velocità intermedie che non contribuiranno molto alla forza d’urto dell’ultima. Adesso, questo urto (scontro) è da considerare in relazione all’attrito di cui si parla qui. Quindi più gli strati sono lontani dall’origine della loro successione, meno ci sarà attrito (tra ciascuno di essi).
Si potrebbe risolvere tutta la questione in una parola. I rapporti tra i quadrati tra di essi diminuiscono sempre, e quelli delle radici lo stesso. Dunque: ecc. ecc. »
Commento: sia al punto (40) che al (41) si evidenzia un’altra anticipazione degli enunciati todeschiniani della T.d.A. (Teoria delle Apparenze), sebbene la T.d.A. risulti enormemente più avanzata della T.d.V.C. (Teoria dei Vortici Cartesiani).
« 41. Ma bisogna badare alla ragione inversa che si trova qui. Le maggiori velocità corrisponderanno ai più piccoli raggi, e al contrario: la successione dei raggi ha certamente la sua origine al centro del Vortice, e di conseguenza la successione delle velocità ha la sua origine all’estremità. E’ quindi a partire dal centro del Vortice che bisogna contare le maggiori velocità; e se ci fossero degli attriti da temere, ciò avverrebbe in questa regione. E’ forse per questo motivo che Mercurio, così vicino al Sole, vi stia pertanto nella sua media distanza, lontano 8514 semi-diametri dalla Terra, vale a dire, all’incirca di 123 milioni di leghe. Può darsi che tra Mercurio e il Sole si abbiano degli attriti – essi impedirebbero alla materia eterea di aver un corso sufficientemente regolare e abbastanza regolare, e il Supremo Architetto non ha voluto posizionare i Pianeti che più lontano: non si può troppo congetturare sulle sue vedute e sulla sua saggezza.»
« 42. Ma ci sono anche molte probabilità che una massa enorme di materia, tutta portata ad uno stesso movimento, avrebbe presto vinto, e vinto per sempre, gli attriti, qualora ve ne fosse mai stato qualcuno fin da principio.»
« 43. Essendo il Vortice supposto perfettamente sferico, e il Sole piazzato al suo centro, se esso fosse fluido, occorrerebbe esaminare la sua circolazione; ma (il Sole) è certamente solido, almeno in gran parte: così bisogna fino a questo momento concepirlo assolutamente immobile, con la circolazione (corrente circolare eterea) del Vortice che comincia al più là dove la sua circonferenza finisce. »
... omissis ...
Sull’immobilità del corpo celeste posto al centro del vortice, il de Fontenelle diverge totalmente dal Todeschini, tuttavia il ragionamento del de Fontenelle non finisce qui, e non è detto che poi non arrivi a conclusioni opposte. Comunque sia, almeno a livello di storia della scienza, varrebbe la pena di tradurre in italiano tutto il testo di Bernard di Fontenelle. Come dianzi detto, causa limitato tempo a disposizione, da parte dello scrivente, da dedicare a questa traduzione meramente filantropica, saltiamo a piè pari i vari capitoli del libro del de Fontenelle, sebbene siano uno più interessante dell’altro, come abbiamo visto fin dall’inizio attraverso l’indice: Cap. 5 - Sul Corpo solido in un Vortice, Cap. 6 – Del Vortice (immerso) entro un Vortice, Cap. 7 – Dettagli maggiori sul Vortice Solare, Cap. 8 – Sul Vortice circondato da altri Vortici, infine: Riflessioni sulla Attrazione. Nulla osta che in futuro non si possa estendere questa traduzione parziale.
Attraverso le argomentazioni del de Fontenelle, vediamo ora la Teoria della Gravitazione Universale di Newton quale principio cosmologico in totale antagonismo con la Teoria dei Vortici Cartesiani caldeggiata dallo stesso de Fontenelle. Perché diciamo “totale” antagonismo?
Perché il punto di approdo della T.d.G.U. di Newton sarà la concezione di una entità astratta – lo spazio-vuoto, cioè il vuoto assoluto -, che fa da sfondo ad un universo fantasmatico popolato da sparuta materia, per quanto grossa, errabonda negli sterminati spazi siderali di moto rettilineo uniforme finché non cade nella trappola spazio-temporale di un qualche campo, anzi, “fosso” gravitazionale famelico di satelliti o di massa propria da accrescere. Dalla T.d.G.U. in poi la scienza rinuncerà sempre di più a spiegare il meccanismo esatto che produce determinati fenomeni fisici, contentandosi di descrivere quantitativamente il risultato finale, il cosiddetto “come”, e sempre più in termini approssimativi probabilistici, ossia non esatti.
Siamo quindi arrivati al punto, alla cruciale domanda formulata dal Todeschini: “spazio-pieno” o “spazio-vuoto”?
La quale, nella nostra rivisitazione storica, assume la seguente forma.
Due cosmologie a confronto nel Settecento: i Vortici di Cartesio e la Gravitazione Universale di Newton.
"Teoria dei Vortici cartesiani; con delle riflessioni sulla Attrazione"
di Bernard Le Bovier de Fontenelle, Parigi, 1752.
"Riflessioni sulla Teoria precedente" (si tratta dell’ultima sezione del libro), “Parte I”.
«Se il Sistema Cartesiano, di cui abbiamo appena visto l’esposizione, è sufficientemente fondato, per lo meno nei suoi punti principali, è sicuro che il Sistema Newtoniano sarà d’ora in poi rifiutato: perché esso presuppone essenzialmente l’attrazione, principio molto oscuro e contestabilisssimo; mentre il Sistema Cartesiano non è fondato che su principi unicamente meccanici, riconosciuti da tutti. Ma il Newtonianismo è divenuto da poco (tempo a questa parte) tanto alla moda, che trova sostenitori pure presso coloro che pensano, ed esso ha assunto così tanta autorità, o tanta voga, che merita di essere attaccato direttamente, e in tutti i modi.
I suoi più zelanti partigiani non disconoscono che l’attrazione non sia intelligibile: ma essi dicono che anche l’impulsione lo è, perché noi non abbiamo un’idea netta di ciò che l’urto trasmette dal corpo mosso al corpo in quiete. E’ vero che non abbiamo questa idea ben chiara: ma distinguiamo chiarissimamente che se il corpo A in movimento urta il corpo B in stato di quiete, accadrà qualcosa di nuovo: o A si fermerà, o rimbalzerà indietro, oppure sposterà B davanti a sé: dunque l’impulso o l’urto avrà necessariamente un effetto qualsiasi: ma da ciò che A e B fanno tutti e due ad una qualsiasi distanza l’uno dall’altro, non ne consegue per nulla che essi debbano muoversi l’uno verso l’altro, o attirarsi; non si scorge la necessità di alcun effetto, al contrario se ne vede (piuttosto) l’impossibilità. Ciò pone un divario infinito tra ciò che rimane di oscuro nell’idea di impulso, e l’oscurità totale che avvolge (invece) quella dell’attrazione.»
Come al solito, nulla è più difficile da capire di ciò che è ovvio, ciononostante Bernard le Bovier de Fontenelle ci tiene a dire che se, in ultima analisi, sia l’impulso, sia un urto qualsiasi, sia quindi il principio di azione e reazione di Isaac Newton, hanno un quid, una causa ultima che ci sfugge (non per il Todeschini però), ancor peggio stanno le cose riguardo alla oscura e misteriosa forza attrattiva gravitazionale.
In effetti sperimentiamo quotidianamente entrambi i fenomeni fisici, purtuttavia per gli urti vediamo chiaramente almeno un meccanismo causale all’opera – causa ed effetto -, mentre per l’attrazione gravidica non vediamo affatto ciò. Il fatto è che Newton in realtà si limitava a dire: non pretendo di spiegare il perché della forza di gravità, ma ne descrivo unicamente la modalità operativa, cioè “il come”.
Il Lettore rifletta su questo: è conoscenza una scienza che si limita a dare spiegazioni quantitative? Sì, ma è una scienza riduzionistica e a questo punto empirica, poiché finisce per non spiegare mai nulla. In altre parole, mentre per gli urti troviamo una prima spiegazione descrittiva con causa ed effetto – ben consapevoli che non è la spiegazione ultima, ma almeno abbiamo una prima possibilità di capirne la dinamica -, per la forza di gravità non abbiamo nemmeno questa prima spiegazione causale: resta misterioso il meccanismo secondo il quale due porzioni di materia possano attrarsi l’un l’altro. Più di una persona è arrivata persino a dire che è la forza attrattiva …dell’amore! Un pasticcio fenomenale tra realtà fisica e realtà spirituale. E perché no, Dio onnipotente in persona? Il che sarebbe pure accettabile, però se davvero l’Amore, o Dio, o il Mondo Spirituale, o chicchessia, muove il Mondo Fisico, non si capisce perché non dovrebbe farlo in un modo infinitamente più semplice, e maestoso. Qualcuno riesce ad immaginare Dio che con pazienza infinita, porzione di materia per porzione di materia, si mette lì a fare di continuo calcoli utilizzando una legge di gravitazione universale da Egli stesso stabilita per sua imperscrutabile volontà, per poi finalmente spostare in obbedienza a tale legge quelle stesse infinite porzioni di materia?
Posto che quando si chiama in causa Dio per spiegare un determinato fenomeno fisico – ciò in generale, ma in particolare per la T.d.A. le cose stanno totalmente in altro modo -, si proclama di fatto la propria rinuncia a spiegare alcunché, nessuno vorrebbe mai vedere un Essere Supremo quale il Mondo Spirituale, todeschiniano e non solo, perdersi auto-obbedientemente dietro a tediosissimi reiterati calcoli. Come ebbe a dire il premio Nobel per la Fisica Richard Feynman durante un ciclo di conferenze per studenti universitari: « Voi mi direte: "D'accordo, lei ci ha detto quello che succede, ma che cos'è la gravità? da dove viene, e come fa? Ci vuol dire che un pianeta guarda il sole, vede quanto è distante, calcola l'inverso del quadrato della distanza e poi decide di muoversi secondo quella legge?" In altre parole, sebbene io abbia enunciato la legge matematica, non ho fatto alcun cenno al suo meccanismo.»
Da ultimo i sostenitori newtoniani e post-newtoniani dello spazio-vuoto potranno giustamente argomentare che se non si vede ciò che sostanzia la misteriosa forza di gravità, parimenti nemmeno si vede l’esilissima sostanza eterea dei vortici cartesiani e del campo rotante Todeschini.
Ribattiamo dicendo che: 1) il Todeschini ha descritto in modo esatto quali siano gli esperimenti cruciali per la fisica moderna, ossia quali siano gli esperimenti scientifici replicabili che portano alla dimostrazione dell’esistenza di tale sostanza eterea dinamica – cioè lo spazio fluidodinamico ponderale incompressibile; 2) sempre il Todeschini e suoi Collaboratori – persone, egli incluso quando era ufficiale militare, che lavoravano in strutture di sperimentazione dell’Esercito Italiano, e non al Luna Park (che diamine!), misero a punto apposite strumentazioni elettroniche per rilevare l’esistenza dell’etere fluidodinamico; 3) il meccanismo d’azione del campo etereo dinamico rotante Todeschini, attraverso l’effetto Magnus (semplice all’equatore del campo rotante Todeschini, e “doppio” effetto Magnus alle altre latitudini, ma è solo una questione di scomposizione delle forze agenti secondo l’asse centrale di riferimento di rotazione ecc.; in altre parole l’effetto Magnus è in realtà uno solo e produce in questo campo particolare uno spostamento centripeto del corpo verso il centro del campo) sortisce il fenomeno apparentemente “attrattivo” gravidico, mentre in realtà non vi è alcuna attrazione dei i corpi immersi nel campo, bensì solamente urto di una corrente eterea contro il corpo che subisce uno spostamento radiale verso il centro del campo rotante Todeschini stesso, oltre allo spostamento rotazionale sempre dovuto alla corrente di spazio fluido; azioni che combinate determinano la legge del movimento orbitale della Spirale Universo o Spirale Todeschini.
Sia ben chiaro che la Teoria delle Apparenze non è un nuovo dogma da imporre in qualche modo, ma non è mai stata vagliata seriamente quasi da nessuno. Essa dimostra come non ci sia bisogno di chiamare in causa alcuna misteriosa forza – di gravità, di Coulomb, ecc. -, per spiegare i fenomeni fisici a noi noti: allo scopo è sufficiente la Fisica Classica, che ne esce in realtà non tanto rivoluzionata, ma quanto di poco riformata e unificata in tutte le sue discipline specialistiche. Le rivoluzionarie scoperte del Todeschini non fanno alcuna tabula rasa delle conquiste secolari della scienza sperimentale; con la T.d.A. la relatività galileiana risulta sufficiente a concorrere spiegare qualsiasi fenomeno fisico.
Sorvolando sulle questioni ritenute banali, la fisica moderna dello spazio-vuoto ha imboccato una strada senza uscita, dove la materia obbedisce a barocche matematiche che gli impongono di comportarsi contemporaneamente in modi diversi a seconda della scala considerata: umana, atomica, subatomica, astronomica. Una scienza contemporanea che è divenuta ermetica; una conoscenza accessibile – a dire degli iniziati -, solamente a chi intende e può manipolare il sofisticato linguaggio di matematiche cui deve obbedire la realtà, e non il contrario. E’ infatti la realtà fisica che, in tempi moderni, deve adeguarsi a siffatte teorie! Una scienza così diventa conseguentemente dogmatica, oscura, ed infine, inutile ai più. Dietro il paravento di tali astruse matematiche si può in tal modo celare qualsiasi menzogna. E dire che sono gli stessi addetti ai lavori a ricercare con insistenza la semplicità!
Ebbene, eccola qua la semplicità che state cercando, ecco la Teoria delle Apparenze di Marco Todeschini, e diamogliela una letta. Ma no, è più facile denigrare, calunniare, insabbiare, insomma è più facile continuare a vivere appieno il Secolo della Superficialità, prima ancora che, tout court, dell’ipocrisia e del più stolido conformismo.
"Teoria dei Vortici cartesiani; con delle riflessioni sulla Attrazione"
di Bernard Le Bovier de Fontenelle, Parigi, 1752.
"Riflessioni sulla Teoria precedente" - “Parte II”.
« La materia non si muove punto (affatto) da sé, e non c’è che un essere estraneo e superiore ad essa che possa muoverla. Ogni movimento è un’azione di Dio (operata) sulla materia; e non è stupefacente che non si abbia un’idea chiara di questa azione presa in sé stessa: ma abbiamo un’idea ben chiara dei suoi effetti. Io vedo che la forza che Dio imprime alla materia, quando egli muove con un (determinato) grado di velocità (il corpo) A, il quale ha una massa pari ad 1 (cioè una massa unitaria, quale che sia il sistema di misura utilizzato ecc.), è la stessa (forza applicata) di quella che avrebbe mosso A e B (corpi) identici con 1 / 2 di velocità; che di conseguenza quando (il corpo) A mosso (in movimento) urta (il corpo) B in (stato di) riposo (“quiete” è il termine appropriato in uso in fisica, almeno in italiano, ma il concetto è sempre lo stesso), esso ha la forza necessaria per spostarlo davanti a sé; di modo che essi procederanno tutti e due insieme come (fossero) una sola massa, con una velocità che sarà (pari ad) 1 / 2. Di là seguiranno, come si sa, le regole assolutamente geometriche del movimento: non resta in tutto questo alcuna oscurità (alcunché di ignoto e misterioso) che nell’idea precisa dell’azione di Dio, che non deve essere alla nostra portata. »
Fermiamoci un momento, e ritorniamo ad osservare come – ogni volta che si cerca una causa ultima -, non sia scientificamente ammissibile ricorrere ad un deus ex machina, in questo caso sia per i cartesiani, che per i newtoniani, come vedremo subito qui di seguito.
Sarebbe più corretto fermarsi all’ultima causa trovata, capito il meccanismo d’azione di un determinato fenomeno fisico e formulata la rispettiva legge fisica che ci permette di predire gli effetti a partire dalle cause. Sarebbe perciò più onesto tacere, ammettendo così i propri limiti; limiti che potranno forse probabilmente essere superati in futuro in seguito ad altre ricerche, altre sperimentazioni e scoperte.
Tuttavia, chi conosce la Teoria delle Apparenze e tutto il corpo di testi todeschiniani, sa bene che il Todeschini, dopo aver stabilito il primato della rivoluzionaria scoperta delle 10 equivalenze psico-fisiche giunge di conseguenza a dimostrare scientificamente come l’Impulso, equivalente alla massa per la velocità, ( I = m x v ) non può esistere nella realtà fisica, bensì può esistere unicamente in quella spirituale; mentre il secondo termine di questa equivalenza fisico-matematica descrive un fenomeno che, questo sì, si esplica nel mondo fisico.
La sommatoria, quindi, di tutti gli infiniti movimenti della materia (in ultima analisi in realtà dello spazio fluido, “motore primo” di qualsiasi dinamismo della materia, ed anzi esso stesso materia microscopica in rotorivoluzione a velocità rotazionali iperluminali) dell’universo, altro non è che l’Impulso infinito del Mondo spirituale – che per un felicemente convinto cristiano cattolico come il Todeschini altro non è, più semplicemente, che la volontà di Dio.
Il Lettore disattento della T.d.A. potrebbe infatti restare scandalizzato rispetto a certe affermazioni dell’Ing. Marco Todeschini, e questo perché non ha seguito il percorso – ben esposto nella T.d.A. stessa -, che ci porta a dimostrare ciò.
C’è da aggiungere però che negli anni successivi al 1949, anno della prima edizione della T.d.A., il Todeschini ha “corretto il tiro”, da buon ufficiale dell’Esercito italiano, nonché docente di livello universitario presso le scuole allievi ufficiali delle Forze Armate in torno agli anni ’30 del secolo scorso.
Non ha corretto il tiro però per paura di essere criticato nella sua sentita fede; se lo ha fatto, è invece perché ha ammesso che il Mondo Spirituale, come egli stesso lo definirà in equipollenza a Dio, non deve avere necessariamente i precisi connotati riconosciuti dalla fede cristiana, o da quella musulmana, o buddista, o quello che vi pare. In sostanza ad un certo punto Marco Todeschini universalizza all’estremo i risultati di una delle sue innumerevoli scoperte rivoluzionarie, e pacifiche. La Teoria delle Apparenze diventa così definitivamente la Scienza unitaria del Creato, come giustamente il suo stesso artefice la definì.
In conclusione, l’Impulso del Mondo spirituale, o di Dio, insomma, scoperto dal Todeschini, non è da confondersi con il deus ex machina di altre teorie cosmologiche. Davvero la sintesi del Todeschini avrebbe fatto la gioia sia di un René Descartes, che di un Isaac Newton, nonché dei loro rispettivi seguaci e sostenitori. E a livello personale mi unisco figurativamente ad essi, reputandomi essere uno degli uomini più fortunati del mondo e di tutti i tempi: ho potuto capire delle cose che mai in vita mi sarei sognato di poter apprendere. Si, è vero, nella mia attività professionale non faccio mai uso della T.d.A., non riconosciuta ai sensi di Legge, né dalle normative internazionali – teoria che invero riforma solo parzialmente, e potenzia, la Fisica classica -, ma ad esempio, mai e poi mai avrei sperato in questa vita effimera corporale di sapere il perché della forza di gravità, se non fossi incappato fortunosamente nell’opera generosissima di Marco Todeschini, per giunta venuta dal passato, riscoperta e letteralmente resuscitata da uomini coraggiosi come Fiorenzo Zampieri, gli amici del Circolo Todeschini, Marco Pizzuti e Massimo Teodorani, e pochi altri ancora, che – grazie al cielo -, stanno diventando più numerosi! Per me la Teoria delle Apparenze o Psicobiofisica è davvero un dono immenso che mi hanno fatto dei veri Amici miei e dell’Umanità intera, a partire dal Todeschini, l’artefice massimo.
La PsicoBioFisica è di una semplicità, di una grazia tali, che merita l’appellativo di Scienza Unitaria del Creato. Una teoria che ci fa venire il dubbio che non sia stato il Todeschini a creare l’Universo materiale, biologico e spirituale, piuttosto che il contrario. Il Nostro lo ha dapprima smontato, componente per componente, ne ha individuato la sistemica, lo ha infine rimontato regalandoci un libretto di istruzioni, una guida impareggiabilmente utile in questo oceanico mondo di misteri. Non spiega tutto – come vorrebbero i mercanti tuttologi parolai che mai si arrischiano a descrivere un solo esperimento riproducibile, né mai enunciano alcuna formulazione fisico-matematica -, ma unifica tutto. Si, non tutto è appunto spiegato, non tutto è scoperto, ma la struttura nascosta e portante dell’universo psicobiofisico è così finalmente alla nostra portata. C’è forse qualche falla? Diverse, e meriterebbero di essere chiuse da uomini di buona volontà, non soggetti a pregiudizio, soggetti pensanti, tuttavia non si tratta di quei colabrodi buoni per scolare la pasta quali la teoria della pseudo-relatività einsteiniana, o la favoletta del Big Bang, nulla più che un’ipotesi malferma, ed altre vomitevoli fandonie che risultano offensive per l’intelligenza umana, e riempiono le tasche di denari agli intiepiditori di poltrone e scrivanie, e pure ai divulgatori, imbonitori e disinformatori, dispensatori massmediatici di miti pseudoscientifici, degni di un qualsiasi regime teocratico o totalitario, e del loro armamentario di prevedibili, noiosissimi, oppiacei, dejà-vu.
E’ possibile tradurre – grazie ad una sorta di Stele di Rosetta -, il linguaggio schietto fisico-matematico della Teoria delle Apparenze in un altro linguaggio, quello artificioso della dogmatica scienza contemporanea?
Probabilmente sì. Ad esempio a partire dall’espressione ipocrita di “energia del vuoto”: che energia, che movimento, che mutamento può sortire o avere il nulla? Nel nulla non succede nulla, e non succederà nulla per l’eternità. Il nulla basta a sé stesso. Il nulla sta solo nella testa di chi lo concepisce, è un’idea, un’astrazione, appartiene al mondo spirituale, a quello della fantasia, dei sogni. Come si potrebbe mai osservare il nulla nella realtà fisica? Il nulla per definizione non ha dimensione, per definizione non può essere colto in nessun modo, con nessuna strabiliante strumentazione di osservazione. Come si può infatti constatare la presenza del nulla, se non esiste nel mondo fisico?
Allora, ritornando alla “nostra” Stele di Rosetta – a Noi Amici del Circolo Todeschini una cosa del genere farebbe in verità ribrezzo! -, si potrebbe tradurre con equivalenze fisico-matematiche tutta la T.d.A. nel sofisticato linguaggio matematico delle varie Teorie figlie del Vuoto assoluto in voga da circa un secolo a questa parte. Risultato: i parolai non potrebbero più fare alcuna obiezione preconcetta, venendo loro servita la loro stessa cattiva medicina. Ma ne varrebbe la pena?
Lasciamoli sguazzare nel loro brodo di chiacchiere, ottime per un flash-tv nel bel mezzo del solito telegiornale-mantra, parole come il mitico bosone di dio, o bosone di Higgs, in comproprietà! Lasciamoli divertire con la faraonica costosissima fisica delle alte energie, a fare a pezzi la materia sperando di scoprire, quali novelli alchimisti, per caso, chissà quale arcano! Forse sono essi alla ricerca della particella subatomica filosofale? Quale mistero dovremmo mai scoprire frantumando minutamente la materia? Catapultando addosso a una persona un’altra persona, sveliamo forse la sua umanità? Facendo esplodere in aria una bella architettura, ne cogliamo il disegno e l’essenza? Come spiega il Todeschini, quando una particella elementare viene fatta collidere ad altissime energie contro un’altra particella, banalmente va in frantumi, si sfascia in mille pezzi, e ad ognuno di questa miriade di frantumi la fisica subatomica delle alte energie dà un nome diverso: una Torre di Babele, un Labirinto di Cnosso, una perdita di tempo. Anche quando esplode una bomba atomica all’idrogeno – rieccoci nella depravazione della fisica delle alte energie, poco praticata dalla Natura se non in casi eccezionali quali una supernova -, non ci viene rivelato alcunché di particolare da Madre Natura, se non che, l’energia cinetica rotazionale iperluminale dei singoli atomi di idrogeno, costretti ad implodere e ad andare in frantumi, si trasforma così in una miriade di minuscole schegge che sfrecciano in tutte le direzioni, dopo l’ immane urto-compressione cui sono state soggette. Stiamo parlando di banalissima energia cinetica. Con la fisica delle alte energie stiamo giocando male a biliardo, facendo schizzare la nostra palla da biliardo ad una velocità stratosferica che va a colpire nel mucchio, e che produce solamente un grande spettacolo pirotecnico di palle da biliardo che saltano per aria fuori dal tavolo. La fisica delle altre energie dovrebbe pertanto essere rilegata ad un ambito di studio di ricerche belliche piuttosto oziose, dato che mandare in frantumi un vetro milioni di volte con un proiettile non ci aiuta un granché a capire la dinamica della fratturazione di quel vetro, e come diminuirne la fragilità; e soprattutto non ci aiuta per nulla catalogarne ogni volta le schegge e i frantumi, battezzandoli con esotici nomi di fantasia.
Come dimostra il Todeschini, la famosissima formula di Einstein E = m x c 2 (leggi: l’energia E è uguale al prodotto della massa m, di materia, per la velocità della luce c, supposta erroneamente costante da Einstein, ed elevata alla seconda; per altro sempre più prove sperimentali dimostrano che la velocità della luce non è affatto una costante, ed è inutile arrampicarsi sugli specchi pur di smentire la realtà fisica modellandola su di un suo erroneo modello teorico quale la pseudo-relatività di Einstein), non disvela alcun segreto della materia, se non evidenziando la grandissima quantità di energia cinetica rotazionale della materia a livello atomico, essendo gli atomi null’altro che un campo centromosso sferico rotorivoluente su sé stesso di spazio fluido (campo rotante Todeschini di spazio fluido), ma a velocità prossime a quelle della luce. Basti pensare ad un’elica di un vecchio aereo, che ruota a velocità immensamente più basse, ed immaginare che cosa succede quando quell’elica va in frantumi: nessuno vorrebbe starle vicino! Se poi, anziché una grossa elica d’aereo, avessimo il caso di miliardi e miliardi di “microeliche” (gli atomi di idrogeno del nucleo della bomba H) che vorticosamente girano a velocità pari o superiori a quelle della luce, e noi ci divertissimo a mandarle in frantumi tutte insieme in una volta … anche in quest’ultimo caso nessuno vorrebbe suicidarsi in tal modo, trafitto da miliardi e miliardi di microproiettili.
Inoltre, come mi ha fatto notare il mio amico Fiorenzo Zampieri, ed in altro modo è giunto allo stesso risultato concettuale il Todeschini, non c’è alcun bisogno di inventarsi una Teoria della pseudo-relatività per giungere al risultato di E = m x c 2. E per di più, a quanto pare, anche l’Arch. Mario Ludovico dovrebbe essere giunto allo stesso risultato che ridicolizza la teoria della pseudo-relatività, a giudicare dall’abstract del suo summenzionato libro intitolato “Vacuum, Vortices and Gravitation “.
Ed ecco riportata qui la pregevolissima geniale scoperta di Fiorenzo Zampieri, o ri-scoperta che sia (…pochissimi sono arrivati a tanto, ed ancor più scandaloso è che non se ne sia forse mai accorto nessuno tra i blasonati paladini ed armieri della Teoria della Relatività che continuano imperterriti a far finta di niente a fronte delle continue smentite della pseudo-relatività einsteiniana), su «come arrivare alla più famosa formula del mondo secondo i dettami della fisica classica senza elucubrazioni relativistiche », tenuto pure presente che la famosa formula della equivalenza massa-energia è una equazione scalare, e che quindi quanto segue affermato dallo Zampieri è altrettanto corretto essendo tutti termini di grandezze fisiche scalari :
« Poiché l’Energia E si definisce come la capacità di compiere un Lavoro L , è lecito scrivere che:
E = L (1)
E siccome il Lavoro in meccanica equivale ad una forza F moltiplicata per uno spostamento s , cioè:
L = F s (2)
possiamo anche dire che:
E = F s (3)
Sappiamo inoltre dalla dinamica che:
F = m a (4)
dove:
a = v : t (5)
per cui la (4) diventa:
F = m x ( v : t ) (6)
Tornando alla equazione (3) possiamo perciò scrivere:
E = m ( v : t ) x s (7)
nella quale essendo che la velocità v si definisce:
v = s : t (8)
la (7) possiamo scriverla anche in questo modo:
E = (m : t) x (s : t) s = m x ( s 2 : t 2 ) = m x v 2 (9)
che, nel caso in cui la velocità considerata sia quella della luce c , la formula (9) diverrà:
E = m x c 2 (10) »
Abbandoniamo le nebbiose atmosfere relativistiche dello spazio-vuoto, e suoi relativi vacui dintorni, per tornare al de Fontenelle.
"Teoria dei Vortici cartesiani; con delle riflessioni sulla Attrazione" di Bernard Le Bovier de Fontenelle, Parigi, 1752.
"Riflessioni sulla Teoria precedente" - “Parte III”.
«I NEWTONIANI possono dire che, come i corpi non si muovono che per la volontà di Dio, è possibile che per (tramite di) questa stessa volontà essi si attirino reciprocamente; ma la differenza (tra i due casi) è estrema. Nel primo caso la volontà di Dio non fa che mettere all’opera una proprietà essenziale della materia, la sua mobilità; e determinare (rispetto) al movimento l’indifferenza naturale che essa ha (rispetto) allo stato di riposo, o (rispetto)al movimento. Ma nel secondo caso non si vede affatto come i corpi abbiano di per sé stessi alcuna predisposizione ad attirarsi: la volontà di Dio non avrebbe alcun rapporto con la loro natura, e sarebbe puramente arbitraria; cosa che è del tutto contraria a quanto ci offre da ogni parti l’ordine dell’Universo. Ammesso un simile arbitrio, ciò distruggerebbe tutta la prova filosofica della spiritualità dell’anima. Dio avrebbe anche potuto dare il pensiero alla materia, come l’attrazione.»
"Teoria dei Vortici cartesiani; con delle riflessioni sulla Attrazione" di Bernard Le Bovier de Fontenelle, Parigi, 1752.
"Riflessioni sulla Teoria precedente" - “Parte IV”.
«Se si afferma che la mutua attrazione è una proprietà essenziale dei corpi, sebbene noi non la si percepisca (con i nostri limitati sensi), si potrà dire ugualmente così delle simpatie, degli orrori, (cioè) di tutto ciò che ha costituito l’obbrobrio della vecchia Filosofia scolastica. Per ricevere questa sorta di proprietà essenziali, ma che non tenderanno affatto alle essenze reali come noi le conosciamo, bisognerebbe che fosse sovraccarico di Fenomeni che fossero inesplicabili senza il loro concorso; e ancora allora così con ciò non si sarà in grado di spiegarli.»
L’ultimo periodo di questo passo dello scritto del de Fontenelle è difficile da tradurre in modo sensato, e la traduzione letterale è la seguente: “Per ricevere queste specie di proprietà essenziali, ma che non tenderanno affatto alle essenze come noi le conosciamo, bisognerebbe essere oppresso di Fenomeni che fossero inesplicabili senza il loro ausilio; e ancora lo stesso allora ciò non saprà spiegarli.”
Al di là della traduzione calzante, risulta invece chiaro cosa voglia dire il de Fontenelle: dire che l’attrazione sia una proprietà essenziale dei corpi materiali sarebbe come animare la materia di sentimenti come voleva la vecchia paccottiglia della Filosofia scolastica. Ed attribuire di volta in volta alla materia proprietà intrinseche per giustificare tautologicamente un determinato fenomeno fisico, non aggiunge alcunché al nostro grado di comprensione di un dato fenomeno fisico qualsiasi. Dire che un corpo materiale è caldo perché contiene il principio “calorifero” del fuoco, e dopo dieci minuti invece quello stesso corpo è freddo perché contiene il principio “gelifero” del ghiaccio, non ci aiuta a capire alcunché sul fenomeno della trasmissione del calore, né quale ne sia l’essenza. E perciò il de Fontenelle afferma che più principi attivi ad hoc ci mettiamo dentro, il fenomeno, e meno ne sappiamo su quel fenomeno.
"Teoria dei Vortici cartesiani; con delle riflessioni sulla Attrazione" di Bernard Le Bovier de Fontenelle, Parigi, 1752.
"Riflessioni sulla Teoria precedente" - “Parte V”.
«L’ATTRAZIONE, essendo presupposta (come entità esistente), quali ne saranno le leggi?
Io intendo bene che essa si regolerà sulle masse. Capisco anche che essa sarà regolata in base alle distanze. Un corpo avrà bisogno di una forza attrattiva, tanto più grande tanto più il corpo su cui esso dovrà agire sarà più lontano da esso, e, ciò che ne è una conseguenza, eserciterà tanto più la sua forza, quanto più questo secondo corpo sarà più vicino ad esso. Di là ne discenderà necessariamente che l’attrazione avverrà in ragione inversa della distanza, o, ciò che è lo stesso, sarà tanto più forte, quanto più la distanza (tra le due masse di materia) sarà più piccola: ma ne conseguirà anche che questa forza sarà infinita, quando la distanza sarà nulla, oppure che i due corpi si toccheranno; cosa che non sembra sostenibile. Si avrà allora tra due corpi che si toccheranno una coesione che nessuna forza finita potrà vincere: se due corpi andassero l’uno verso l’altro, sarebbe sempre tanto più difficile farli tornare indietro, quanto più essi si fossero avvicinati di più l’un l’altro, ecc., perché non si possono contare tutti gli inconvenienti che nascerebbero da questa regola, o legge dell’attrazione.
Essi gradirebbero essere avvolti e mascherati da diverse circostanze fisiche, non sarebbe possibile non riconoscerli, e che sovente non li si scopra; e come la legge dell’attrazione, secondo i Newtoniani, non è la semplice ragione inversa delle distanze, ma quella dei loro quadrati, tutti gli inconvenienti diventerebbero ancora più grandi e più marcati, la coesione di due corpi che li toccherebbero, più invincibile di qualsiasi forza finita (piuttosto che di valore infinito), ecc. Lo si riconoscerà facilmente per poco che si possa essere un Geometra.»
Verifichiamo quanto argomenta il de Fontenelle riguardo questa attrazione fatale, invincibile, tra due corpi posti ad una distanza minimale.
La forma scalare della legge di gravitazione universale è come noto: F = G x (m1 x m2) / r 2 (leggi: F con 2,1 uguale a G per il prodotto di m con 1 per m con 2 al numeratore, diviso r al quadrato al denominatore); dove: F21 è la forza esercitata dalla particella m1 sulla particella m2 (ed F12 viceversa); G è il valore della costante di gravitazione universale, pari a G = 6,6720 x 10 -11 m3 / Kg s 2 (leggi: G uguale a 6,6720 per 10 elevato alla meno 11 metricubi al numeratore, su chilogrammi per secondi al quadrato al denominatore); m1 e m2 sono le masse di due particelle poste a distanza reciproca r; infine F21 = F12 = F . E’ evidente che rimanendo invariate le masse, ad esempio assunte unitarie, per r tendente a zero, il valore di F diventa infinito: cioè: F = ( G x 1 x 1 ) / 0 = valore infinito. Si potrebbe obiettare che nella realtà i baricentri delle due masse saranno sempre reciprocamente ben distanti, in proporzione al conseguente volume delle masse stesse, cioè, che più decresce la distanza reciproca, più decrescono i valori delle due masse, per cui tale condizione limite supposta dal de Fontenelle non si raggiunge mai, e nemmeno ci si avvicina mai a tali valori spropositati di F. Ma non è vero, ecco qui un caso limite che porterebbe a quanto giustamente addotto dal de Fontenelle.
Diamo quindi il caso di 2 masse, sempre considerate unitarie per semplificare ulteriormente, date da due cilindri sottilissimi regolari di un materiale indeformabile e perfettamente omogeneo (ipotizziamo si tratti di uno scherzo della natura, rarissimo, ma possibile), posti nello spazio-vuoto newtoniano e einsteiniano, 2 cilindri identici e fini come un capello aventi quindi un diametro di qualche millesimo di millimetro, anzi, supponiamo di 1 millesimo di millimetro, ossia 1 / 1000 x 1000 metri = 0,000001 metri, e aggiungiamo che li avviciniamo l’un l’altro sempre di più finché non arrivano a toccarsi tra di loro, onde per cui i baricentri dei due fili cilindrici, perfettamente rettilinei, e “galleggianti” nello spazio vuoto, si troveranno reciprocamente ad una distanza di r = ( 0,000001 metri / 2 ) x 2 = 0,000001 metri; da cui si ricava:
F = 6,6720 x 10 -11 [m3 / Kg s2] x 1 [Kg] x 1 [Kg] : 0,000001 [m ] x 0,000001 [m ]
F = ( 6,6720 x 10 -11) : 10 -12 = 6,6720 : 10 -1
F = 66,72 Kg . m/s2
Questo risultato ci dice che nel caso estremo considerato delle due masse cilindriche sottilissime accostate l’un l’altra, la forza attrattiva, cioè la forza di gravità non è affatto così “irresistibile”; infatti per quanto il valore ricavato sia quasi 7 volte maggiore della forza di gravità alla superficie terrestre, non è di fatto un valore immenso.
Ma se invece di essere due cilindri esilissimi, fossero due lamine ideali perfette sottilissime? Facciamo conto che si tratti di un ennesimo scherzo della natura, con una possibilità ultraremota che si verifichi o che una qualche civiltà riesca a realizzare un oggetto, anzi, due oggetti “identici” siffatti, il che è ancora più improbabile.
Lasciamo invariato il valore unitario delle 2 masse, e portiamo invece la distanza reciproca dei baricentri delle 2 masse laminari sottilissime all’incredibile valore di 10 -15, sempre ammesso che sia possibile, poiché a furia di ridurre tale distanza la nostra civiltà progreditissima dovrà sfornare 2 oggetti identici dello spessore di un atomo dell’elemento omogeneo che costituisce lo stesso oggetto strano laminare! Quindi si ha:
F = ( 6,6720 x 10 -11) : ( 10 -15 x 10 -15)
F = ( 6,6720 x 10 -11) : ( 10 -30)
F = 6,6720 : 10 -19
F = 6,6720 19 Kg . m/s2
F = ca. 4 580 000 000 000 000 Kg . m/s2
Da cui si potrebbe dar immediatamente ragione al de Fontenelle sul paradosso insito nella legge di gravitazione universale, sennonché i newtoniani e post-newtoniani avrebbe subito qualche trucco da illusionista pronto all’uso, come direbbe il Todeschini, da tirar fuori dal loro magico cappello cilindrico, ed eccoli qua:
- allo stato attuale è impossibile realizzare un simile film di nano-particelle di spessore atomico, cioè di tali dimensioni conseguenti data la sua sottigliezza, e tanto più due oggetti identici;
- sarebbe praticamente impossibile allineare i due nano-film in perfetto parallelismo, perché, una volta posti nello spazio interplanetario, già solamente nell’avvicinarli l’un l’altro sempre di più, si farebbe sentire tale forza attrattiva immensa producendo miliardi di strappi, di fratture e lacerazioni nel materiale, dovuti al fatto che verrebbe spezzato da tale forza attrattiva immane il legame chimico tra i miliardi e miliardi di atomi costituenti i 2 nano-film;
- a livello atomico le leggi della fisica classica, come appunto la legge di gravitazione universale, non valgono più.
A queste obiezioni degli amanti dello spazio-vuoto, in parte legittime, replichiamo così :
- se nell’arco di pochi millenni l’umanità è riuscita ad arrivare a produrre degli oggetti microscopici quali quelli fatti di atomi, cioè di nano-particelle, nulla osta che tra qualche altro millennio non riesca a progredire tecnologicamente, e si spera anche spiritualmente, fino al punto di poter realizzare i nostri 2 scherzi della natura identici, cioè le 2 nano-lamine suddette;
- se a distanze dell’ordine di grandezza della distanza intermolecolare, la forza di gravitazione universale può assumere siffatti valori elevatissimi, non si capisce perché sarebbe stato necessario introdurre la Forza attrattiva di Coulomb a livello di fisica atomica, quando c’era già a disposizione la stessa Forza di gravitazione universale in grado di garantire la coesione tra le particelle atomiche;
- se a livello atomico le leggi della Fisica classica non valgono più, perché continuare ad aggettivare come “universale” la legge di gravitazione di Newton? Eliminiamo questo residuo dei secoli passati. Ma ciò è di rilevanza nulla, mentre il paradosso è sempre lo stesso: a quante leggi obbedisce contemporaneamente la povera disgraziata materia? E quando, si accende la luce intermittente verde che ci segnala che abbiamo superato la soglia dimensionale tra fisica classica e fisica atomica?
Contro-obiezione finale degli appassionati del vuoto assoluto e sue paradossali conseguenze:
- tale forza gravidica spropositata dà ragione del fatto che le 2 nano-lamine imploderebbero subitamente intorno al loro baricentro comune, accartocciandosi immediatamente sino a formare una palletta spaziale. E già, che di balle rotonde pare sia pieno l’universo a cominciare dai pianeti e dalle stelle! … fosse mai che si potrebbe addirittura formare in tale evenienza un minuscolo buco nero? E già, perché di buchi e orifizi ne è pieno il mondo! Ma se è vero che nell’occhio di un ciclone l’aria è in stato di relativa quiete, non si capisce perché al centro di una galassia si dovrebbe concentrare così tanta materia fino a partorire un famigerato “buco nero”, sviluppando così il “mostro nero” una forza gravidica che addirittura attira a sè luce corpuscolare!
I veneratori dello spazio-vuoto ormai danno tutto per certo: buchi neri, Big Bang, corde cosmiche, ecc. A parole dicono che si tratta di teorie, costruite su ipotesi, ma nei fatti: guai a parlar male le loro fantasie fantascientifiche! Ti scatenano subito una guerra santa massmediatica a colpi di santini di premi Nobel e comitati di esseri superiori in grado di stabilire chi abbia torto e chi ragione in qualsiasi disputa! Ovviamente hanno sempre ragione solo coloro che occupano le poltrone più comode, più costose e più pulite dalle lingue e dalle parole dei loro lacchè.
Purtroppo osservando la forma spiraliforme delle galassie qualcuno si è messo in testa che le stelle stiano convergendo verso il centro: ma perché non il contrario? E perché quello non può essere che una parte del percorso orbitale dei singoli innumerevoli ammassi locali di stelle intorno al centro della galassia? C’è qualche prova schiacciante che i gruppi locali di stelle stiano convergendo definitivamente verso il centro della galassia considerata? Ed anche ammettendo che sì, buona parte delle stelle vengano attratte fino al centro della galassia fino a schiantarsi, fondersi, ad unirsi con una sorta di immenso sole galattico, chi ci assicura che il suo interno non sia povero di materia? Cioè cavo?
Ipotesi per ipotesi, se si danno per buone teorie azzardate come quella dei buchi neri, non si capisce perché la teoria della Terra cava, o più in generale dei corpi celesti cavi , viene accolta dalla maggior parte degli scienziati come impossibile. Impossibile? Perché dovrebbe essere una cosa impossibile visto che nessuna sonda terrestre o extraplanetaria ha mai fatto una trivellazione oltre i 10 – 20 km sotto la superficie planetaria? Volare fino a qualche secolo fa pareva cosa impossibile, invece… Quante cose possibili si sono poi rivelate essere possibili? Dico: almeno un 1% - 2% di possibilità, gliele vogliamo dare all’ipotesi (a quanto mi risulta è poco più di un’ipotesi, più che una teoria ben definita) dei corpi celesti cavi? Perché invece per la teoria del Big Bang, la grande esplosione, le probabilità sembrano essere prossime al 99 - 100%, tanto ce lo sciorinano in tutti i modi nei giornali, nei libri, nelle scuole, in televisione, nei documentari?
Banalmente la teoria del Big Bang piace tanto ai cultori bombaroli della fisica delle alte energie perché giustifica quelle loro stesse ricerche che pretendono di svelare la struttura nascosta dell’Universo, la quale si rivelerebbe – chissà mai perché proprio in questo modo singolare -, nei primissimi istanti successivi ad una esplosione cosmica di proporzioni inimmaginabili. Più che altro in tutta questa storia sembra che, sotto sotto, ci sia il solito secondo fine di determinate particolari ricerche militari: trovare un’arma che disintegra una montagna come l’Everest in un istante. E’ la stessa cosa che si è verificata per la fissione nucleare a fini pacifici per uso civile: il primo fine, quello ufficiale, è sempre stato quello di produrre energia elettrica da una centrale atomica, mentre il secondo fine, è sempre stato quello di produrre abbastanza materiale radioattivo sintetico per poter alimentare l’industria nazionale delle bombe nucleari. E’ per questo motivo che per evitare la proliferazione delle armi atomiche a livello mondiale, il primo ostacolo da porre ad uno “stato canaglia” qualsiasi, è quello di impedirgli di realizzare macchinari al servizio delle apparentemente pacifiche centrali atomiche per la produzione di elettricità. E tutto questo è assurdo, perché, come molti si saranno resi conto, non è mai difficile riconvertire una tecnologia pacifica in una tecnologia altamente nociva. Ad esempio: gli aerei da trasporto civile riconvertiti già durante la Prima Guerra Mondiale in aerei militari. Lo stesso dicasi per i batiscafi e i sommergibili, oppure, andando a ritroso nel tempo, che dire della polvere da sparo utilizzata dagli antichi Cinesi per spettacoli pirotecnici, importata in Europa allo stesso fine e divenuta uno degli strumenti e mezzi di morte più micidiali di tutti i tempi? In realtà le ricerche scientifiche più avanzate si sono orientate sulla fisica delle alte energie solo sulla scorta degli esiti della Seconda Guerra Mondiale e della successiva corsa agli armamenti nucleari. Ma lasciamo fare ai militari il loro mestiere, e per concludere ritorniamo al nostro Bernard le Bouyer de Fontenelle.