"Teoria dei vortici cartesiani"

 

di Bernard de Fontenelle

 

SPAZIO-PIENO O SPAZIO-VUOTO? 

DUE COSMOLOGIE A CONFRONTO NEL SETTECENTO:

I VORTICI DI CARTESIO 

LA GRAVITAZIONE UNIVERSALE DI NEWTON.

 

Trascrizione, traduzione e commento di Michele Leonardi - pagina 4

 

 

Intestazione della "Teoria dei Vortici cartesiani, con delle riflessioni sull'attrazione newtoniana", di Bernard le Bovier de Fontenelle, edito a Parigi nel 1752; fonte: "Gallica", la Biblioteca digitale on-line della Bibliothèque nationale de France.

Continuiamo. sempre nella traduzione di alcuni passi della "Teoria dei Vortici Cartesiani" di Bernard de Fontenelle;  tratto dal Cap. 2, § 14:

 

« 14. Se si facesse riferimento alla massa o alla grandezza m del corpo circolanti (n.d.t., leggi: “orbitanti circolarmente”), bisognerebbe porre (m x u 2) : r (n.d.t., leggi: “m per u al quadrato al numeratore, diviso r al denominatore”); cosa che è necessaria, quando si comparano le forze centrifughe di due corpi ineguali (n.d.t., vale a dire: “aventi differente massa”)

 

« 15. Se le velocità di due corpi uguali circolanti (n.d.t.: orbitanti) sono ineguali, e i cerchi (e le orbite) che essi descrivono, uguali, quello fra i due che ha la maggiore velocità, ha (anche) la maggiore forza centrifuga, e di tanto più grande quanto il quadrato di questa velocità è più grande di quello dell’altro.»

 

« 16. Se i due corpi hanno delle velocità uguali, quello che descrive il cerchio più piccolo ha una forza centrifuga maggiore.»

 

« 17. La forza centrifuga non può mai divenire infinitamente grande, perché in tal caso sarebbe necessario che il cerchio divenisse infinitamente piccolo, nel qual caso non sarebbe più un cerchio, e non potrebbe più essere percorso.»

 

« 18. La forza centrifuga può diventare infinitamente piccola, anche quando lo divenga (parimenti infinitamente piccola) la velocità; perché essa dipende, non dalla velocità, ma dal quadrato di questa velocità. Ora, si sa dalla Teoria dell’Infinito (n.d.t.: il de Fontenelle si riferisce evidentemente all’analisi matematica infinitesimale), che il quadrato di una grandezza decrescente può diventare (un valore) infinitamente piccolo, prima che la stessa grandezza lo divenga; ciò fa sì che la forza centrifuga possa cessare (estinguersi, annullarsi), qualsiasi velocità minima apprezzabile resti ancora, … omissis … (n.d.t.: qui in realtà ci sarebbe dell’altro testo, cioè almeno un’altra frase su tre righe e mezza, ma risulta cancellato e illegibile; forse si tratta di un ripensamento del de Fontenelle con cancellazione ordinata al tipografo dopo che aveva già stampato la pagina in numerose copie; nemmeno si tratta di una sovraimpressione di inchiostro dalla pagina precedente o da quella susseguente: i caratteri non coincidono)

 

 

"Teoria dei Vortici cartesiani; con delle riflessioni sulla Attrazione"

di Bernard Le Bouyer (o "Le Bovier") de Fontenelle, Parigi, 1752.

“Cap. 3 – Sulla circolazione dei Solidi e dei Fluidi”

 

« 19.  Sia un corpo sferico, solido, e che ruota sul suo centro: gli si attribuisce necessariamente un cerchio per il maggiore movimento, cioè un Equatore, sulle cui facce opposte stanno dei cerchi, che gli sono paralleli e sempre decrescenti, sino a divenire infine due punti che sono i due poli. Ciascuno dei Paralleli ruota intono al suo centro “immobile”, e la linea retta formata da tutti questi centri (dei Paralleli) è “immobile”, ed è l’asse del movimento (sferico rotazionale). La necessità di queste idee deriva dal fatto che la Sfera è solida; per conseguenza, tutte le parti sono legate, non possono muoversi che tutte insieme, e secondo la stessa direzione.»

 

« 20. Ciononostante si concepisce anche che se un punto qualsiasi della superficie sferica venisse subitamente a distaccarsi dal tutto del corpo della Sfera, esso continuerebbe a essere in movimento come lo era in precedenza, e che descriverebbe (seguirebbe) la linea retta tangente al cerchio nel punto ove esso si trovava quando si è distaccato. Ora, tutto ciò è l’effetto di una forza centrifuga; dunque ve ne era una prima di distaccarsi, e di conseguenza (ciò vale anche per) tutti gli altri punti della Sfera (solida)

 

« 21.  Poiché l’Equatore e tutti i Paralleli decrescenti non fanno la loro rivoluzione che nel medesimo tempo, la velocità (angolare? O forse si riferisce a quella tangenziale istantanea in un determinato punto del cerchio equatoriale?) dell’Equatore, il cui raggio è R, sarà (uguale a) quella di un Parallelo qualsiasi, il cui raggio sarà r : : R . r ; (n.d.t.: qui non si capisce bene cosa abbia inteso il de Fontenelle; forse lo capiremo più avanti) e se si distaccano, dalla superficie della Sfera, due punti, l’uno all’Equatore, e l’altro posto su di un Parallelo, e che essi percorrono tutti e due le loro tangenti (rispetto alla posizione, al punto di distacco), il primo avrà la velocità R, il secondo la velocità r : quindi la velocità centrifuga essendo (u 2 : r) [ndt-nota del traduttore, leggi: “u alla seconda, su r”] (13), quella del primo, prima che si distaccasse, sarà (R 2 : R) = R "grande(n.d.t.: leggi: “R al  quadrato diviso R, uguale a R grande”; si tratta infatti di una lettera R maiuscola ancor più grande delle prime due; certamente, la ripetizione della stessa lettera in tale espressione simbolica, crea solo confusione; tuttavia proseguiamo oltre con la traduzione, poiché ci interessa più il ragionamento generale del de Fontenelle, che i dettagli, almeno per il momento) , e quella del secondo r; le forze centrifughe di questi due punti saranno uguali alle velocità che essi hanno ciascuno nella loro circolazione.»

 

« 22. Le forze centrifughe decrescono a partire dall’Equatore da una parte e dall’altra fino ad arrivare ai Poli, e là, esse diventano infinitamente piccole.»

 

« 23. Veniamo adesso alla circolazione dei fluidi, che merita la nostra principale attenzione, poiché tutto il nostro Vortice Solare non è che quasi interamente che un grande fluido (6).

Posti come siamo sulla Terra, la quale ha certamente una rivoluzione solida di ventiquattr’ore, e di conseguenza un Equatore e dei Poli, ecc., decisamente reali, abbiamo osservato in quali punti del Cielo stellato corrispondono questo Equatore e questi Poli, da cui ne abbiamo dedotto che fossero celesti; e per portare a termine la corrispondenza del celeste con il terrestre, abbiamo immaginato che il Turbine Solare intero avesse la medesima circolazione che quella della Terra. L’idea era naturalissima, ma a riguardo si possono fare numerose riflessioni.»

 

Ricordiamo, anche se non ce n’è bisogno per chi conosce la Teoria delle Apparenze dell’Ing. Marco Todeschini, che appunto la T.d.A. riconferma tale ipotesi, oltre ad andare ben oltre, potendo così finalmente dimostrare in modo inoppugnabile la fondatezza di tale intuizione dei Cartesiani, riguardo i Vortici Sferici di un fluido eterico esilissimo, in perenne movimento, e permeante, o meglio coincidente con lo stesso intero spazio infinito, che è il todeschiniano spazio fluidodinamico ponderale incompressibile.

Ma proseguiamo nella traduzione di questi significativi passi della Teoria dei Vortici cartesiani secondo Bernard de Fontenelle. Qualcuno potrà pensare: ma il traduttore non ha di meglio da fare? Risponderò dicendo che sto sacrificando qualche ora serale di telegiornali-mantra e tv-spazzatura ornamento della pubblicità-regresso, e qualche fine settimana non sprecato a fare file ovunque: in automobile, al cinema, al mare, in montagna, al ristorante, allo stadio, code da panem et circenses, insomma.

 

« 24. Se ci fossero degli osservatori negli altri Pianeti, che hanno la stessa circolazione (rotazione su di un asse baricentrico) della Terra, essi ragionerebbero come noi, e in ciascun Pianeta (del sistema solare) si assegnerebbe al Cielo (alla volta celeste) un Equatore e dei Poli, e tutto ciò che ne discenderebbe, in modo differentissimo da ciò che si stabilisce qui (sulla Terra). (Allora) Ci si sbaglierebbe in tutti i Pianeti. Dunque l’Equatore e i Poli che noi assegniamo al Cielo (alla volta celeste) o al nostro Vortice Solare, non sono che delle apparenze che non sono (tali, verosimili, valide) che per noi; e tutto ciò che si troverà fondato su tale presupposto, lo sarà abbastanza poco.»

 

« 25. Si capisce bene perché nella circolazione (rotorivoluzione) di un solido, tutti gli strati circolari che lo compongono si muovono parallelamente all’Equatore: è a causa del collegamento delle parti.

Ma nella circolazione di un fluido, dove questo legame non ha luogo, perché (vi è ugualmente) questo parallelismo?

E’ un movimento singolare, unico entro un’infinità di altri possibili, più convenienti per la maggior parte ad un fluido agitatissimo; un movimento (quello rotazionale sferico centromosso) che per sé stesso si mantiene difficilmente (perdura nel tempo).

In cosa si troverà il principio che determina tutta la successione dei centri dei Paralleli ad essere una linea costantemente “immobile” in uno stesso fluido in mezzo al quale essa si trova?»

Fermiamoci su questo punto importante. Noi, in seguito alla conoscenza della T.d.A. dell’Ing. Marco Todeschini, possiamo ben capire quali siano le ipotesi che il de Fontenelle pone alla base della sua Teoria dei Vortici cartesiani per spiegare la meccanica celeste.

In particolare, è stupefacente come, sebbene il de Fontenelle, e i suoi contemporanei, non potesse affatto aver prova sperimentale che pianeti come Giove o Saturno fossero gassosi, come almeno in prima approssimazione noi ora sappiamo in seguito alle esplorazioni spaziali satellitari, è stupefacente come già allora, fin da subito il de Fontenelle si ponesse la domanda per nulla scontata: se un corpo celeste sferico ruota su se stesso lungo un asse baricentrico, o quasi, si può concepire che tutte le sue parti ruotino contemporaneamente circolarmente, con la stessa velocità angolare, diremmo noi oggi, solamente se esso è un corpo solido, poiché infatti in un corpo solido, ciascuna porzione di essa è legata, solidale l’una con l’altra; ma se invece tale corpo celeste fosse fluido, in base a quale principio tutte le sue parti, affatto solidali l’una con l’altra, dovrebbero mai rotorivoluire introno ad un asse di rotazione? E perché no, invece, non dovrebbero verificarsi altri moti turbolenti non regolari, piuttosto che un moto angolare di tutta la sfera fluida e di tutte le sue porzioni fluide contemporaneamente, cioè sincronizzate?

E’ la stessa domanda che poniamo all’astrofisica contemporanea basata sul presupposto dello “spazio-vuoto”: perché, ad eccezione di turbolenze locali di minor dimensione, vediamo prevalere su un gigante come Giove (stella mancata, dice qualcuno, tant’è enorme), movimenti dei suoi gas atmosferici sincronizzati con un moto generale di tipo rotazionale intorno ad un proprio asse baricentrico (o quasi che sia, tenuto conto anche delle masse dei suoi satelliti, ecc.) ? Perché gli stessi astronomi moderni ci dicono che un pianeta come Giove ruota intorno ad un proprio asse? Non potrebbe non ruotare per nulla? Perché mai deve ruotare?

Tuttavia l’astrofisica moderna ci dice: i pianeti ruotano su se stessi perché nel passato hanno ricevuto una serie di urti da altre masse, minori, da essi attratte e poi inglobate, cosa che ne ha determinato uno spin, la loro rotazione, destinata per altro prima o poi ad estinguersi trattandosi per il pianeta e i suoi satelliti, di un sistema dissipativo. Ma guarda quante coincidenze, pianeta dopo pianeta! Altro che ipotesi di base del de Fontenelle nel lontano Settecento, noi oggi azzardiamo ipotesi molto più ardite, almeno con l’astronomia ufficiale!

Ed ecco qui tre semplici argute domande che pone il sagace Sig. Alfonso Bità in questi giorni su di un sito internet:

“Perché la Terra gira?

  Perché non si ferma mai?

  Perché gira in senso antiorario?”

Il Sig. Bità offre (correva l’anno 2014 d.C.) un premio in denaro a chi sarà in grado di dare una risposta semplice a queste tre domande, risposta che dovrà risultare comprensibile ad un giovane quattordicenne.

Bene, poiché dopo mesi e mesi, a parte spregevoli ignominiosi insulti indirizzati al Todeschini e alla sua Teoria delle Apparenze, ed un timido accenno, da parte di un uomo decisamente coraggioso, alla Teoria dei Vortici cartesiani, non è ancora arrivata nessuna risposta seria ed esauriente, se non quella giunta in extremis dall’Aldilà da parte dei redivivi Monsieur René Descartes e Sir Isaac Newton, ovvero di qualcuno che si è preso la briga di rispondere a tali domande in termini di “spazio-pieno”.

Notare poi come al giorno d’oggi non c’è nemmeno bisogno di scomodare la Santa Inquisizione, come avveniva un tempo, per zittire le voci fuori dal coro; i più sono talmente ben addestrati e convinti, che riguardo le verità relative scientifiche danno tutto per scontato quasi si trattasse di dogmi religiosi. Anzi, vanno oltre: come degli indemoniati fondamentalisti partono subito con la denigrazione e il vituperio dello scienziato eretico, piuttosto che controbattere con argomentazioni civili. Mai il minimo dubbio li assale. Almeno dicessero: è molto probabile che stai dicendo una cosa non vera, perché la scienza moderna spiega quasi tutto ed è praticamente perfetta. Ma quello che è più osceno e disgustoso è che nemmeno si peritano di ascoltare o indagare che cosa mai abbia detto il cosiddetto eretico !

E sono frequentemente quelle stesse persone, guarda caso, che si riempiono la bocca di parole come: democrazia, libertà, tolleranza. E’ per questo motivo che il XXI Secolo passerà alla storia come il Secolo della Superficialità. Nessuno ha un minuto in più da perdere ad ascoltare l’altro, figuriamoci poi rimettere in discussione le proprie statuarie decennali credenze: giammai! Spari un insulto, denigri, fai finta di essere un paladino della disinteressata ricerca scientifica, e così il bene trionfa finalmente (sob!) sul male. Fosse vero, ci metterei la firma, ma visti certi flussi di denaro ed interessi precostituiti volti alla conservazione dello status quo di comode poltrone ritratte in un interno, cattedre e scrivanie da intiepidire con il proprio calore umano, una buona dose di contro-scetticismo nei confronti di certa scienza-marcia dogmatica contemporanea, non guasta mai.

 

Tra l’altro, sempre in questi giorni, ho scoperto che un altro scienziato e ricercatore come lo fu il Todeschini (prudenza vorrebbe che costoro si definissero “studiosi” per non urtare la suscettibilità dei vari disinformatori di turno, ma a Noi interessa solo la ricerca della verità, e ce ne infischiamo delle tediose polemiche dei parolai), è arrivato a conclusioni convergenti con quelle dell’Ing. Todeschini, di cui se ne dà solo un cenno.

Si tratta del Dott. Arch. Mario Ludovico, architetto, pianificatore, analista di economia urbana e regionale, teorico dei sistemi complessi, saggista, ed in particolare, come traiamo dal sommario del suo libro “Vuoto, Vortici e Gravitazione” (l’edizione originale è attualmente in lingua inglese e reperibile gratuitamente sul suo sito internet personale www.mario-ludovico.com), il Dott. Ludovico negli anni Sessanta è stato membro del Centre Européen pour les Recherches sur la Gravitation (CERG), presso il quale egli ha pubblicato i suoi lavori iniziali su vortici e gravitazione, muovendo dall’ipotesi che vede lo spazio fisico come un continuum fluido, essenza cosmica fondamentale. Nel 2004 ha pubblica la prima edizione di “Vacuum and Gravitation”, che attualmente è la seguente: “Vacuum, Vortices and Gravitation”, dell'Arch. Mario Ludovico, prima Edizione, Bracciano-Roma, Italia, 2004; EU-ART&SCIENCE, Poznań, Polonia, successive edizioni del 2006-2008-2009-2010, composto di tre parti così intitolate:

“Parte I – Vuoto e materia: miti che collassano”,

“Parte II – Il “vuoto” come spazio fluido”,

“Parte III – Vortici: tentativi di quantificazione”, nonché di tre appendici:

“Cuore e nucleo di un vortice gravitazionale - C’è una viscosità del plenum?”,

“La legge di Hubble ed il Big-Bang”,

“Obiezioni ai fondamenti della Relatività speciale”.

 

Ritornando al de Fontenelle, ma ripromettendoci di approfondire in seguito le ricerche del Ludovico:

 

« 26.  E’ certo che i nostri sei Pianeti (quelli fino ad allora conosciuti, nel Settecento, ovviamente) non entro cerchi paralleli all’Equatore, e di conseguenza fra di essi, ma entro dei cerchi che si intersecano tutti, aventi per centro il Sole, e che sono ciò che si chiamano grandi cerchi della Sfera, essendo il Vortice supposto sferico, come tale lo è (supposto) qui. …»

 

Come si vedrà nei brani successivi del libro di Bernerd de Fontenelle, non solo i vortici cartesiani sono supposti sferici, ma anche composti di più strati concentrici in rotazione attorno ad un centro comune. Quindi, come vedremo, anche se non definita in modo esatto come invece lo è nella T.d.A. del Nostro, la struttura del vortice cartesiano è: sferica, sempre dinamica, ed è quella “a cipolla” dei campi rotanti centromossi Todeschini, sebbene il Todeschini sia arrivato a traguardi e scoperte rivoluzionarie impensabili per i Cartesiani, e che avrebbero fatto immensamente felice lo stesso Newton. Vedremo altresì in seguito che il vortice è generato, secondo il de Fontenelle e i Cartesiani, dal movimento di una sostanza invisibile, esilissima, eterea, che sfugge alla percezione dei nostri limitati sensi. Ma Bernard de Fontenelle questo lo ha già detto, implicitamente, fin dall’inizio (cap. 1, § 1): « 1. Io suppongo il Pieno assoluto.».

 

« … Ora, come si potrà mai concepire che questi sei grandi cerchi possano avere una circolazione così differente da quella di tutti questi Paralleli in cui si forma il Vortice? Questi sono in numero infinito, e gli altri non sono che sei (Pianeti), che dovrebbero infine, o piuttosto molto velocemente, conformarsi ai più forti, e seguirne il movimento. Ancora, se non se ne avessero che uno o due (sempre di Pianeti), o, pure se i sei Pianeti fossero vicinissimi l’un l’altro, si potrebbe credere, seppure con una certa approssimazione, che essi si difenderebbero contro l’imperfezione generale del Vortice, formando una Zona molto ristretta, che avrebbe d’altronde qualche disposizione particolare che ci si dovrebbe sforzare per immaginarla. Ma tutto al contrario, i sei grandi cerchi sono ripartiti in tutta l’estensione conosciuta del Vortice (solare), poiché il primo è quello di Mercurio, e l’ultimo quello di Saturno.

Si può credere che essi rendono una testimonianza incontestabile della maniera in cui si può avere una circolazione di un Vortice, e che noi non abbiamo altra testimonianza, nemmeno la più debole (argomentazione), in favore di altre (forme di) circolazioni.»

 

Giustamente il de Fontenelle osserva che il fatto che i pianeti siano ben distanziati l’uno dall’altro è l’indizio di una qualche forma di regolarità del moto del vortice sferico solare.

« 27. Ecco quale dovrebbe essere la nuova circolazione. Immaginiamo una superficie sferica formata da un’infinità di cerchi uguali, aventi tutti lo stesso centro; io chiamo ciò uno Strato. Che un altro strato di cerchi uguali fra di loro, ma più grandi o più piccoli di quelli del primo strato, ma aventi tutti lo stesso centro di quello del primo strato, avvolga immediatamente dopo il primo strato, o ne sia avvolto, e sempre così di seguito: è evidente che ecco qui formata un’intera Sfera. Come si trattasse qui di una circolazione fluida, bisogna concepire che questa Sfera sia racchiusa in qualche specie di involucro, o infine contenuta ai suoi limiti da qualunque causa questa sia. Nulla impedisce che tutti i cerchi che formeranno uno Strato qualsiasi della Sfera non si muovano tutti insieme con la stessa velocità, e secondo la stessa direzione. Quanto a quelli dello strato immediatamente superiore o inferiore, è ben chiaro che essi possono muoversi tutti insieme secondo la stessa direzione dei primi: ma quale sarà la loro velocità? Se essi circolano nello stesso tempo dei primi, ciò che sarà una grande e perfetta uniformità, essi avranno maggiore o minore velocità dei primi, poiché essi percorrono nello stesso tempo dei più grandi o dei più piccoli spazi. Al di fuori di questo caso dello stesso tempo, sembra che per tutte le altre diverse velocità l’attrito sia da temere, ma esso lo era ugualmente nell’altro tipo di circolazione, e nel fondo il fluido può essere composto di parti così sottili e così poco legate tra di loro, e d’altra parte la differenza di velocità di cui si tratta qui forse così piccola, che l’inconveniente dell’attrito scomparirà: lo si vedrà ancor meglio in seguito. Eccone abbastanza per credere almeno possibile la circolazione che ho appena descritto, e che chiamerò sempre Fluida, perché essa non può che convenire ai fluidi, se essa esiste; l’altra (quella solida e "solidale”) esistendo certamente nei solidi.»

 

Commento: se il de Fontenelle avesse integrato nel suo libro qualche semplice disegno, forse sarebbe stato più facile comprendere cosa Egli intendeva per circolazione, strato, velocità all’interno di ciascun strato circolare, ecc.

Purtuttavia noi, grazie alla Teoria delle Apparenze, possiamo immediatamente capire la perfetta corrispondenza tra i suoi ragionamenti e le proprietà meccaniche del campo rotante Todeschini.

 

Premesso che il Todeschini non ne ha mai fatto mistero, sia della sua grandissima ammirazione nei confronti di Cartesio, sia di averne studiato a fondo tutte le teorie, come anche peraltro quelle del Newton, nonché di aver ripercorso tutta la storia del pensiero umano a noi noto fino ai nostri giorni nei campi, non solo delle scienze, ma anche della filosofia e della teologia, e che lo stesso Marco Todeschini ha fatto ciò, come egli ha scritto, per capire meglio il senso delle sue prime rivoluzionarie scoperte (una tra tutte: gli esperimenti con il suo genegravimetro, presso i laboratori di ricerca del Centro Studi ed Esperienze del Genio Militare da egli condotti nei primi decenni del Novecento), nonché per quale motivo la scienza accademica contemporanea sia arrivata a concezioni che non spiegano più il meccanismo di funzionamento di determinati fenomeni, bensì si limitano ad una laconica descrizione probabilistica ed approssimativa (per quanto ciò produca all’atto pratico risultati di grandissima precisione, prova ne siano le conquiste tecnologiche dall’Ottocento in poi, si tratta pur sempre di un’approssimazione, quando non sai il perché di un fenomeno, dal momento che ti sfugge la catena causale degli eventi del processo stesso) dei vari fenomeni della realtà fisica, lasciando inindagati tutta una serie di “misteri” (la "misteriosa" forza di gravità, la "misteriosa" forza di Coulomb, tutta una serie di forze che agiscono in modo misterioso, secondo una precisa dinamica a noi ignota); tutto ciò premesso, elenchiamo i punti in comune tra la Teoria dei Vortici Cartesiana esposta dal Bernard de Fontenelle e la Teoria delle Apparenze, in particolare la sola Spazio-dinamica, di Marco Todeschini:

 

1) La corrispondenza tra l’ipotesi di base del de Fontenelle e del Todeschini è perfetta: entrambi ipotizzano lo spazio come un continuum pieno, e non già come vacuum, vuoto assoluto, come vorrebbero i newtoniani e gli einsteiniani.

 

2) Il pieno assoluto è per il de Fontenelle, come vedremo oltre, una sostanza esilissima, eterea, e lo stesso vale per l’Ing. Todeschini che lo definisce come “spazio fluidodinamico ponderale incompressibile”, e sempre come sostanza esilissima, con una densità 9 x 10 elevato alla 20, volte inferiore a quella dell’acqua (vedi pgg. 356-357 della "Psicobiofisica", formula (9) del capitolo VIII); tra i suoi scritti si trova anche il perché di quest’affermazione, a prima vista arbitraria, mentre per adesso diciamo che per quanto sia una sostanza esilissima, cioè composta di elementi infinitesimali, questi ultimi hanno un valore diverso da zero, ovvero hanno un’estensione, di qui l’aggettivazione di “ponderale”.

 

3) Entrambi ritengono necessario che “lo spazio-pieno” sia anche dinamico, ovvero incessantemente in movimento.

 

4) Entrambi ritengono necessario che “lo spazio-pieno” sia anche esteso all’infinito; data questa ipotesi ed unitamente a quella del suo dinamismo e della sua incompressibilità, ne discende che si ha la conservazione per l’eternità della quantità di moto dello spazio-pieno, sorta di gelatina perennemente in movimento traslatorio, rotatorio, oscillatorio. In altre parole nell’universo non avvengono altro che soli urti: urti delle correnti di spazio-pieno contro la materia, e urti tra la materia stessa (che poi in ultima analisi altro non è a livello atomico che spazio fluidodinamico in rapidissima rotorivoluzione; un piccolo sistema solare in miniatura che ruota su se stesso, ma alla velocità della luce).

 

5) Perfetta è anche la corrispondenza tra i due modelli, l’uno cartesiano e l’altro todeschiniano, dei Turbini, o Vortici che dir si voglia, di spazio-pieno defontenelliano o spazio-fluido todeschiniano: il “Vortice Sferico Cartesiano” è equipollente al “Campo rotante Todeschini”, altrimenti definito, dallo stesso Todeschini, “Campo rotante sferico centromosso di spazio fluido”.

 

6) I cerchi e la circolazione di cui parla il de Fontenelle in relazione al Vortice cartesiano sferico fluido, altro non sono che le sezioni normali all’asse di rotorivoluzione del medesimo Vortice sferico fluido, e la circolazione altro non è che quella della singola falda, strato concentrico di forma geometrica sferica e cava, con una perfetta corrispondenza con la struttura “a cipolla” del Campo rotante Todeschini.

 

7) Quando il de Fontenelle parla di Strato – Couche in francese -, non sta parlando che delle singole falde di spazio fluido rotorivoluente della struttura “a cipolla” – ma in movimento giroscopico -, del Campo rotante Todeschini.

E qui però la corrispondenza è solo concettuale, dal momento che il Todeschini è riuscito a precisare tale modello dimostrando che lo spessore delle successive falde è costante, che la velocità rotazionale di ciascuna falda-sfera concava concentrica di spazio-fluido è sì costante all’interno di essa e di ciascuna di esse, ma decresce dal centro alla periferia per attrito tra i vari strati di spazio fluido concentrici fino ad estinguersi nella cosiddetta falda di sponda, nonché moltissime altre scoperte rivoluzionarie ancora, procedendo con metodo infallibile cartesiano dal noto all’ignoto, non dando mai nulla per scontato, nemmeno ciò che a prima vista sembrerebbe ovvio.

 

Grazie a Marco Todeschini ora noi siamo certi che la corrente di spazio fluido penetra (come i ben più grossi neutrini) continuamente negli interstizi della materia, investe il reticolo cristallino delle molecole, ma tale corrente eterea urta in realtà dei vortici, che poi altro non sono che minuscoli campi rotanti Todeschini (atomi) ed aggregati di questi (molecole), cioè “vortici in miniatura”, come prosa lo stesso Marco Todeschini nella sua Teoria delle Apparenze: incipit del Capitolo IV – “Fisica atomica e chimica spazio-dinamiche”):

 

     “Progenie d’alchimisti

      invan con filtri e storte

      sugli atomi non visti

      tentarono la sorte!

      Ma qui l’idea è sicura:

      Son gorghi in miniatura!”

 

La struttura dinamica - nonché nascosta, non percepibile dai nostri limitati sensi -, dell’Universo infinito todeschiniano è autosomigliante.

E non già per capriccio o una voglia dello scienziato, bensì perché nell’Universo fisico il Todeschini ha dimostrato una volta per tutte che la legge fisica, a meno di un miracolo, è veramente uguale per tutti e, soprattutto, a tutte le scale è sempre la stessa!

 

Pensare alla fisica moderna che tuttora brancola nel buio elaborando differenti leggi da applicare sempre alla stessa medesima materia a seconda della scala fisica considerata, materia che, poveretta, se desse retta a così tante leggi e leggine finirebbe per incrociare le braccia! … poiché non si può obbedire a due padroni, figuriamoci a più d’uno! Come mai a nessuno è mai venuto il minimo dubbio che ci sia un errore madornale di fondo, nell’affermare sfacciatamente che una stessa porzione di materia possa avere differenti comportamenti nel medesimo istante di tempo! Cioè seguire contemporaneamente le leggi della fisica classica, quelle dell’elettrodinamica quantistica, quelle della relatività, e chi più ne ha, più ne metta, a seconda della … scala fisica considerata! L’errore di capitale presunzione si chiama: “spazio-vuoto”. Pare non ci sia più verso di liberarsene da Einstein, e le sue considerazioni sull’esperimento di Michelson, in poi.

 

E perché, chi fra di Noi si è mai bevuto veramente la storiella del dualismo onda-particella? Un gioco di parole: quando gli conviene è un’onda, poi quando non gli conviene più diventa una particella. Ma poiché Noi Amici del Circolo di Marco Todeschini non vogliamo far diventare schizofreniche le nostre cellule neuronali, lasciamo i più a trastullarsi con le onde-particelle, diavoletti di Maxwell e con la Teoria della Relatività, e – se ci dobbiamo davvero bere qualcosa -, “ci beviamo” qualcosa di sano, come appunto “la nutriente” T.d.A.

 

Prosegue Bernard de Fontenelle:

 

« 28. Che il nostro Vortice Solare sia formato dalla circolazione solidale, è certo secondo la formula ( m x u 2 ) : r [leggi: m per u alla seconda al numeratore, diviso r al denominatore] ( 14 ) , perché qui è necessario avere riguardo alle grandezze m che sono i piani circolari paralleli, si avrà per le espressioni delle forze centrifughe di due piani ineguali ( R 2 x R 2 ) : R = R 3 [leggi: R alla seconda per R alla seconda, diviso R, uguale ad R al cubo], ed R 3  [leggi: R al cubo], poiché i piani stanno tra loro come i quadrati dei raggi, e le velocità come questi raggi ( 21 ).

Ora, essendo la successione dei numeri cubici crescente, ed anzi, rapidamente crescente, ne consegue che la forza centrifuga del più piccolo piano circolare che si sarà determinato, è 1, quella del secondo è 8, del terzo 27, ecc., cosa che spinta sino alla fine del (campo) del vortice, costituirà una diseguaglianza immensa. E’ impossibile che vi sia mai un equilibrio tra R 3 [ R al cubo], ed r 3 [ r al cubo], e conseguentemente le forze centrifughe agiranno perpetuamente senza distruggersi (annullarsi) l’un l’altra, e senza poter accordarsi (sincronizzarsi), e (così) il Vortice diverrebbe un caos.»

 

« 29. Nella circolazione fluida abbiamo ugualmente ( m x u 2 ) : r [leggi: m per u alla seconda al numeratore, diviso r al denominatore], e le m sono qui come nell’altra delle r 2 [leggi: r alla seconda], perché le grandezze degli strati sferici stanno nel rapporto dei quadrati dei loro raggi, così come i piani circolari paralleli. Dunque si ha r x u 2 [leggi: r per u alla seconda], ma noi qui non conosciamo ancora affatto le velocità u.

Io chiamo v, la velocità dello strato che ha R per raggio; e u, quella dell’altro che ha (per raggio) r. Le due forze diversamente composte saranno dei R v 2, e r u 2 [leggi: R per v alla seconda, e r per u alla seconda]. Ora, io vedo che se si suppone R v 2 = r u 2 [leggi: R per v alla seconda uguale a r per u alla seconda], si avrà R, r : : u 2, v 2 [n.d.t.: simbolismo matematico forse desueto non meglio identificato, probabilmente si legge così: R sta ad r come u alla seconda sta a v alla seconda]. Dunque ci sarà equilibrio tra queste due forze qualsiasi, e di conseguenza tra quelle di tutti gli strati dei Vortici, ammesso che questa preposizione sia possibile attualmente, ora però è ben chiaro che lo è.»

 

« 30. E’ ciascuno strato preso per intero, in cui la forza centrifuga è uguale a quella di un altro strato qualsiasi preso anche questo per intero; ma non è escluso che la forza centrifuga d’un punto qualsiasi di uno strato sia uguale a quella di un punto di un altro (strato) qualunque. E’ facile vedere che le forze centrifughe, essendo allora secondo la formulazione del paragrafo precedente v 2 : R [leggi: v alla seconda diviso R] per la forza del punto appartenente allo strato più grande, e u 2 : r [leggi: u alla seconda diviso r] per quella dell’altro, e di conseguenza essendo tra di loro : : r. R. [n.d.t.: forse si legge così: “esiste un fattore di  proporzionalità tra r ed R”] esse non possono mai essere uguali. Ma è vero che questo equilibrio sarà quantomeno inutile: perché, non è sufficiente che alcuno strato intero (ricordiamo, per tutto quanto sopra abbiamo potuto apprendere, che il de Fontenelle quando parla di “strato intero”, si riferisce ad un intero strato calotta sferica di fluido esilissimo – cioè di densità infinitesimale – in rotazione ad  un asse proprio assante per il centro della serie di strati sferici) non possa essere spostato da un altro? Infine, è assolutamente indubitabile che la circolazione solida non ammetta alcun equilibrio, e che la (circolazione) fluida ne produca uno; ciò che gli dà già un vantaggio infinito sull’altra.»

 

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ACKNOWLEDGMENTS

Even the longest journey begins with a first step! Systemic Habitats is on line since the 18th of May 2012. This website was created to publish online my ebook "Towards another habitat" on the contemporary architecture and urbanism. Later many other contents were added. For their direct or indirect contribution to its realisation strarting from 2012, we would like to thank: Roberto Vacca, Marco Pizzuti, Fiorenzo and Raffaella Zampieri, Antonella Todeschini, All the Amici di Marco Todeschini, Ecaterina Bagrin, Stefania Ciocchetti, Marcello Leonardi, Joseph Davidovits, Frédéric Davidovits, Rossella Sinisi, Pasquale Cascella, Carlo Cesana, Filippo Schiavetti Arcangeli, Laura Pane, Antonio Montemiglio, Patrizia Piras, Bruno Nicola Rapisarda, Ruberto Ruberti, Marco Cicconcelli, Ezio Prato, Sveva Labriola, Rosario Francalanza, Giacinto Sabellotti, All the Amici di Gigi, Ruth and Ricky Meghiddo, Natalie Edwards, Rafael Schmitd, Nicola Romano, Sergio Bianchi, Cesare Rocchi, Henri Bertand, Philippe Salgarolo, Paolo Piva detto il Pivapao, Norbert Trenkle, Gaetano Giuseppe Magro, Carlo Blangiforti, Mario Ludovico, Riccardo Viola, Giulio Peruzzi, Ahmed Elgazzar, and last but not least Warren Teitz.  M.L.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

         

 

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